Gli Stati chiave e il loro peso elettorale

Alla vigilia i sondaggi vedono Hillary Clinton in vantaggio, ma le sorperse sono dietro l'angolo. Donald Trump può ancora farcela, ma deve fare breccia negli "stati chiave"

Gli Stati chiave e il loro peso elettorale

North Carolina (15 grandi elettori) - Uno degli stati più battuti in questa campagna elettorale. Storicamente favorevole ai Repubblicani, qui i Democratici hanno assistito di recente a una serie di trend che potrebbero volgere la situazione a loro favore, come l’afflusso di professionisti bianchi e colti nella cintura urbana tra Raleigh e Charlotte e un incremento dell’elettorato afro-americano, passato dal 18 al 23%, conseguenza in parte della campagna di Obama che qui vinse nel 2008 ma perse nel 2012 a favore di Mitt Romney. Proprio in questo bacino si gioca la partita decisiva: la Clinton non è riuscita a suscitare un grande entusiasmo. Trump ha lavorato molto per conquistare i cuori delle terre rurali, in particolare a Est, dove il cotone una volta era una forza propulsiva e oggi langue.

Florida (29 grandi elettori) - È ancora un volta lo Stato che potrebbe fare la differenza, come già avvenuto in altre occasioni. Per Trump è essenziale conquistarla. I Democratici hanno il vento in poppa, alimentato dal massiccio voto anticipato degli immigrati portoricani e dei "latinos". Anche i giovani cubani americani si sono allineati con la candidata democratica.

Pennsylvania (20 grandi elettori) - Stato dalla grande rappresentanza delle working e middle-class bianche che ha votato democratico nelle passate sei elezioni, ma Trump che ha cercato di smuovere. Clinton si è invece concentrata quasi esclusivamente sulle aree di Filadelfia, nell’est e Pittsburgh nell’ovest, due pilastri blu. Un sondaggio del Washington Post attribuisce 5 punti di vantaggio alla Clinton ma la sua campagna ha avuto delle difficoltà, tanto che negli ultimi giorni il vicepresiente Joe Biden, nato proprio in Pennsylvania, ha trascorso un intero week end in suo sostegno.

Arizona (11 grandi elettori) - Dal 1996 il Grand Canyon State non vota per un candidato democratico dal 1996, quando fu eletto Bill Clinton. Gli ultimi sondaggi davano Trump in lieve vantaggio ma l’early voting sembra possa aver favorito i Democratici: venerdì, l’ultimo giorno in cui si poteva votare in anticipo, migliaia di cittadini erano in fila. È indicativo anche il fatto che il repubblicano Joe Arpaio, lo sceriffo della contea di Maricopa, famoso per le proposte-choc e le inchieste sul certificato di nascita di Barack Obama, rischia di non esser rieletto dopo 24 anni.

Nevada (6 grandi elettori) - Sulla carta può essere la "tomba" di Trump. Gliel’ha scavata Harry Reid, che fu leader della minoranza Democratica al Senato tra il 2005 e il 2007. Il Nevada ha votato per il candidato che ha vinto le elezioni in tutte le presidenziali dal 1992 ad oggi; eppure è diviso nettamente tra elettori repubblicani e democratici. E negli ultimi anni ha cambiato composizione demografica: quasi un terzo dello Stato è ispanico, con una crescente popolazione di asiatici. Reid è riuscito a portato a livelli record l’affluenza dei latinos.

Colorado (9 grandi elettori) - Uno degli Stati più altalenanti tra gli Swing State: nel 2004, votò compatto per George W. Bush, con una percentuale superiore alla media nazionale. Appena quattro anni più tardi, ha fatto lo stesso ma per Barack Obama. E fu così anche il mandato successivo. Stavolta sembra propendere a favore di Hillary Clinton (complice probabilmente la crescente popolazione ispanica, aumentata più del 20%). Se dovesse finire nella colonna "blu" sarebbe la prima volta negli ultimi 100 anni ad aver votato Democratico per tre volte di fila.

Georgia (16 grandi elettori) - Punta verso Trump. L’ultima volta che votò democratico fu per Bill Clinton, nel 1992, per cui stavolta sembrava dover andare di diritto alla ex First Lady. E invece la battaglia si è fatta infuocata: gli ultimi sondaggi danno Trump in lieve vantaggio oppure con un distacco che rientra nel margine di errore. La Clinton può sperare nello strabordante sostegno degli afroamericani di Atlanta (la vota l’89% dei neri secondo un recente sondaggio NBC/Wall Street Journal/Marist, rispetto al 5% per Trump). Occorre vedere se riuscirà a mobilitare anche latinos e asiatici.

