Non soltanto è passata alla storia come la premier più giovane al mondo (36 anni), ma potrebbe passare alla storia per un motivo ben più importante: se il suo Paese, la Finlandia, enterà a far parte della Nato. Stiamo parlando di Sanna Marin, primo ministro finlandese eletto nel dicembre 2019 e da allora sempre più amata e apprezzata. Come abbiamo visto sul Giornale.it, senza alcun timore reverenziale, la Marin ha appena detto che è giunto il momento di riconsiderare seriamente la posizione del suo Paese e fare la scelta decisiva, da che parte stare. "La Russia non è il vicino che pensavamo fosse", ha dichiarato nei giorni scorsi, esortando a prendere la decisione "in modo completo ma rapido".
Chi è la "millennial"
A giorni sarà presentato il progetto con cui la Marin presenterà al Parlamento le motivazioni per entrare a far parte dell'Alleanza Atlantico. Sul tema è intervenuto anche il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, a Lussemburgo a margine del Consiglio Affari Esteri. "Questa settimana il governo presenterà un Libro bianco" sulla Nato "al Parlamento, il che dà al Parlamento la possibilità di discutere tutti gli aspetti di una possibile adesione alla Nato. Sulla base di quel dibattito, il governo trarrà le sue conclusioni, insieme al presidente della Repubblica. La giovane e bella premier finlandese fa parte della generazione dei millennials, con cui si definiscono i nati tra il 1981 al 1996. Sanna è stata scelta dal partito socialdemocratico per guidare lo Stato scandinavo al posto di Antti Rinne. Ha iniziato la carriera sin da giovanissima guidando la giunta comunale della città di Tampere e, a soli 25 anni, vicepresidente del partito socialdemocratito da cui poi è stata eletta deputato a 30 anni (2015) e ministro per i Trasporti e le Comunicazioni nel 2019. Poi, l'ascesa fino a diventare primo ministro. "Non ho mai pensato alla mia età o al mio genere, io penso al perché sono entrata in politica e alla cose che ci hanno fatto vincere tra gli elettori. Abbiamo molto lavoro da fare per ricostruire la fiducia", ha affermato a chi ponesse obiezioni sulla giovane età per una carica così importante come riporta il Corriere della Sera.
La sfida a Putin
Intervistata da un'emittente finlandese, la Marin ha affermato che l'Unione Europea deve ancora fare abbastanza per imporre sanzioni contro la Russia. Il blocco di 27 Paesi deve raccogliere la capacità di decidere non soltanto sul divieto delle importazioni di carbone, ma anche su un divieto atteso da tempo sulle importazioni di petrolio e possibilmente di gas naturale dalla Russia. "È chiaro che, a meno che l'energia non faccia parte delle sanzioni, continuiamo a finanziare la guerra. E questa è una situazione insostenibile”, ha dichiarato al quotidiano di Helsinki. Non lo ha mai nominato, ma il riferimento a Putin è sottinteso. "Riconosco che c'è ogni sorta di difficoltà e che i Paesi si trovano in posizioni diverse. Tuttavia, le persone muoiono ogni giorno in Ucraina. Dobbiamo porre fine alla guerra. Dobbiamo essere pronti a scendere a compromessi nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo essere pronti a pagare un prezzo per porre fine alla guerra”, ha incalzato la premier.
La proposta dei 4 giorni lavorativi
A differenza dell'Islanda, dove dal 2015 al 2019 è stato condotto un esperimento sociale considerato "travolgente" con l'introduzione della settimana lavorativa di 4 giorni, primo Paese al mondo ad avere il coraggio di introdurre una politica del genere, in Finlandia ci si è andati vicini ma la proposta della Marin di far diventare sei le ore lavorative quotidiane e ridurre la
settimana sul modello islandese mantenendo lo stipendio invariato non ha preso piede. Come ricorda il Corriere della Sera, tra pandemia e aumento delle spese pubbliche, l'operazione (per ora) non è stata fattibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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