Era il dicembre del 2012 e la Repubblica Centrafricana precipitava in una guerra civile che ancor oggi prosegue e che non sembra trovare vie d'uscita.
Tutto ha avuto inizio con la sollevazione di un gruppo di ribelli chiamato Seleka che partendo dalle province orientali del Paese, in soli tre mesi, riuscì a rovesciare il potere dell'allora presidente Francois Bozize e a prendere controllo della città di Bangui. Gli insorti, principalmente di fede musulmana, durante la loro avanzata verso la capitale si sono macchiati di violenze e saccheggi ai danni dei civili cristiani e animisti, e questi hanno quindi dato vita ai gruppi Anti-balaka. Formazioni irregolari che hanno iniziato ad attaccare a loro volta civili e insorti musulmani.
Il Paese è precipitato quindi in una guerra civile, e quella che è stata la convivenza confessionale che ha caratterizzato la terra dell'Oubangui è crollata, portando oggi il piccolo stato africano ad essere diviso in due parti: a ovest il controllo sul territorio è nelle mani dei gruppi cristiani, a est di quelli musulmani e dove una confessione comanda l'altra è vittima di violenze e sopraffazioni.
Persino il Papa, si è recato in Repubblica Centrafricana nel novembre dello scorso anno(La Repubblica Centrafricana aspetta la visita di Bergoglio)per portare un messaggio di pace, e dopo la sua visita nell'ex colonia francese si sono svolte anche le elezioni presidenziali che hanno visto vincere Faustin Touadera che da subito ha rivolto appelli all'unità nazionale. Ma nonostante ciò, la violenza in Centrafrica non è finita ma anzi, continua a infiammare il Paese.
L'ultimo caso eclatante si è verificato domenica quando nella località di Kaga Bandoro, nel centro del piccolo stato, dei miliziani Seleka hanno attacco alcuni villaggi, e gli scontri hanno provocato più di venti vittime. Il contingente delle Nazioni Unite, impegnato nel disarmo delle milizie, ha subito invitato le parti in lotta a cessare le ostilità, ma ogni appello sembra perdersi nella sconfinata savana del Centrafrica.
E se quindi gli inviti alla pace rimangono sempre incerti e deboli, stabili e granitiche sono invece le stime che raccontano il dramma della Repubblica Centrafricana. Oggi infatti su una popolazione di 4,6 milioni di abitanti si contano 384.000 sfollati interni , mentre sono 500mila i rifugiati nei Paesi confinanti e la guerra ha già causato più di 5mila vittime.
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