Iowa (6 grandi elettori) - Conquistato da Obama tanto nel 2008 che nel 2012, stavolta potrebbe andare a Trump grazie all’elettorato bianco e con scarso livello di istruzione. Assegna solo 6 grandi elettori, ma nello stretto cammino verso la Casa Bianca di Trump potrebbe risultare essenziale.

Michigan (16 grandi elettori) - È dal 1988 che non sostiene un repubblicano alla Casa Bianca. Eppure questo Stato industriale, alla Clinton ha già riservato un brutta sorpresa alle primarie, votando Bernie Sanders. Con il 72% della popolazione bianca e un livello di istruzione non elevato, la Clinton, che è forte sopratutto tra le minoranze, adesso è in difficoltà.

Wisconsin (10 grandi elettori) - Lo Stato dove è nato il Partito Repubblicano non manda alla Casa Bianca un repubblicano dal 1964, ma Trump, puntando sulla classe operaia che ha sofferto in prima battuta il declino della industria manifatturiera americana, sta tentando di rovesciare la partita. Non ha lavorato per lui Paul D. Ryan, lo speaker repubblicano alla Camera, eletto proprio in Wisconsin, che non gli ha mai dato l’endorsement, anche se il primo novembre ha votato per Trump.

Virginia (13 grandi elettori) - Mesi fa il vantaggio di Clinton era così ampio che entrambe le campagne elettorali cessarono gli annunci pubblicitari in tv. Ma poi la corsa si è fatta più serrata ed entrambi sono tornati in tv.

New Hampshire (4 grandi elettori) - Piccolo e indipendente, non è un gran premio in ballo con i suoi soli 4 grandi elettori da assegnare, ma è terreno di scontro a causa di un’agguerrita comunità repubblicana in un’area tradizionalmente democratica. Qui infatti, il partito dell’Asinello ha vinto quattro delle ultime 5 elezioni. Ma la corsa della Clinton, che sembrava primeggiare senza tanto sforzo, si è affievolita nelle due ultime settimane e i sondaggi la davano in calo dopo l’annuncio dell’apertura della nuova inchiesta dell’Fbi.

New Mexico (5 grandi elettori) - La terra dell’incanto è stato una roccaforte democratica nelle ultime due tornate elettorali, con Obama che qui ha conquistato un margine a doppia cifra sugli sfidanti repubblicani. Anche Trump, con le sue dure posizioni sugli immigrati e la proposta di costruire un muro al confine con il Messico, fa fatica a fare breccia nel cuore dell’elettorato, che per oltre un terzo è ispanico. A complicare le cose, c’è il terzo incomodo, il candidato del Partito Libertario Gary Johnson, governatore dello Stato per due mandati: le previsioni gli assegnano il 7% dei voti. A chi ruberà più voti?

Utah (6 grandi elettori) - Stato "rosso" per eccellenza, non ha scelto un democratico dal 1964. Ma potrebbe riservare una sorpresa anche per Trump, grazie a un ex agente della Cia: Evan McMullin, mormone, conservatore indipendente. È testa-a-testa con Trump, davanti a Clinton. Le simpatie che raccoglie tra molti mormoni sono la prova di come i mormoni guardino con sospetto il magnate newyorkese. Il 62% dei 3 milioni di abitanti dello Utah è mormone.

Ohio (18 grandi elettori) - Conquistato da Barack Obama nel 2008 e nel 2012, questo Stato ha però una popolazione formata per l’80% da bianchi e il peso della working e middle-class americana in ansia per l’economia potrebbe essere decisivo e favorevole a Donald Trump. E infatti il candidato repubblicano, dopo una fase stentata, è in vantaggio nei sondaggi di 5 punti (Washington Post).

Uno Stato da conquistare per Trump se il repubblicano vuole sperare nella vittoria finale, considerato anche che di solito chi conquista l’Ohio diventa presidente. La campagna della Clinton è stata molto pressante sull’Ohio negli ultimi giorni. Venerdì scorso Beyoncé, Jay Z e Katy Perry sono corsi a Cleveland per sostenere l’ex segretaria di Stato.

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