Sessant'anni di Bond, la spia mito di Fleming

Il personaggio uscito dalla penna di Ian Fleming compie 60 anni di grande schermo. Quasi 70 di carriera letteraria. Oltre venti film e quindici romanzi per raccontare lo spionaggio nella Guerra Fredda e affascinare quattro generazioni che hanno dato un volto alle spie

Sessant'anni di Bond, la spia mito di Fleming

Si è imposto nell'immaginario di quattro generazioni come la spia per antonomasia. Lo sguardo freddo e imperturbabile degli occhi di ghiaccio, la sigaretta appesa alla bocca, la sottile cicatrice sulla guancia destra - regalo di un lungo servizio nei commandos durante la seconda guerra - i capelli scuri e lo smoking con i revers sciallati di seta (come piacevano anche al Conte Max di De Sica); mentre seduto al tavolo da chemin de fer pronuncia la sua frase più nota, una semplice presentazione: "Il mio nome è Bond, James Bond".

Il 5 ottobre del 1962 nel Regno Unito, patria amata eppure abbandonata del suo inventore, Ian Lancaster Flemig, usciva in tutte le sale cinematografiche la pellicola di "Dr. No", un film a basso costo tratto dal sesto romanzo che aveva come protagonista l'agente dei servizi segreti britannici con il numero di matricola 007. Dove il doppio zero stava a significare "la licenza di uccidere". Sarà un successo al botteghino lungo sessant'anni. Perché nessuno si perderà più un film di James Bond. Almeno fino ad ora. Venticinque pellicole, venticinque successi.

In Dr. No, diretto da Terence Young e prodotto da Harry Saltzman e Albert R. Broccoli, un giovanissimo scozzese che aveva partecipato a Mr. Universo, un tale Sean Connery si imbatte in una prorompente Ursula Andress, che esce dalle acque cristalline e tropicali con un bikini bianco che farà storia. Dalla parte dei cattivi, la spietata SPECTRE, un certo Julius No, interpretato da Joseph Wiseman. Enigmatico sabotatore di missioni spaziali con due protesi di ferro al posto delle mani. Seguiranno altri interpreti, più o meno azzeccati per il ruolo di Bond. Da George Lazenby, all'americanissimo Roger Moore, dal meno apprezzato Timothy Dalton, al conturbante e britannicissimo (per quanto irlandese) Pierce Brosnan. Poi arriverà Daniel Craig e tante strane idee e cambiamenti da mettere in cantiere per il seguito di "No Time to Die". Prodotto da Michael G. Wilson e Barbara Broccoli e distribuito nelle sale lo scorso anno.

Un trionfo quello della fortunata saga di 007, dovuto prima che al cinema alla penna dello scorbutico Fleming. Agente del servizio informazioni della Royal Navy con idee geniali quanto balzane che un giorno - nel pieno svolgersi della seconda guerra mondiale - aveva notato seduto al tavolo da baccarat del casino di Estoril, uno sbruffone con vestito tux che puntava forte e si sarebbe rivelato essere una spia doppiogiochista al servizio di Sua Maestà. Quando nascosto come un paguro nella sua villa giamaicana chiamata Goldenye, l'ormai prossimo ai sessanta, si siede alla scrivania di fronte alla sua macchina da scrivere con il lungo e vanitoso bocchino pendente all'angolo della bocca, e le persiane serrate come se inviasse ancora messaggi in cifra, ripensa a quella scena, a quella spia, alle altre spie che aveva conosciuto in guerra, e inizia a battere sui tasti. Era il 1952, e nel giro di un anno, pubblicherà Casino Royale, il suo primo capolavoro su carta stampata. Per la consacrazione del cinema, e del grande pubblico, dovrà aspettare. Ma sarà un'attesa da valerne la pena. Perché da allora il mondo, per quanto altri scrittori di spionaggio e perfino lui stesso abbiano "chiarito" che le missioni delle spie hanno poco a che fare con le rocambolesche avventure di 007; quando penserà ad un agente segreto, penserà proprio a Bond, quell'incorreggibile sciupafemmine di James Bond.

Nel sessantesimo anniversario della lunga vita di Bond tante cose sono cambiate. Una su tutte, è che il volto più noto che ha interpretato sul grande schermo la spia immaginata da Fleming, l'indimenticabile Sean Connery, non c'è più. E quella che nonostante i tentativi, e tutti gli attori che hanno interpretato l'agente doppio zero con la licenza di uccidere, ora che Craig ha lasciato, nessuno mai come lui, anche ora che il posto vacante. L'altra, è che la Guerra Fredda, che sembrava giunta al termine almeno nella vita vera, sembra proprio essere ricominciata. Gli amanti del genere incrociano le dita per un futuro degno del mito, e sicuramente per uno scongelamento dei fronti. I più nostalgici intanto rispolverano i romanzi in attesa dei prossimi film. Alcuni li ha ripubblicati Adelphi in un'elegante rilegatura total black.

Altri tratti importanti del Fleming-pensiero, quell'indimenticabile scorbutico britannico dalle parole brillanti quanto affilate, li si può cercare in qualche negozietto di libri usati. Uno su tutti, Solo per i tuoi occhi. Presente azzeccattissimo per chiunque volesse festeggiare adeguatamente l'età pensionabile di Bond.

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