Barcellona è sotto assedio e gli scontri tra manifestanti separatisti e poliziotti sono fuori controllo. Le ramblas della cittadina spagnola stanno vivendo ore di violenze inaudite e di terrore da guerriglia urbana.
La polizia nazionale è dovuta intervenire per cercare di calmare gli animi dei 520mila manifestanti indipendentisti che si sono riversati lungo le vie di Barcellona già dalle prime ore del pomeriggio. In questi istanti, migliaia di agenti in tenuta antisommossa hanno caricato i separatisti catalani sparandogli addosso proiettili di gomma e gas lacrimogeni, con la speranza di disperdere la folla oceanica di persone che stanno marciando verso Placa Urquinaona. Gli scontri sono iniziati pochi minuti fa nei pressi del quartier generale delle forze dell'ordine. Nel frattempo, i rivoltosi stanno continuando ad attaccare le squadre di polizia in azione lanciando pietre, bottiglie, transenne di ferro, e qualsiasi oggetto contundente in grado di ferire i poliziotti.
Si contano già i primi feriti (44 e 2 poliziotti colpiti alla testa da pietre) e i primi arresti (10) tra i manifestanti, e questo triste bollettino di guerra sembra destinato (purtroppo) a salire nelle prossime ore, data la ferma intenzione dei separatisti nel continuare la propria rivendicazione di Indipendenza. Proprio per questo, il dipartimento degli interni della polizia della Catalogna ha invitato la popolazione a barricarsi in casa e a tenere uno stato di allerta massimo, perchè tuttora non è possibile prevedere in cosa possa sfociare la rabbia dilagante dei rivoltosi catalani.
Gli episodi di violenza non si fermano a questa notte. Da inizio settimana, infatti, i ribelli catalani hanno lanciato bombe molotov contro edifici pubblici e vetrine di negozi lungo le vie principali di Barcellona. È questa la drammatica situazione che la popolazione sta vivendo in queste ore di scioperi e violente proteste, in balia delle frange più estreme dei cosiddetti indipendentisti spagnoli che rivendicano a gran voce l’indipendenza della Catalogna.
La scintilla di questa nuova ondata di manifestazioni separatiste è stata la delibera delle pesanti condanne (dai 9 ai 13 anni reclusione) inflitte ai leader catalani che nel 2017 avevano cercato con un improbabile (e fallito) colpo di stato “regionale” di affermare l’indipendenza totale della più ricca regione spagnola, per l’appunto la Catalogna, che rappresenta un quinto del Pil spagnolo.
Oggi è il quinto giorno di mobilitazione massiccia che ha richiamato e assemblato per le strade della capitale catalana decine di migliaia di separatisti provvisti di bandiere, megafoni e bombolette spray con le quali rivendicano sui muri e sulle vetrine dei negozi cittadini tutta la loro rabbia e volontà di ottenere la tanto bramata autonomia totale dalla capitale spagnola di Madrid.
In queste ore è infatti attesa una nuova manifestazione che sta letteralmente bloccando Barcellona, tanto che in giornata sono già arrivati a quota 57 i voli cancellati all’aeroporto di Barcellona-El Prat. Le autorità locali hanno già allertato la popolazione di rimanere in casa. Le forze dell’ordine sono pronte ad affrontare una nuova notte di barricate e il conseguente sconvolgimento della città, come testimoniano i diversi arresti (oltre 110) compiuti da inizio settimana a ieri notte.
Queste proteste segnano comunque l’inizio di una nuova fase della strategia indipendentista, messa a punto dai diversi movimenti separatisti. È la prima volta dal fallito tentativo secessionista del 2017, che l’indipendenza della Catalogna viene rivendicata usando anche la violenza come arma politica.
La violenza ha "gravemente danneggiato le istituzioni e la reputazione internazionale della Catalogna", ha commentato il ministro degli Interni Fernando Grande-Marlaska.
Nelle strade di Barcellona, come
nel resto della regione, la questione dell'indipendenza si divide. Secondo l'ultimo sondaggio pubblicato a luglio dal governo regionale, il 44% della popolazione è a favore dell'indipendenza, mentre il 48,3% è contrario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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