Sierra Madre, il relitto che sta fermando la Cina

Incagliata in una secca del Mar Cinese Meridionale, la nave - un residuato della Seconda guerra mondiale - è l'ultimo avamposto delle Filippine nell'area contesa con la Cina

Sierra Madre, il relitto che sta fermando la Cina

Il suo primo nome fu USS LST-821 ed è stata varata nel 1944 per essere spedita come nave da operazioni anfibie nel teatro di Okinawa. A fine conflitto, prese il nome di USS Harnett County, e dopo più di venti anni venne spedita di nuovo in guerra, a pattugliare il delta del Mekong in quell'inferno che fu il Vietnam. Da lì, dopo un breve servizio nella Marina del Vietnam del Sud, passò alla Marina delle Filippine. Fu battezzata Brp Sierra Madre e nel 1999, il comando di Manila scelse di dare a quell'imbarcazione ormai obsoleta e pronta ad abbandonare la navigazione una nuova "vita". Forse il destino più crudele per una nave. O forse, al contrario, il modo più strano e allo stesso tempo scenico per non condannarla alla demolizione.

Perché oggi la Brp Sierra Madre è una nave immobile, incagliata e crivellata di colpi. La sua prua non fende più le onde, ma sono le onde a colpire e trapassare lo scafo. E per un curioso caso della storia, il suo nome è diventato famoso solo quando ha smesso di fare quello per cui è nata, cioè navigare. O meglio, quando è stato deciso di farla incagliare nel Mar Cinese Meridionale, trasformandola in un avamposto con cui le Filippine difendono quel tratto di mare dalle ambizioni della Cina. Un ultimo baluardo fatto di ferro, ruggine e salsedine, dove Manila ha un presidio militare e che grazie a un artifizio legale non è considerato un relitto, bensì un'unità a tutti gli effetti della Marina filippina. E quindi una piccolissima area sovrana delle Filippine a largo delle Isole Spratly.

La storia del Sierra Madre torna ciclicamente nelle cronache dei rapporti tra Manila e Pechino. Qualche settimana fa, il segretario agli Affari esteri filippino, Teodoro Locsin, ha annunciato che due navi della guardia costiera cinese avevano assalito con cannoni ad acqua due imbarcazioni inviate per rifornire l'avamposto. Il governo filippino ha protestato, ma la questione, che può sembrare paradossale, rischia di essere solo la punta dell'iceberg di una serie di dispute e di rivendicazioni che dividono i due Paesi. E che coinvolgono quell'ammasso di ferro arrugginito che oggi, con le crescenti tensioni dell'Indo-Pacifico, rischia di diventare un vero e proprio simbolo della sfida all'espansione della Cina.

Le richieste da parte della Cina di rimuovere il relitto vengono costantemente rispedite al mittente. Il comandante generale dell'esercito filippino, Andres Centino, ha ribadito ai media nazionali che il relitto del Sierra Madre rimane lì come presidio militare e rifugio per i pescatori che si addentrano attraverso quelle secche a un centinaio di miglia ad ovest di Palawan. "È lì per affermare i nostri diritti sovrani", ha detto Centino. E visto che per il governo quel territorio è all'interno della zona economica esclusiva nazionale, il relitto del Sierra Madre rimane lì: piattaforma immobile, tanto fondamentale quanto inservibile.

Dalle Filippine, nonostante la netta presa di posizione contro qualsiasi tentativo di rimuovere la nave, arrivano comunque segnali per stemperare le tensioni con la Cina. Attacchi con cannoni ad acqua sono ritenuti atti ostili ma non attacchi armati, in modo da non dare adito alla possibilità di far scattare accordi di mutua difesa firmati con gli Stati Uniti. Ma certo, è un motivo di tensione in un'area già particolarmente critica come quella indo-pacifica.

Per ora Pechino attende. I militari cinesi non possono rimuoverla per evitare di scatenare un pericoloso effetto-domino in tutta la regione. Ma l'irritazione cinese è lampante, soprattutto perché sembra incredibile che la superpotenza asiatica, con una flotta che aumenta ogni anno nei numeri e nel valore, venga fermata con un ammasso di ferro semi-affondato.

E c'è chi crede che molto presto la Repubblica popolare si attiverà definitivamente per porre fine a quell'avamposto. Un'immagine che per il Sierra Madre forse è la vera grande vittoria della sua straordinaria "carriera".

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