Papa Francesco è pronto a volare in Russia per incontrare Vladimir Putin. Il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha fatto arrivare al presidente russo questo messaggio ma la situazione è ancora bloccata. "Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento", ha spiegato il Pontefice.
In attesa di risposta
Nel corso di un lungo colloquio con il direttore del Corriere della Sera, Lorenzo Fontana, e con la vicedirettrice, Fiorenza Sarzanini, Papa Francesco ha raccontato di essere disposto a raggiungere il presidente russo fino a Mosca. Per parlare con lui, per convincerlo a fermare la guerra che sta dilaniando l'Ucraina ormai dallo scorso 24 febbraio, o per ottenere almeno un cessate il fuoco. La strada è tuttavia in salita perché, al momento, Putin non ha ancora risposto all'appello del Papa.
Bergoglio, in attesa di effettuare un piccolo intervento al ginocchio per superare i fastidi causati da un legamento lacerato, ha quindi ripercorso tutti i tentativi fatti dalla Santa Sede per fermare il conflitto in corso.
"Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono, Putin invece non l'ho chiamato. L'avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no", ha fatto sapere il Santo Padre. Il motivo lo ha spiegato poco dopo. "Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall'ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto "per favore fermatevi", ha aggiunto il Papa, preoccupato dal fatto che Putin al momento non si fermerà.
La Nato e le armi
Il Papa ha quindi tentato di ragionare sulle radici che hanno indotto Putin a una guerra così brutale: forse il terremoto è stato scatenato dall'"abbaiare della Nato alla porta della Russia". "Un'ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì", si è interrogato Bergoglio. Poi la riflessione sulla corsa agli armamenti in Ucraina: "Non so rispondere, sono troppo lontano, all'interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini".
"La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto", ha sottolineato, con un velo di pessimismo, Papa Francesco.
Bergoglio ha inoltre ribadito di non aver intenzione di andare a Kiev. Almeno, non per il momento. "Ho inviato il cardinale Michael Czerny, (prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo umano integrale ndr) e il cardinale Konrad Krajewski, (elemosiniere del Papa ndr) che si è recato lì per la quarta volta. Ma io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin", ha spiegato il Papa. "Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta...", ha aggiunto.
La Chiesa ortodossa e il 9 maggio
La conversazione si è spostata, quindi, sul patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa. Quest'uomo potrebbe essere in grado di convincere Putin a fermare le ostilità? Di fronte ad una simile ipotesi il Pontefice ha scosso la testa. "Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù", ha raccontato, ancora, Bergoglio. "Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo", ha ribadito.
Per quanto riguarda il 9 maggio, quando la Russia celebrerà il Giorno della Vittoria per ricordare la vittoria sul nazismo ottenuta nella Seconda Guerra Mondiale, Papa Francesco ha svelato un aneddoto interessante. Certo, Francesco si è detto pessimista, ma il premier magiaro Viktor Orban, gli avrebbe detto che la guerra potrebbe terminare proprio quel giorno. "Quando l’ho incontrato mi ha detto che i russi hanno un piano, che il 9 maggio finirà tutto. Spero che sia così, così si capirebbe anche la celerità dell’escalation di questi giorni.
Perché adesso non è solo il Donbass, è la Crimea, è Odessa, è togliere all’Ucraina il porto del Mar Nero, è tutto", ha affermato il Santo Padre. Eppure, la sintesi finale di Papa Francesco non sembra essere delle più rosee: "Per la pace non c’è abbastanza volontà. La guerra è terribile e dobbiamo gridarlo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.