L'esercito statunitense ha intercettato con successo un missile balistico a medio raggio. E’ quanto si legge in una nota della Missile Defense Agency. Il test è avvenuto questa notte al largo della costa occidentale delle Hawaii. Il missile bersaglio è stato distrutto da un intercettore SM-3 IIA lanciato dalla USS John Finn (DDG-113), cacciatorpediniere classe Arleigh Burke della US Navy. Si tratta della seconda intercettazione consecutiva per il sistema d’arma della Raytheon in fase di sviluppo da parte di Stati Uniti e Giappone. Lo scorso settembre un SM-3 IB lanciato dalla cacciatorpediniere giapponese Atago (DDG-177) ha intercettato con successo un missile bersaglio al largo delle coste di Kauai, nelle Hawaii.
Stati Uniti: L'architettura Aegis
La griglia di difesa hit-to-kill
L'architettura Aegis Combat System della Marina Militare degli Stati Uniti è strutturata su 36 cacciatorpediniere equipaggiate con intercettori SM-2, SM-3, SM-6. L’SM-6 diventerà il pilastro della flotta, mentre ad oggi il sistema di difesa balistica si basa sull’intercettore SM-3. Tali sistemi di difesa, così come abbiamo sempre rilevato, hanno limitate capacità di intercettazione ed in ogni caso contro una manciata di missili all’interno della loro zona di difesa. La griglia missilistica di difesa non è assolutamente progettata per difendere l'oceano aperto. L'architettura Aegis non concepita in alcun modo per contrastare un attacco di saturazione di una super potenza. Non esistono batterie THAAD in Giappone, mentre anche le batterie Patriot sono progettate per intercettare i missili a corto raggio durante la loro fase terminale. Gli SM-3 potrebbero colpire un missile della Corea del Nord, ma incrociatori e i cacciatorpediniere Aegis dovrebbero trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Sarebbe opportuno rilevare che gli attuali intercettori Aegis sono stati testati con successo solo una volta contro un obiettivo di classe IRBM.
Stati Uniti: Intercettore SM3-IIA
L’SM3-IIA in fase di sviluppo da parte di Stati Uniti e Giappone garantirà nuove capacità rispetto ai sistemi IRBM, ma non è stato ancora schierato. L'idea alla base di questo accordo di condivisione dei rischi è che, una volta operativo, il missile equipaggerà le cacciatorpediniere Aegis di entrambi i paesi e le batterie Ashore a terra del Giappone e nell’Europa orientale. La piattaforma Aegis Ashore si basa sul Vertical Launching System MK-41, sistema universale di fuoco rapido contro le minacce ostili. E’ una piattaforma standard in grado di lanciare svariati vettori: dai missili da crociera agli intercettori esoatmosferici SM-3. Questi ultimi sono progettati per colpire i missili balistici con una portata di 1.350 miglia nautiche. Rispetto alla precedente versione, la variante SM-3 Block IIA (non ancora entrata in servizio) implementa un intercettore esoatmosferico più grande (evidenziati possibili problemi di compatibilità con i lanciatori Mark 41) e maneggevole, con maggiore autonomia ed un nuovo sistema di puntamento a infrarossi con avanzate capacità di discriminazione del bersaglio. Rispetto ai suoi predecessori, l’SM-3 Block IIA trasporta più carburante, garantendo maggiore velocità ed autonomia. L’intercettore è stato progettato principalmente per affrontare i missili balistici a raggio intermedio (IRBM), anche se in futuro ed in determinate condizioni potrebbe essere rivolto contro gli ICBM.
Dal 2000 ad oggi la Marina ha ufficialmente intercettato 28 dei 38 bersagli. Tuttavia tali dati andrebbero analizzati con la giusta chiave di lettura poiché annoverano anche le simulazioni in laboratorio che, ovviamente, non rappresentano contesti operativi.
