Quegli ex detenuti che lavorano nella Silicon Valley

Un nuovo programma di recupero del governo americano insegna ai carcerati i lavori più tecnologici con il computer

Quegli ex detenuti che lavorano nella Silicon Valley

Il problema del sovraffollamento delle carceri e della recidività dei criminali è una questione molto grave in Italia come nel resto del mondo. Diversi programmi e progetti hanno provato a porre rimedio a questi casi, ma la soluzione sembra lontana. Dagli Stati Uniti arriva ora un nuovo modello di recupero dei detenuti che unisce le necessità del mondo del lavoro di oggi alla voglia di riscattarsi di chi è in carcere. Si chiama The Last Mile ed è già stato provato con successo nella prigione di San Quintino, vicino San Francisco in California. Proprio la vicinanza della città più tecnologica al mondo è stato lo spunto del fondatore Chris Redlitz.

In un periodo storico dove tutto sta diventando digitale, nel quale gli uomini più potenti sono i creatori di Facebook e Google e dove ogni cosa passa attraverso uno schermo del computer, è scontato che la richiesta di manodopera per questo settore lavorativo sia in costante crescita. Dimostrazione ne è proprio il picco economico di San Franciso e dintorni, dove la nella famosa Silicon Valley hanno sede le più grandi aziende del web. “Ero venuto una volta a parlare con i detenuti solo per curiosità – ha detto il fondatore di The Last Mile – ma da subito ho trovato un gruppo di persone pronte ad ascoltare e imparare come non avevo mai visto nelle scuole”. Redlitz lavorava come investitore in varie aziende della Silicon Valley ed aveva già aiutato varie start up come Whis, Level Up e Bottlenose ad avere successo. “La richiesta di programmatori e sviluppatori è in aumento nella zona e per questo le aziende cercano sempre persone fidate e competenti cui affidare i lavori più semplici in questo settore, come l'inserimento dati e la creazioni di programmi di base in Javascript e Html”. Questo genere di lavori è spesso evitato da parte dei neolaureati. Anche nel relativamente giovane mondo del lavoro digitale si sono già create classi sociali ben distinte fra i (presunti) inventori di app e start-up e coloro che fanno il “lavoro sporco” sulla tastiera.

Ma naturalmente anche in questo campo c'è bisogno di vera manodopera e personale dedito. The Last Mile ha trovato una risposta nelle carceri. “Spesso chi è in prigione da tempo non sa nemmeno cos'è internet o come accendere un computer. Però qui le persone hanno molto tempo a disposizione e soprattutto tanta voglia di imparare. In passato questo tipo di programmi insegnava mestieri come il falegname e altri impieghi di fatica, ma è palese che ora il mondo ha bisogno di altro”. Anche per questo, pur se avevano imparato un lavoro in carcere, molti ex detenuti tornavano a commettere reati, perché trovare un impiego era molto difficile. Problema che non si pone se diventano dei programmatori. E molti non si fermano neanche qui. Un ex detenuto di San Quintino che aveva partecipato alle lezioni di The Last Mile è stato assunto dal colosso digitale Rocket Space, mentre altri stanno già lavorando su idee per lanciare una propria start-up.

In questo modo è una doppia vittoria: per i carcerati, che imparano un impiego utile e al passo coi tempi, e per le aziende, che trovano facilmente persone volenterose. Un'idea, quella di The Last Mile, che sarebbe da importare in Italia per facilitare la situazioni delle carceri e incrementare la crescita digitale, finora solo millantata, del paese.

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