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Il report che confuta la teoria del genocidio nello Xinjiang

Un documento realizzato da accademici europei per la Transnational Foundation for Peace and Future Research confuta l'esistenza del genocidio nello Xinjiang

Il report che confuta la teoria del genocidio nello Xinjiang

Che cosa succede nello Xinjiang? Si può davvero parlare di genocidio oppure siamo semplicemente di fronte a una manipolazione mediatica degli eventi? Per capirlo, è utile dare un'occhiata al rapporto speciale pubblicato dalla Transnational Foundation for Peace and Future Research (TFF). Il documento, intitolato The Xinjiang Genocide Determination as Agenda - A Critical Analysis of a Report by the Newlines Institute and the Raoul Wallenberg Center, è stato curato dell'esperto norvegese Thore Vestby, in collaborazione con studiosi olandesi e danesi.

Nel rapporto è stata utilizzata una grande quantità di informazioni dettagliate per analizzare e criticare il background dell'agenzia che ha rilasciato il recente "report degli Usa relativo allo Xinjiang", l'"obiettività dei documenti citati, e l’imparzialità" dei loro autori e archivisti, nonché l'"autenticità" dei dati, e la "rigidità" del processo di redazione del report americano, mettendo in luce una non casuale omissione del terrorismo nello Xinjiang. Il documento statunitense finito nell'occhio del ciclone si intitola The Uyghur Genocide: An Examination of China’s Breaches of the 1948 Genocide Convention.

Contenuto distorto, dati falsi

Nel rapporto stilato dalla TFF si legge che il report degli Usa relativo allo Xinjiang è basato totalmente sul pensiero della guerra fredda. È inoltre pieno di informazioni e dati falsi, quasi del tutto privi di fondamenti accademici. Inoltre, il contenuto è seriamente distorto e non in grado di provare l'esistenza del genocidio nello Xinjiang.

Detto in altre parole, sembra quasi che il suddetto lavoro sia stato realizzato soltanto per sostenere "la linea dura della politica estera degli Stati Uniti" e "sfruttare le preoccupazioni dei diritti umani" al fine di "promuovere un confronto politico nei confronti della Cina". Le fonti utilizzate, poi, risultano di parte, mentre sono state "deliberatamente" tralasciate "importanti prospettive, teorie, concetti e fatti". E questo "per un istituto che professa di essere basato su solidi valori, è problematico".

"Se accusiamo un altro Paese di star commettendo un genocidio, il mondo ha il diritto di aspettarsi prove solide come una roccia", si legge nel rapporto della TFF, dove si sottolinea anche che le accuse mosse dagli Usa alla Cina non favoriscono le relazioni sino-occidentali, né sono un vantaggio per gli Stati Uniti.

Al contrario, per gli interessi comuni dell'Occidente, della Cina e del mondo, si dovrebbe cercare di perseguire benefici condivisibili da tutti, attraverso la multipolarizzazione e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.

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