Si riapre la rotta balcanica: in arrivo oltre 60mila migranti

I timori della Croazia: 60mila immigrati pronti ad entrare in Ue. Allertati sette dipartimenti per aumentare i controlli al confine e fermare i migranti

Si riapre la rotta balcanica: in arrivo oltre 60mila migranti

Sessantamila migranti pronti ad entrare in Europa. E attraverso la rotta balcanica riversarsi in Germania, Austria e Italia. Dopo la chiusura delle frontiere ad Est grazie all'accordo miliardario con la Turchia di Erdogan, ora l'ondata migratoria potrebbe riprendere la via che dalla Grecia porta all'Albania, passando poi per Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Croazia. Ed è proprio Zagabria a lanciare l'allarme, mettendo in allerta i dipartimenti di polizia per intensificare i controlli alla "frontiera esterna" dell'Ue per impedire una nuova crisi umanitaria.

"Qui, se trovano un punto debole saranno guai", riferisce una fonte anonima del ministero degli Interni della Croazia al Piccolo. E "qui" significa il confine con la Bosnia. Sono molti i punti deboli che alcuni gruppi di migranti stanno cercando. Non appena lo troveranno, il rischio è che tutta la massa di immigrati si riversi lì. Entrando in Europa. Secondo la polizia slovena sarebbero 60mila i profughi fermi tra la Grecia e l'Albania ma pronti, non appena si aprirà un varco, a riversarsi nell'Ue. Senza contare che nei primi 4 mesi del 2018 già 1.266 clandestini hanno cerato di varcare il confine che divide Slovenia e Croazia. Un boom del 280% rispetto all'anno scorso. Qualcosa, insomma, sta cambiando. In fondo la rotta Mediterranea, dopo gli accordi tra Italia e Libia, non è più così in voga e gli sbarchi si stanno riducendo drasticamente.

Le prime avvisaglie già ci sono state. Piccoli numeri, per carità. Ma sarebbero solo un assaggio. "Secondo Slobodan Ujić, direttore del Dipartimento dei servizi esteri - scrive il Piccolo - nei primi dieci giorni di questo mese circa 100 migranti sono entrati quotidianamente in Bosnia-Erzegovina. Si tratta di gente proveniente da Siria, Libia, Afghanistan, Palestina, Pakistan, Algeria, Marocco, Iraq, Turchia, Iran e Tunisia".

A confermare la preoccupazione sul fallimento dell'accordo Ue-Turchia ci sono pure le dichiarazioni e le analisi dell'Europa. "La situazione rimane fragile", ha ammesso infatti il commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Anche perché, fanno sapere da Bruxelles come riporta La Stampa, "hanno visto un aumento significativo dal marzo 2018 sia per le isole greche (9.349 dall’inizio del 2018) che per il confine terrestre (6.108 fino a oggi)".

Quindi, se è vero che la situazione rispetto a un paio di anni fa "si è complessivamente stabilizzata lungo la rotta dei Balcani occidentali", non si può non notare che "negli ultimi mesi sono stati segnalati maggiori movimenti attraverso Albania, Montenegro e Bosnia-Erzegovina".

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