La Russia ripensa ai treni della morte

Qualora trovasse i fondi, la Russia potrebbe riavviare in breve tempo il programma Barguzin, portando i treni nucleari ad un nuovo livello tecnologico

La Russia ripensa ai treni della morte

La Russia potrebbe riaprire il programma Barguzin dopo la fine del Trattato sulle Forze Nucleari a Raggio Intermedio. Nel 1969, in risposta alla potenza nucleare dei sottomarini strategici degli Stati Unitit, l’Unione Sovietica schierò sull’intero territorio dodici treni atomici perfettamente camuffati e che, di fatto, annullarono la rilevazione satellitare militare americana.

Russia, riaprire il programma Barguzin

L’idea di riaprire il programma Barguzin è di Igor Korotchenko, caporedattore della rivista di difesa nazionale. Le sue posizioni sono state riprese dai principali media russi, ma non sono state tradotte in inglese. L'esperto ha osservato che la Russia potrebbe rilanciare in breve tempo il progetto Barzuzin.

“I satelliti americani non riuscirebbero a rilevare un treno atomico, esternamente indistinguibile dai normali convogli, che sfreccia da Mosca a Vladivostok. Abbiamo preservato i siti di progettazione e le strutture di produzione. Un nuovo programma Barguzin potrebbe essere riavviato in breve tempo, portando i treni nucleari ad un nuovo livello tecnologico”.

La componente strategica ferroviaria

Il concetto del Nuke Train è una proiezione speculare terrestre del servizio deterrente balistico svolto dai sottomarini strategici. I treni, però, sono molto meno costosi. Dato che è impossibile determinare con precisione il luogo da dove potrebbero lanciare i missili balistici intercontinentali, i convogli camuffati sono soprannominati treni della morte o treni fantasma. Negli ultimi venti anni i cinesi hanno sviluppato un vasto sistema ferroviario sotterraneo da dove spostare i propri treni armati con missili balistici intercontinentali DF-41. In sviluppo dal 1982, il sistema su rotaie cinese si basa sulla tecnologia del precedente rail-mobile sovietico chiamato Combat Railway Missile Complex. Anche la Corea del Nord avrebbe realizzato dei sistemi lanciamissili mobili a lunga gittata su rotaia. Supervisionato dalla Commissione Economica del Nord, il programma, rifletterebbe la volontà del leader nordcoreano Kim Jong un che nel marzo del 2016 ha evidenziato la necessità di diversificare le capacità di attacco nucleare del paese. Sarebbero sei i lanciatori strategici su rotaia costruiti da Pyongyang. Sebbene il sistema ferroviario del paese sia fatiscente, sarebbero comunque efficaci sotto l’aspetto strategico. La propulsione diesel garantirebbe di operare anche sulle linee non elettrificate ed apparentemente dismesse.

Russia, i treni della morte

Durante la Guerra Fredda, Mosca aveva in servizio dodici RT-23 UTTH Molodets, designazione NATO SS-24 Scalpel. Denominati Combat Railway Missile Complex erano armati con tre missili balistici intercontinentali a tre stadi a combustibile solido, ognuno dei quali imbarcava dieci testate MIRV da 550 kt. I lanciatori ferroviari potevano operare sia in modo indipendente che come parte di un convoglio. Alla vista i Molodets erano identici a dei convogli postali o per il trasporto di passeggeri. Un tipico convoglio Molodets era formato da dodici carrozze. Il primo pattugliamento strategico ferroviario risale al 28 novembre del 1987. L’intera flotta RT-23 UTTH Molodets è stata radiata tra il 2003 ed il 2007. Dei dodici convogli missilistici di epoca sovietica costruiti, dieci sono stati distrutti e due sono stati ceduti a delle strutture museali. Tatticamente parlando, un treno nucleare ha senso perché impossibile da rilevare e quindi da neutralizzare. Nel settembre del 2015 il Cremlino autorizzò la produzione dei nuovi treni della morte sotto il Programma Barguzin. Avrebbero utilizzato le stesse locomotrici del trasporto civile, mentre i convogli sarebbero stati identici a quelli refrigerati in servizio. A differenza dei precedenti Molodets, i nuovi Barguzin sarebbero stati in grado di lanciare da qualsiasi punto della sterminata ferrovia russa. Progettati per resistere all’onda d’urto di una testata termonucleare, i treni avrebbero dovuto percorrere fino a mille chilometri al giorno alla velocità di 100 chilometri con un’autonomia di un mese. Ogni treno sarebbe stato armato con sei missili RS-24 RS-24 Yars/SS-29, ognuno dei quali in grado di trasportare quattro testate Mirv/Marv (dal sesto treno in poi). Ogni convoglio avrebbe potuto lanciare 24 testate termonucleari a rientro multiplo indipendente. Un solo treno della morte sarebbe stato in grado di bersagliare 24 città americane. Ogni divisione su rotaia prevista sarebbe stata formata da cinque treni, ognuno dei quali considerato alla stregua di un reggimento. La stima iniziale prevedeva l’entrata in servizio dei Barguzin entro il 2019, ma è stata inizialmente posticipata di un anno e successivamente cancellata a fronte della situazione finanziaria del paese. Ogni treno nucleare sarebbe rimasto in servizio per venti anni su pattugliamenti di trenta giorni.

La fine del Programma Barguzin

Il programma Barguzin è stato ufficialmente chiuso nel dicembre del 2017 perché ritenuto economicamente non vantaggioso. Il Cremlino aveva già messo in produzione cinque convogli: il loro destino è ad oggi incerto.

Mosca non ha inserito l'ICBM su rotaia nel Piano Strategico di Riarmo Statale che si concluderà nel 2027, ma ha comunque garantito fondi per mantenere l’intero supporto logistico operativo. Funzionanti tutte le infrastrutture necessarie, comprese le profonde gallerie dove i treni non possono essere rilevati da qualsiasi forma di ricognizione o distrutti da un attacco nucleare.

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