Altro che “modello Italia”. Ora la Harvard Business Review, la rivista scientifica dell’omonimo ateneo statunitense, mette in guardia i politici europei ed americani e gli chiede di guardare al nostro Paese per capire quali sono gli errori da non commettere nell’affrontare l’emergenza coronavirus.
Ed eccole le pecche del sistema italiano: sottovalutazione del rischio, frammentazione delle misure e delle risposte alla crisi. "Sfortuna" a parte, gli analisti di Harvard rimproverano al governo italiano di aver preso inizialmente sottogamba l’epidemia che sarebbe esplosa di lì a poco investendo il Paese come uno tsunami. Nonostante ci fosse l’esperienza cinese ad indicare la strada da percorrere, sottolineano gli esperti, c’è stato un "fallimento sistematico di assorbire ed agire sulla base delle informazioni esistenti in modo rapido ed efficace".
I rischi sottovalutati
Il meccanismo psicologico che è scattato lo scorso febbraio, secondo gli analisti, è stato quello di cogliere soltanto le informazioni "che confermano il nostro modo di vedere le cose o le nostre ipotesi iniziali". Insomma, le campagne pubbliche per dire no al razzismo, gli aperitivi, "Milano non si ferma", per Harvard sono state iniziative inopportune e non hanno fatto altro che spianare la strada al virus. Gli studiosi denunciano "lo scetticismo" sia da parte delle persone, sia da parte dei politici, "nonostante diversi scienziati continuavano a mettere in guardia sulla potenziale catastrofe".
"A fine febbraio I politici italiani si stringevano le mani a Milano per sottolineare che non c’erano rischi e che l’economia non doveva fermarsi per via del virus, una settimana dopo uno di loro era positivo al Covid-19", si legge nell’articolo. Nel caso di una minaccia di questo tipo, al contrario, il tempismo "nell’interpretare rapidamente cosa sta accadendo" è fondamentale.
Le misure graduali
La seconda lezione che insegna la reazione italiana alla pandemia è "l’importanza di avere un approccio sistematico ed evitare soluzioni parziali". Secondo gli esperti i decreti del premier Giuseppe Conte, che hanno imposto una serie di progressive restrizioni, settimana per settimana, sono arrivati in ritardo rispetto alla crescita esponenziale del virus. Per dirla con le parole dei professori del celebre ateneo americano: "L’Italia ha seguito la diffusione del virus, piuttosto che prevenirla".
Inoltre, l’approccio graduale di Palazzo Chigi, notano ad Harvard, avrebbe"inavvertitamente facilitato la diffusione". L’iniziale chiusura delle province del Nord, infatti, ha provocato la fuga di massa nel resto d’Italia, dicono gli esperti. Al contrario, scrivono, "una risposta efficace ha bisogno di essere sviluppata con un sistema di azioni coerenti adottate simultaneamente", come è successo in Cina ed in Corea del Sud.
La frammentazione delle risposte
Non solo, ad Harvard sottolineano come il governo abbia ignorato anche gli esempi virtuosi che aveva in casa. Il caso di studio è quello dell’approccio differente in Lombardia e Veneto. Nella regione del Nord Est è stato adottato "un approccio molto più proattivo al contenimento del virus", con una strategia più ampia che ha portato ad una riduzione del numero dei contagi. È il caso, ad esempio dell’estensione dei test anche agli asintomatici.
Per gli analisti di Harvard il governo avrebbe dovuto tenere conto di queste intuizioni per aggiornare la strategia nelle altre regioni e a livello centrale. Ma questo, sottolineano, è stato fatto soltanto pochi giorni fa. E infine il problema della raccolta dei dati, altro punto debole della strategia italiana. All’inizio ci sono state poche informazioni, e ora sono poco precise.
Insomma la lezione che secondo Harvard bisogna imparare dall’Italia è che "non c’è tempo da perdere, dato
l’avanzamento esponenziale del virus". E la seconda è che per vincere la battaglia contro il Covid-19 serve "una mobilitazione da guerra sia in termini di risorse umane che di risorse economiche".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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