Lo scandalo molestie non risparmia neanche le Nazioni Unite. Dopo essere finita nel mirino di Matteo Salvini quale sinonimo di “sprechi, mangerie, ruberie”, l’organizzazione mondiale si trova adesso costretta a fronteggiare una nuova vicenda dai contorni imbarazzanti. Diversi funzionari Onu hanno infatti rivelato alla stampa di avere subito abusi sessuali da parte di alti dirigenti del Palazzo di vetro.
Il quotidiano britannico The Guardian ha raccolto le testimonianze di alcuni dipendenti dell’Ufficio per i diritti delle donne. I soggetti interpellati sostengono di essere stati molestati dai rispettivi superiori. Gli abusi si sarebbero consumati negli ultimi 15 mesi. Le presunte vittime non hanno voluto rivelare l’identità dei “predatori sessuali”. Il quotidiano ha dato grande risalto ai racconti forniti da due giovani dipendenti Onu, densi di particolari “scioccanti”. Steve Lee, venticinquenne funzionario dell’Ufficio per i diritti delle donne, ha dichiarato: “Negli ultimi quindici mesi, sono stato costretto a subire reiterate violenze sessuali. Un giorno, alcuni miei superiori hanno iniziato a rivolgermi apprezzamenti imbarazzanti. Dicevano che erano attratti dai dipendenti giovani. Successivamente, hanno preso l’abitudine di inviare materiale pornografico alla mia casella di posta elettronica. Alla fine, mi hanno costretto a seguirli in una camera d’albergo. Lì, più volte alla settimana, mi sottoponevano alle peggiori umiliazioni: mi toccavano i genitali, mi invitavano a spogliarmi e mi fotografavano nudo.”
La testimonianza di Muhammad Junaid Mandoori, 26 anni, non è meno esplicita: “I superiori mi hanno subissato di telefonate a sfondo erotico. Dicevano che se avessi avuto rapporti intimi con loro avrei ottenuto in cambio una promozione. Alla fine, ho accettato. Così, mi hanno portato in una camera d’albergo e lì ho provato a soddisfare le loro richieste. Ho anche dovuto compiere atti di autoerotismo davanti a loro.”
Dopo l’esplosione dello scandalo, le Nazioni Unite hanno disposto l’apertura di un’indagine interna, diretta ad appurare la veridicità delle testimonianze rese alla stampa dai dipendenti dell’Ufficio per i diritti delle donne. Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore esecutivo di quest’ultimo, ha dichiarato: “I dirigenti accusati di tali ripugnanti crimini non sfuggiranno alla giustizia invocando l’immunità diplomatica. Le Nazioni Unite, ricorrendo a tutti gli strumenti disciplinari necessari, ripristineranno in tempi rapidi il decoro all’interno dei propri uffici. Siamo pronti a collaborare con i competenti organi giudiziari americani affinché i responsabili degli abusi vengano condannati a pene esemplari.” Ad avviso del direttore esecutivo, il numero di dipendenti-vittime di crimini sessuali sarebbe “elevato”, anche se “non ancora quantificato”. Una volta annunciata la “linea dura” ai danni dei dirigenti “predatori sessuali”, Phumzile Mlambo-Ngcuka ha riferito ai media l’immediato licenziamento di Ravi Karkara, alto funzionario dell’ufficio incriminato: “Da una prima analisi sono già emerse gravi colpe a carico di Karkara. Al fine di salvaguardare la reputazione dell’Onu, è stato deciso, dietro sollecitazione del Segretario generale Guterres, l’allontanamento del dirigente. La sua retribuzione è stata congelata.”
La reazione del Palazzo di vetro allo scandalo molestie è stata considerata “tardiva e inefficace” dall’ong Code Blue. Sharanya Kanikkannan, esponente dell’associazione, ha tuonato: “Licenziare Karkara non basterà all’Onu per uscire indenne dalla vicenda. Staremo a vedere se realmente l’organizzazione collaborerà con la giustizia americana. Le Nazioni Unite, in tutta la loro storia, hanno sempre lasciato calare il silenzio sugli scandali che le hanno coinvolte.
Ad esempio, nonostante le innumerevoli accuse di violenza sessuale avanzate in passato a carico delle forze di peacekeeping, i componenti di queste ultime continuano a vivere nell’impunità, grazie alla connivenza dei vertici Onu.”- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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