"Per gli ebrei sono i tempi peggiori dall’era del nazismo". Dalle pagine del britannico Guardian, il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Dieter Graumann, rinnova la denuncia sull’ondata di antisemitismo esplosa in Europa con gli scontri a Gaza facendo un riferimento esplicito all’olocausto. Il paragone non sfugge in Germania, e finisce sui siti delle principali testate, che lo riportano senza commento. La denuncia non è nuova. Charlotte Knobloch, numero uno della comunità ebraica di Monaco, è arrivata ad invitare gli ebrei a non rendersi riconoscibili come tali. E da giorni lo stesso Graumann ripete che la comunità giudaica ha di nuovo paura, a causa delle molte manifestazioni di odio raccolte in queste settimane. Lo stesso odio che in Francia ha spinto quattromila ebrei all'Aliyah, a tornare in Israele.
Al quotidiano di Londra, Graumann ha ripetuto che "per strada senti urlare cose come 'gli ebrei dovrebbero essere gasati' e 'gli ebrei dovrebbero essere bruciati' (slogan gridati durante le manifestazione pro-palestinesi, ndr). Non avevamo avuto cose del genere in Germania da decenni. Chi pronuncia queste parole non sta criticando la politica di Israele, questo è puro odio contro gli ebrei: nient’altro". E non è solo un fenomeno tedesco, ma sembra contagiare tutto il Vecchio Continente. Una denuncia che riecheggia quanto ha sostenuto nei giorni scorsi a Berlino. Il riferimento esplicito al nazismo, invece, è un passo in più e definitivo di condanna della reazione che la comunità ebraica ha subito, in molti paesi d’Europa, in concomitanza dell’ultimo scontro sulla Striscia di Gaza.
Graumann non è certo il solo ad aver preso una posizione forte. Contro l’antisemitismo si sono pronunciati l’Onu, Angela Merkel e Manuel Valls. "Chi attacca un ebreo in quanto ebreo - ha detto nei giorni scorsi il premier francese - attacca la Francia". Ed è proprio nelle banlieu parigine che l'odio antiebraico sta esplodendo. È qui che i giovani di origine arabo-musulmana venerano il comico Dieudonné, che col gesto della quenelle ha costruito un successo cavalcando il rancore delle comunità islamiche, e l'ex militante del Partito comunista Alain Soral che teorizza una Francia black-blanc-beur contro il "pericolo sionista". È qui che l'associazione Egalite et Réconciliation organizzerà fra qualche giorno campi di addestramento nella foresta di Fontainbleau, alle porte di Parigi, per insegnare la guerriglia ai militanti pro Palestina. Ed è sempre qui che durante la manifestazione "Jour de colère" si scandisce lo slogan "Morte gli ebrei". "L'indifferenza della società civile sulla questione dell'antisemitismo preoccupa a lungo termine gli ebrei di Francia - spiega il direttore dell'Agenzia ebraica francese, Ariel Handel - in Israele sono più preoccupati per noi che per loro, nonostante lì ci sia la guerra, perché almeno hanno un esercito che li protegge". Da gennaio almeno quattromila ebrei hanno abbandonato la Francia. E, stando al report dell'Agenzia ebraica, altri 25mila sarebbero pronti a partire per Israele.
In Germania le manifestazioni anti-israeliane delle scorse settimana sono state l’occasione di portare in piazza slogan razzisti. C’è poi stato l’attacco incendiario notturno a una sinagoga, quella di Wuppertal: tre molotov sono state lanciate contro l’ingresso. Subito dopo sono stati arrestati un diciottenne, che ha detto di essere palestinese, e un profugo siriano. In Francia le sinagoghe attaccate sono state addirittura otto. In Italia sono state denunciate svastiche sulle vetrine dei negozi di commercianti ebrei. Su numerosi muri di Roma sono stati affissi manifesti firmati "Vita est militia" che invitano a boicottare i "prodotti di Israele" ed elencano un cinquantina di attività della Capitale. In Olanda la principale associazione che combatte l’antisemitismo, Cidi, ha ricevuto una settantina di telefonate di allarme in una settimana. E in Belgio una donna è stata allontanata da un negozio con le parole: "Al momento non vendiamo agli ebrei". È accaduto altre volte che, con l’esplosione della violenza a Gaza, le comunità ebraiche abbiano subito atti di intimidazione e agguati. Ma quello che si registra in questi giorni è un fenomeno che sembra avere una portata diversa.
"Non stanno gridando a morte gli israeliani, stanno gridando a morte gli ebrei", ha sottolineato il presidente della comunità ebraica francese Crif Roger Cokiermana. Che conclude: "In Europa il conflitto di Gaza sta respirando nuova vita in un demone molto vecchio e orrendo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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