Il parlamento europeo "congela" i negoziati con la Turchia

La maggioranza decide per il gesto simbolico, ma la mozione non è vincolante

Il parlamento europeo "congela" i negoziati con la Turchia

È una mozione non vincolante quella passata questa mattina a Bruxelles, con la quale il parlamento europeo chiede di bloccare temporaneamente i negoziati per l'accesso della Turchia in Unione Europea e che arriva sulla scorta della preoccupazione per la deriva autoritaria che il Paese ha imboccato dopo il fallito golpe del 15 luglio.

Il sentiero dell'integrazione europea "oggi è impraticabile e la responsabilità è tutta del premier turco e della sua involuzione autocratica, nemica della democrazia", scriveva questa mattina sull'Huffington Post Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialisti all'Europarlamento.

Dopo il 15 luglio le autorità turche hanno reagito con quella che Bruxelles ritiene una "sproporzionata" reazione al tentativo di sovvertire le istituzioni. Decine di migliaia gli arresti e i licenziamenti, più di 100 i giornalisti al momento in carcere e decine le testate chiuse negli ultimi mesi, per accuse di sostegno alle organizzazioni terroristiche, cappello sotto cui Ankara racchiude l'autonomismo curdo del Pkk, il radicalismo islamico dell'Isis e i seguaci di Fethullah Gulen, un tempo stretto alleato dell'Akp di Erdogan e ora sua nemesi.

Una decisione, quella presa dal parlamento europeo, che in Turchia non convince tutti. Selin Sayek Böke, portavoce dei repubblicani del Chp, maggiore partito d'opposizione, aveva già invitato nei giorni scorsi l'Europa a realizzare che "la Turchia è più grande di un uomo solo, più grande di Erdogan".

Il timore è che la decisione di Bruxelles, che pure, come ha sottolineato ieri con toni accesi Erdogan, non ha da sola valore di vincolo, possa portare a un inasprimento ulteriore della situazione in Turchia, già grave sotto il profilo del rispetto dei diritti umani. Diversa l'opinione del Hdp filo-curdo, secondo cui sono necessarie anche sanzioni contro le istituzioni.

Sospendere o cancellare i negoziati d'adesione richiederebbe un voto da parte di un terzo dei singoli Paesi membri o della Commissione, un testacoda rispetto alla decisione - presa a marzo - di accelerare i negoziati, che era coincisa con l'accordo raggiunto tra Bruxelles e la Turchia per la gestione dell'emergenza migranti.

Shanghai: minaccia o realtà?

Con una distanza sempre maggiore tra Ankara e Bruxelles, testimoniata dalla decisione di oggi, benché simbolica, Erdogan non esclude di guardare a Est, piuttosto che all'Ue. Nei giorni scorsi scorsi ha sostenuto di nuovo di essere pronto a unirsi al Patto di Shangai, guidato da Russia e Cina. Se sia, di nuovo, una minaccia a vuoto, è ancora presto per dirlo.

Netto, intanto, il commento di Omer Celik, ministro per gli Affari europei, che accusa l'Europarlamento di "conformarsi a idee di

estrema destra" e ribadisce che Ankara ritiene il voto privo di valore. "La decisione - ha commentato con sarcasmo, facendo riferimento alla frontiera settentrionale del Paese - non passerà la dogana di Kapikule".

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