L’intercettore SM-6
Il sistema d’arma endoatmosferico SM-6 è progettato per intercettare i missili balistici durante la fase terminale di volo con una portata di circa 380 km. L’SM-6 combina la propulsione e l'avionica dell’SM-2 con un cercatore avanzato a medio raggio. La Marina militare statunitense ha lanciato un missile SM-6 Dual-1 del programma del Sea-Based Terminal per la prima volta nel luglio del 2015, intercettando e distruggendo un bersaglio balistico a corto raggio in mare negli ultimi secondi di volo. E' stato testato nuovamente nel dicembre del 2016, distruggendo con successo un bersaglio balistico a medio raggio in mare. Il sistema può essere impiegato nella lotta anti-aerea, nella difesa missilistica balistica terminale e contro obiettivi di superficie. Il 30 maggio scorso, gli Stati Uniti sono riusciti ad intercettare per la prima volta un bersaglio che ha simulato per velocità e portata un missile balistico intercontinentale (ICBM) nordcoreano. Raytheon ha già consegnato più di 330 missili SM-6 con linea di produzione pienamente operativa.
L’SM-3 tra il gennaio del 2002 ed il 14 agosto scorso ha colpito 29 volte il bersaglio su 37 test reali.
NATO missile defense system
Lo scudo europeo
Le postazioni di fuoco europee dello Scudo Spaziale USA/NATO sono in Polonia ed in Romania. La piattaforma Aegis Ashore si basa sul Vertical Launching System MK-41, sistema universale di fuoco rapido contro le minacce ostili. Il Mar Mediterraneo così come il Mar Adriatico e Ionio, rappresenta il fulcro delle capacità offensive dello scudo con rotazione costante dal 2011 di incrociatori lanciamissili classe Ticonderoga e Arleigh Burke con base a Rota, in Spagna. Le due stazioni di allarme precoce sono state schierate presso la stazione della RAF di Fylingdales ed in Turchia. La stazione mobile AN/TPY (Army Navy / Transportable Radar Surveillance) è stata schierata presso la base Kürecik, in Turchia, nel gennaio del 2012.
Postazione di fuoco di Deveselu, Romania
Il sistema missilistico di difesa Aegis Ashore in Romania è stato dichiarato operativo il 12 maggio del 2016 (con prevedibili obiezioni della Russia). Si estende su una superficie di 175 ettari e comprende una stazione radar, un centro di controllo operativo e le postazioni di fuoco. Il sito di Deveselu ospita una batteria di intercettori cinetici SM-3 Block IB.
Postazione di fuoco di Redzikowo, Polonia
I lavori sul secondo sistema Aegis Ashore in Europa, in Polonia, sono iniziati ufficialmente il 18 maggio del 2016. Il sito polacco di Redzikowo sarà il primo ad essere equipaggiato con il missile intercettore SM-3 Block IIA. Rispetto al missile SM-3 IB attivo in Romania è molto più veloce e possiede una maggiore gittata. Secondo quanto previsto inizialmente, il sito di Redzikowo sarebbe dovuto entrare in servizio entro l’anno. Il sito polacco dello scudo antimissile della NATO in Polonia ha accumulato un ritardo di due anni e non sarà operativo almeno fino al 2020. La Commissione Servizi Armati del Senato non ha ritenuto opportuno approfondire la natura dei ritardi e cosa potrebbe comportare questo slittamento sulla timeline di sviluppo dell’European Phased Adaptive Approach.
