Arriva dalle pagine del Washington Post una notizia che racconta di un nuovo sviluppo nella vicenda Russiagate, in cui sotto osservazione c'è la presunta influenza della Russia sulle elezioni americane. È il quotidiano a rivelare i dettagli di un incontro avvenuto lo scorso 5 marzo tra il procuratore speciale Robert Mueller, che ha il caso in mano, e i legali del presidente Donald Trump.
Secondo quanto scrivono Carol D. Leonnig e Robert Costa gli avvocati avrebbero insistito nel dire che la Casa Bianca non è in nessun modo obbligata a parlare con gli inquirenti, ma - e qui sta la novità - Mueller avrebbe fatto capire loro chiaramente che in mano ha un'altra carta: quella di un mandato di comparizione che aprirebbe uno scontro frontale tra la magistratura e la presidenza.
È la prima volta in cui il procuratore mette in chiaro di essere pronto a muoversi in questo senso e le sue parole non sono state benaccolte dallo staff di Trump. John Dowd, a capo del suo team di avvocati, ha invitato Mueller a ricordarsi che la questione "non è un gioco" e che sta "interferendo con il lavoro del presidente degli Stati Uniti". Dowd ha poi lasciato il suo posto.
Il team di Mueller ha poi fornito dettagli
più specifici sulle questioni su cui vorrebbe una risposta e un altro avvocato di Trump, Jay Sekulow, ha stilato una lista di 49 domande che ritiene potrebbero essere poste al presidente e che il New York Times ha pubblicato per intero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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