In Russia sarà ancora luckdown: a deciderlo è stato il presidente Vladimir Putin, il quale ha allungato fino al 29 aprile le misure di contenimento del Covid-19.
La strategia del Cremlino appare chiara e basata su un semplice principio, che nei Paesi europei non è stato però applicato nell’immediato: prevenire è meglio che curare. Già a febbraio, quando anche a Mosca era chiara la pericolosità del virus sconosciuto rintracciato a Wuhan, il governo aveva deciso di chiudere le frontiere con la Cina ed h blindare i confini.
Sempre a febbraio poi, nonostante pochi casi di coronavirus accertati, da Putin erano arrivate indicazioni circa le prime norme sul distanziamento sociale da mettere in atto in tutte le principali città. Per questo, anche se non c’erano evidenti emergenze all’orizzonte fino a quel momento, nei luoghi pubblici di Mosca o di San Pietroburgo erano già in vigore le raccomandazioni relative alla distanza di sicurezza tra clienti, turisti e cittadini.
A marzo la Russia, mentre il resto d’Europa diventava nuovo epicentro della pandemia, ha registrato poco più di tremila casi: non pochi, ma in ogni caso i numeri sono stati ben lontani da quanto accaduto nel vecchio continente. Nel frattempo venivano inasprite le misure di contenimento, con lo stop agli spettacoli teatrali e le partite dei vari campionati svolte a porte chiuse.
Fino al lockdown totale, decretato il 31 marzo scorso: chiusura di tutte le attività non essenziali e serrate forzate a ristoranti, bar e negozi. Come accadeva del resto in Italia già da qualche settimana e come, nell’ultima decade di marzo, era successo nel territorio di Mosca visto che nella capitale russa erano stati registrati circa la metà dei casi scoperti in tutta la federazione.
La chiusura totale decisa dal governo e ratificata dal Parlamento, è stata vista in occidente come la testimonianza che qualcosa in Russia non andava per il verso giusto e che, soprattutto, i numeri forniti dal governo non rispecchiavano la realtà. Tuttavia, come detto, la strategia russa anti Covid è basata più che altro sulla prevenzione: “anticipare” il virus piuttosto che inseguirlo. E quindi attuare misure drastiche anche in assenza di un contagio diffuso con la stessa intensità vista in Europa.
Il prolungamento fino al 29 aprile accennato ad inizio articolo, va verso questa direzione: chiudere per più settimane il Paese e fare in modo di evitare il più possibile nuovi contagi. Ad annunciare l’estensione delle misure di contenimento, è stato lo stesso presidente Putin in un discorso alla nazione. Il numero uno del Cremlino ha assicurato misure economiche in grado di garantire lo stipendio di aprile anche a chi non ha lavorato: i salari, a fine mese, saranno erogati dallo Stato.
L’obiettivo è arrivare a maggio con la situazione sotto controllo, specialmente a Mosca: l’emergenza sanitaria nella capitale appare più importante che altrove e lo stesso Putin ha avvertito delle possibili difficoltà se nella metropoli il virus dovesse
dilagare. Intanto i russi vivranno dentro casa, come nel resto d’Europa: dopo il 29 aprile le singole regioni, in base alla situazione riscontrata sui territori, potranno procedere con eventuali allentamenti delle misure.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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