A combattere ha imparato quand'era poco più che un ragazzo e salì per la prima volta sul ring. Non stupisce perciò che Vitali Klitschko, leggendario boxeur già campione del mondo dei pesi massimi e oggi sindaco di Kiev, sia rimasto in città per contribuire agli sforzi dell'esercito ucraino che difende la capitale.
Il coraggio non sarà ereditario, ma la storia di Klitschko è l'eccezione che conferma una regola: suo padre Wladimir, colonnello dell'Armata Rossa, fu il comandante dell'eroico gruppo di soldati che pulirono l'area della centrale di Chernobyl dai detriti radioattivi rimasti sul suolo dopo l'esplosione del reattore. Un tumore lo portò via nel 2011, quando aveva 64 anni e suo figlio deteneva ancora la cintura conquistata sul quadrato. Tre anni dopo, appesi i guantoni, il figlio Vitali si butta in politica e conquista, anche grazie alla sua fama, la carica di primo cittadino di Kiev. Città che non ha mai abbandonato, neppure ora che la capitale vive le sue ore più buie.
Ai suoi concittadini si rivolge attraverso il proprio canale Telegram: "La scorsa notte è stata difficile ma non ci sono militari russi nella città. Il nemico sta cercando di avanzare ma è stato respinto", ha scritto ieri. Poi ha spiegato la situazione, senza tanti fronzoli, i morti, i feriti e i sacrifici come il coprifuoco, precisando che "chi sarà in strada dopo le 17.00 sarà considerato nemico". Un solo credo, almeno in questo momento: "Sarà pesante, ma dobbiamo perseverare. Non abbiamo altra scelta che prendere le armi e combattere".
Tra i primi ad arruolarsi il fratello Wladimir, anche lui campione formidabile sul ring, che ha spiegato la sua scelta alla tedesca Bild: "Ci difenderemo fino all'ultima goccia di sangue. Non sappiamo come vivremo domani, ma la motivazione è fortissima".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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