Sousse, la storia del sopravvissuto: "Così lo staff dell'hotel ci ha salvato"

Una catena umana per fermare il killer in azione. Il racconto di un inglese spiega la foto della strage

Sousse, la storia del sopravvissuto: "Così lo staff dell'hotel ci ha salvato"

Immobili dietro a un killer armato di kalashnikov, come raggelati da quell'attimo di terrore sulla spiaggia di Susa, teatro di una strage in Tunisia firmata da un ragazzo e rivendicata dall'Isis. Una foto dei momenti appena successivi alla sparatoria, che ha lasciato quasi quaranta persone senza vita, ha sollevato molte domande in chi l'ha vista.

Perché non scappano? Perché stanno a guardare mentre Seiffedine Rezgui cammina sul bagnasciuga con il kalashnikov in mano? La risposta potrebbe averla fornita un turista britannico, uno dei sopravvissuti ai fatti tunisini.

"Non stanno osservando quello che accade, stanno salvando molte vite", ha scritto su twitter John Yeoman, che venerdì si trovava a Susa con la moglie, per una vacanza, nel resort vicino al luogo dove il killer ha aperto il fuoco. "Le persone che si vedono sullo sfondo hanno formato una catena umana", ha spiegato. Una barriera per cercare di bloccare la strage.

Membri dello staff di un hotel vicino. Ecco chi erano quegli uomini che nella foto si vedono bene, poco più indietro del killer. Un terzo turista, che si trovava in spiaggia con la fidanzata in quegli attimi, ha raccontato alla coppia inglese cosa sia avvenuto.

"Gli hanno gridato 'Dovrai passare sul nostro corpo e noi siamo musulmani'", ha raccontato.

Un'azione che potrebbe avere salvato molte vite. "Tutti ripetono 'sono i musulmani, sono i musulmani' - ha aggiunto la moglie del turista -, ma non è così, non è colpa loro. E non c'è modo per esprimere la nostra gratitudine nei loro confronti".

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