«Se Putin vuole sedersi al tavolo delle trattative siamo pronti, ma alle nostre condizioni». La frase del ministro della Difesa ucraino Reznikov, raccolta dal canale Channel 5, è sintomatica dei successi che l'esercito di Kiev sta raccogliendo nella controffensiva lanciata lo scorso 6 settembre. Un ribaltone per certi versi sorprendente che va ben oltre le dichiarazioni di facciata, e che trova riscontri, impietosi, dalle foto che stanno circolando sui social dei russi che si ritirano da Izyum (Kharkiv), da Lysychansk (Lugansk) e in serata anche da Lyman (Donetsk) e da Balakliia e Biloghirka (Kharkiv), mentre l'aeroporto di Donetsk è stato occupato dalle truppe di Kiev e il leader della non riconosciuta Repubblica Popolare, Denis Pushilin, si è dato alla fuga.
Dopo duecento giorni di martellamento continuo dell'orso di Mosca, per la prima volta le cronache sono zeppe di successi ottenuti sul campo dagli uomini del generale Zaluzhnyi. Persino il Cremlino ammette di aver ricevuto un duro colpo, tant'è che il viceministro dell'Informazione del Donetsk, Danylo Bezsonov, ha confessato che «ciò che sta accadendo è il risultato di errori dell'alto comando. Non ci resta che ammettere gli sbagli e trarre le giuste conclusioni». I vertici del gruppo di mercenari Wagner (al soldo di Putin) rincarano la dose, e al giornalista investigativo Christo Grozev, del sito Bellingcat, raccontano di essere stati truffati sulle loro paghe. «Il morale è sotto gli scarponi. Ci serve di tutto, iniziando da centinaia di giubbotti antiproiettile, invece ne abbiamo due per battaglione». A ogni società governativa e a ogni oligarca è stato detto di creare una propria milizia privata in vista di una nuova fase a ottobre. Sono parole che sembrerebbero ipotizzare una controffensiva pianificata da Mosca nelle prossime settimane, ma che contrastano con la sfiducia e lo scoramento che ormai regnano fra tutte le forze di occupazione sul campo ucraino. Per tamponare la situazione, Putin ha ordinato l'invio di circa 1.300 miliziani ceceni. Un altro migliaio di uomini, proveniente dalla Siria, arriverà nel Donbass. Il Cremlino sta cercando di reclutare anche volontari tra i militari in pensione del Kirghizistan. Gira inoltre voce che Putin abbia chiesto a Lukashenko di attaccare dalla Bielorussia. Tutto questo mentre la testa del comandante Surovikin, ennesimo uomo alla guida delle truppe di Mosca, potrebbe cadere da un momento all'altro.
Osservando il campo di battaglia, la controffensiva ucraina lanciata nel Sud della regione di Kharkiv (Nord-Est) ha colto di sorpresa le forze russe, mentre prosegue l'assalto nella regione di Kherson (Sud). Con queste due operazioni, fa notare l'intelligence britannica, il fronte difensivo russo è sotto pressione sia sul fianco settentrionale che su quello meridionale. Nella regione di Kharkiv le truppe ucraine hanno guadagnato fino a 700 kmq di terreno lungo uno stretto fronte precedentemente occupato dagli invasori e hanno preso il controllo e circondato numerose località. Di conseguenza, le forze russe attorno alla città di Izyum non hanno potuto fare altro che darsi alla fuga, e le unità ucraine hanno conquistato nella giornata di ieri la città di Kupiansk (Kharkiv), la cui cattura è un duro colpo per Mosca, poiché si trova lungo i percorsi di rifornimento della linea del fronte del Donbass. «Libereremo ogni centimetro della nostra terra - commenta Zelensky dopo aver parlato a lungo al telefono con Macron sulla questione della centrale di Zaporizhzhia - stiamo gradualmente prendendo il controllo di nuovi insediamenti, ovunque stiamo restituendo la bandiera ucraina e proteggendo il nostro popolo».
Nel bollettino dello Stato maggiore di Kiev si legge che «le forze armate hanno ucciso 350 soldati russi nelle ultime 24 ore. Abbiamo abbattuto missili da crociera, aerei, elicotteri e droni dell'esercito russo per un valore di 157 milioni di euro».
L'orso, seppur ferito, continua ad assestare zampate alla cieca. Due civili sono stati uccisi e altri cinque feriti durante i bombardamenti di ieri a Bakhmut e Yahidne, nel Donetsk.
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