Il "progetto Dastan", un presunto scambio di favori tra Deutsche Bank e Cremlino protrattosi per molti anni, rischia di gettare una cattiva luce sui rapporti economici tra Berlino e Mosca. Tutto è cominciato con una citazione in giudizio presentata a Londra da Nizar Al-Bassam. Quest'ultimo, ex direttore dell’ufficio finanziario di Deutsche Bank per l’Est Europa, il Medio Oriente e l’Africa, ha avviato una causa contro l’istituto finanziario tedesco. Egli pretende il pagamento di 4 milioni di euro di bonus che, a suo dire, i vertici della banca e, in particolare, l’ex amministratore delegato John Cryan si rifiuterebbero di riconoscergli perché artefici di una “cospirazione” contro di lui. Da una controversia per motivi economici, tuttavia, potrebbero emergere elementi gravemente compromettenti per il colosso tedesco. Al-Bassam, citando in giudizio i suoi ex datori di lavoro, fa riferimento al “progetto Dastan”, un piano inteso ad assumere figli di membri del governo russo per ottenere agevolazioni fiscali.
Al-Bassam, in Deutsche Bank dal 1999, afferma che alla base del progetto in questione vi era la volontà di rafforzare la posizione dell’istituto di Francoforte nel mercato dei titoli di Stato russi e di ottenere benefici fiscali dalle autorità locali. Egli precisa che tale condotta era cessata “molto tempo prima” che assumesse incarichi apicali nella banca. Tuttavia, dall’incartamento con cui ha avviato la causa, emergono diverse precisazioni riguardo ad alcuni aspetti controversi del suo stesso passato. Al-Bassam ammette di avere assunto in Deutsche Bank, due cittadini russi pur sapendo che fossero imparentati con membri del Gabinetto di Putin. Egli cita i casi di Elena Arkhangelskaya e Alexey Storchak, assunti, rispettivamente, nel 2009 e nel 2010 ed entrambi figli di due vice-ministri delle Finanze della Russia. Costoro, secondo l’ex direttore finanziario, non sarebbero gli ennesimi obiettivi del “progetto Dastan”, ma li avrebbe fatti entrare nel “sistema Deutsche Bank” esclusivamente per la loro competenza. Al-Bassam, di conseguenza, nega di avere ricevuto pressioni da Mosca e accusa i suoi superiori di negargli, in base a supposizioni inconsistenti, i meritati bonus. Dopo avere coperto i vecchi dirigenti maggiormente coinvolti nel “progetto Dastan”, i vertici del colosso tedesco, secondo l’ex direttore finanziario, starebbero conducendo una campagna “russo-fobica” di facciata ai suoi danni. Rupert Trefgarne, portavoce di Deutsche Bank, ha annunciato l’avvio di una indagine interna su quanto è emerso dall’incartamento presentato da Al-Bassam. Fino alla conclusione della stessa, non verrà rilasciato alcun commento sul “progetto Dastan”.
Se dovesse venire confermata l’esistenza di un legame diretto tra le assunzioni dei figli dei potenti e il rafforzamento della propria posizione nel mercato russo, l’istituto finanziario di Francoforte andrebbe incontro a un ennesimo scandalo. L’anno scorso, infatti, le autorità inglesi e quelle americane hanno inflitto a Deutsche Bank un’ammenda complessiva di 600 milioni di dollari per un’inefficace applicazione della normativa anti-riciclaggio nelle sue filiali russe. Offrire incarichi prestigiosi ai figli dei potenti in cambio di vantaggi fiscali è una pratica per la quale è già stato condannato un altro colosso finanziario. Nel 2016, JPMorgan Chase & Co.
ha patteggiato una sanzione di 264 milioni di dollari a fronte delle accuse avanzate dalle autorità americane. Tali accuse erano rivolte alla strategia di assumere i figli dei governanti cinesi per rafforzarsi nel mercato asiatico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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