Proprio nel giorno in cui il presidente colombiano Manuel Santos ed il leader delle Farc, Timoshenko, annunciano all’Avana di avere raggiunto uno storico “accordo sulle vittime” del conflitto più antico dell’America latina, a Madrid oggi viene scarcerato Héctor Albeidis Arboleda, alias “l’infermiere”, catturato sabato scorso dall’Interpol e dalla Guardia Civil. Chissà se tra “le vittime” di cui sopra si terrà mai conto del migliaio di aborti praticati ogni anno dalle Farc – la stima è del quotidiano colombiano El Espectador - in condizioni disumane nella selva e, spesso, contro la volontà delle guerrigliere, anche al settimo-ottavo mese. L’“infermiere” quarantenne, da solo ne avrebbe praticati oltre 500. Oggi è ridotto sulla sedia a rotelle per una malattia neurodegenerativa, per questo aspetterà a casa sua la presumibile richiesta di estradizione della Colombia, dove è accusato di crimini aberranti. Contro l’“infermiere” pendono le accuse pesantissime di oltre venti donne, ex Farc, vittime di abusi sessuali, la maggior parte di loro minorenni. Secondo loro Arboleda ha fatto centinaia si aborti senza il consenso delle gestanti, ucciso, sequestrato, torturato e causato sparizioni forzate. Questo “mostro” presunto in realtà non viveva nella selva ma studiava da infermiere nella città colombiana di Pereira e, dietro lauti compensi, “visitava” ogni mese gli accampamenti delle Farc, quando richiesto dai leader della guerriglia per far abortire a forza le sventurate combattenti. Inoltre, secondo altre testimonianze di ex guerriglieri uomini, l’“infermiere” usava i cadaveri delle donne che morivano sotto i suoi ferri per dare lezioni pratiche di anatomia ai membri delle Farc, desiderosi di imitarlo nella professione. In cambio dei suoi “lavori” nella selva per le Farc, Arboleda ha fatto come si suole dire “i soldi” dato che guadagnava già a fine anni 90 oltre 36 milioni di pesos colombiani l’anno, all’epoca più di 3mila dollari al mese.
Solo i leader del gruppo un tempo considerato terrorista da Bogotà lucravano grazie agli introiti del narcotraffico e dei sequestri di più dell’“infermiere”. Con la sua cattura si apre uno scenario sugli orrori a cui, per decenni, sono state sottomesse le donne della guerriglia. Se si escludono, infatti, le compagne dei leader delle Farc, tutte le altre dovevano “servire gli uomini”, “combattere” e “abortire”. “Solo le compagne del comandante hanno il privilegio di avere figli” spiegava già tempo fa alias Patricia, un’ex guerrigliera del fronte 16 delle Farc, “le altre le fanno abortire in malo modo e, se si rifiutano, le mettono a scavare trincee o a caricare legname”. “È meglio non farsi mettere incinte perché poi tocca eliminare”. Questo l’ordine perentorio del Mono Jojoy, ex leader delle Farc ucciso durante un raid in territorio ecuadoriano qualche anno fa. Altro email, sempre del Mono Jojoy e del 2006: “La pianificazione è obbligatoria e se qualcuna rimane incinta bisogna farla abortire e mantenere il secreto sulle zone degli ospedali, evitando che i pazienti si rendano conto di tutto ciò che accade”. Questo invece si legge in un’email probabilmente indirizzato all’ex comandante Manuel Marulanda —morto nel 2008: “Camerata Manuel, Sandra ha spaventato una guerrigliera incinta che non accettava l’aborto. I nervi gliel’hanno fatto uscire e s’è liberata di un consiglio di guerra. Tosto, no?”. Tra le reclute, anche bambine vergini di 12-13 anni che “vengono addormentate con droga e, quando si svegliano, si accorgono che stanno sanguinando. Una di queste, dopo averla costretta ad abortire, l’hanno messa di guardia e s’è sparata un colpo in testa”.
Video come questo in cui il comandante alias “Efren” dice chiaramente “o aborto o plotone d’esecuzione”, o come questo (https://www.youtube.com/watch?v=uhPGeY7ojFU) dove sono le “reclute” di 12-13 anni delle Farc a denunciare l’orrore, o la testimonianza dell’infermiera alias Paula (https://www.youtube.com/watch?v=C9UDzRq70_8), confermano purtroppo l’orrore. “Ci sono tutti gli elementi per dimostrare che l’aborto obbligato era una politica istituzionale delle Farc” ha detto poco fa il procuratore generale colombiano, Eduardo Montealegre. E anche se i leader guerriglieri negano, le e-mail di cui sopra ed il rapporto diramato ad aprile “La violenza sessuale come crimine internazionale perpetrato dalle Farc”, dimostrano l’esatto contrario. La stessa ex comandante del fronte 47 delle Farc, Elda Neyis Mosquera, alias Karina, ha confessato nel 2008 alcune di queste pratiche alla commissione Giustizia e Pace. La violenza sessuale contro le donne nelle Farc è stata negli ultimi 15 anni all’ordine del giorno - secondo il rapporto - soprattutto sulla cinquantina di minorenni membri dell’organizzazione, sovente costrette ad avere rapporti sessuali con più uomini e, non di rado, contagiate dal virus dell’Hiv.
Per abortire le Farc hanno usato un farmaco “specifico per le ulcere che provoca contrazioni uterine”, il misoprostolo, di cui “devono essere somministrate 2 pasticche per via orale ogni 4 ore fino a quando non abortisce, facendo attenzione affinché sia espulsa tutta la placenta”, si legge in altra documentazione sequestrata ai leader guerriglieri dalle autorità colombiane. La speranza è che lo “storico accordo di oggi” tra Santos e Timoshenko tenga conto anche di queste vittime, sarebbe vergognoso se così non fosse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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