Appena insediatosi alla Casa Bianca Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo in cui impegna la propria amministrazione a costruire (o per meglio dire completare) il muro anti immigrati con il Messico. Subito sono riesplose le polemiche, con il presidente Enrique Peña Nieto che in un discorso trasmesso in tv, ha detto che il suo Paese non intende pagare (come preteso da Trump). Visto che per il progetto è prevista una spesa di circa 20 miliardi di dollari, la questione non è di poco conto.
Ora sulla questione interviene anche lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan. "All'inizio pagheremo noi, anticiperemo noi gli stanziamenti", dice in un'intervista alla Msnbc. E getta acqua sul fuoco delle polemiche divampate per l'avvio della costruzione del muro, assicurando che ci saranno "diversi modi per spingere il Messico a contribuire" alle spese. "Ci sono diversi modi per stabilire quanto loro debbano pagare", ha aggiunto il leader repubblicano, assicurando che la maggioranza del suo partito, tradizionalmente restia ad approvare grandi spese pubbliche, vuol lavorare affinché gli impegni assunti da Trump anti-immigrazione possano diventare realtà. "Il fatto è che Trump ha promesso agli americani di rendere più sicuri i confini, il muro è una parte importante di questo piano", ha detto ancora Ryan. "Lavoreremo con lui per finanziare la costruzione di queste barriere fisiche, compreso il muro, sul confine meridionale". Il Congresso intende finanziare il muro di Trump attraverso uno stanziamento di spesa speciale, di fatto al di fuori dalla finanziaria, da approvare nei prossimi due mesi.
Ryan avrebbe presentato la proposta durante il riunione del repubblicani in corso a Filadelfia, dove oggi è atteso Trump, prospettando un supplemento della legge finanziaria, che aumenterebbe quindi in modo molto consistente la spesa pubblica da parte di un governo interamente repubblicano che invece si prepara ad usare la scure su altri fronti della spesa federale. Che siano gli Stati Uniti a dover tirare fuori i soldi è confermato anche dal deputato repubblicano Chris Collins: "Il presidente ci ha detto che si farà rimborsare in un modo o in un altro e noi l'abbiamo accattato, ma nel frattempo dobbiamo essere noi a pagare" . Ma la difficoltà di ottenere i finanziamenti, e la difficoltà di riavere i soldi dal Messico, che già ha condannato a gran voce il passo di Trump, è un problema di non poco conto di cui la nuova amministrazione dovrà tenere conto
E dovranno essere affrontati anche i (non pochi) ricorsi che quasi sicuramente arriveranno da varie parti: non solo dalle organizzazioni che operano per la difesa dei diritti civili, ma anche quelle dei privati, agricoltori e allevatori, che possiedono terreni lungo il confine di 2mila miglia, solo un terzo dei quali sono federali. Per la costruzione dell'attuale barriera, che copre 650 miglia (costate in tutto 7 miliardi di dollari, quasi 5 milioni a miglio), vi erano state molto dispute con i proprietari terrieri, specialmente in Texas, che ritardarono la realizzazione della barriera, votata nel 2006 dal Congresso, contribuendo a far lievitare i costi.
Trump non prende bene le parole di Pena Nieto
"Se il Messico non intende pagare per il muro, di cui c'è grande necessità, sarebbe meglio cancellare il prossimo incontro".
Così Donald Trump, su Twitter, ha risposto alle parole del presidente messicano, che aveva escluso la possibilità per il Messico di finanziare i lavori per la costruzione del muro al confine. In un discorso televisivo, Enrique Pena Nieto aveva risposto a Donald Trump, al suo annuncio del prossimo avvio dei lavori le cui spese Washington poi addosserebbe a Città del Messico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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