La vulnerabilità teorica di rispondere ad un attacco preventivo
L’Architettura Strategica Ipersonica cancella le teoriche vulnerabilità strategiche
La griglia radar degli Stati Uniti è in grado di rilevare e tracciare tutte le possibili traiettorie dei missili balistici russi lanciati verso il territorio USA. Qualsiasi tipo di attacco contro gli Stati Uniti non giungerebbe all’improvviso: centinaia di testate statunitensi sarebbero già in volo ancor prima che il suolo USA venisse colpito. Tuttavia affermare che lo scudo americano in Europa possa essere in grado di intercettare i missili balistici intercontinentali russi e cinesi è pura fantasia. Mosca è pienamente consapevole che non esiste uno scudo di difesa antimissile in grado di azzerare una minaccia stratificata di proiezione lanciata da una potenza nucleare. Ed è un dato inconfutabile. Lo scudo USA non è assolutamente concepito per contrastare le forze strategiche stabilite come Russia e Cina. Nella remota ipotesi che si verificasse uno scenario da giorno del giudizio, lanci multipli in First e Second strike di missili balistici intercontinentali equipaggiati con testate Marv, gli Stati Uniti non sarebbero in grado di difendere il territorio americano. E l’Architettura Strategica Ipersonica riscriverà nuovamente la deterrenza, rendendo del tutto vane le attuali e già inefficaci contromisure. Proprio la Russia sta tentando di rimodellare quella presunta e teorica vulnerabilità alla sua capacità di rappresaglia completamente assicurata che Pechino vuole raggiungere con sistemi di ultima generazione come i DF-31 e JL-2. E’ un modello prettamente teorico collegato alla remota prospettiva di utilizzare asset nucleari. Tuttavia la vulnerabilità teorica di rispondere ad un attacco preventivo intacca la capacità politica e la libertà di agire in modo indipendente.
Secondo i dati della commissione militare russo-cinese, la difesa missilistica degli Stati Uniti comprende 30 intercettori basati sul terreno (GBI), 130 missili SM-3 e 150 complessi di difesa missilistica. Secondo la Russia, Washington ha schierato 60 intercettori in Europa e altri 150 al Pacifico.
L’affidabilità dello scudo missilistico Ashore
Nel penultimo test ufficiale avvenuto lo scorso febbraio, il nuovo intercettore SM-3 Block IIA lanciato dal Pacific Missile Range Facility a Kauai, nelle Hawaii, ha mancato il missile bersaglio. Lo Standard Missile 3 Block IIA è un sistema in via di sviluppo. In futuro armerà anche le batterie dello scudo missilistico Ashore in Europa orientale.
In base ai dati ufficiali si sarebbe trattato del quinto test di volo per il sistema SM-3 Block IIA, il terzo contro un bersaglio che simulava un missile balistico nemico. Il missile, sviluppato da Raytheon, è un progetto congiunto tra Stati Uniti e Giappone per contrastare le minacce balistiche provenienti dall’Iran e dalla Corea del Nord. Nel test avvenuto il 26 giugno dello scorso anno, il cacciatorpediniere USS John Paul Jones (DDG-53), terzo della classe Arleigh Burke su sistema di combattimento Aegis Baseline 9.C2, non è riuscito ad intercettare un missile balistico a medio raggio lanciato dalle Hawaii. Soltanto nel primo test avvenuto un anno fa ed eseguito dalla medesima unità, l’intercettore ha colpito il bersaglio. La USS John Paul Jones è la piattaforma per i test di intercettazione della US Navy subentrata alla USS Lake Erie (CG-70) classe Ticonderoga. Sia che abbiano successo o meno, questi lanci sono necessari per lo sviluppo del sistema d’arma. Il fallimento dei test non si deve tradurre in totale insuccesso del programma, ma sottolinea le difficoltà nel sviluppare questa tecnologia e di quanto sarebbe incosciente affidarsi ad essa come parte di qualsiasi ipotetica azione militare contro la Corea del Nord e l’Iran.
Boost Phase Intercept
Il ciclo missilistico è diviso in tre fasi: spinta, manovra nello spazio e terminale. Tutti gli asset (Usa, Nato, Russia) concepiti per ridurre la percentuale dei missili in entrata e per garantire la rappresaglia, si basano sul lancio di intercettori. Sistemi come i Patriot, THAAD e Aegis sono progettati per intercettare i missili balistici intercontinentali nella seconda e terza fase del volo. Il Ground-Based Midcourse Defense ed i missili SM-3 sono progettati per colpire i missili nello spazio. Il Kinetic Kill del Terminal High Altitude Area Defense o THAAD, così come la versione Patriot, PAC-3 del Ballistic Missile Defense, sono ritenuti in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto nella sua fase terminale, in prossimità del suo obiettivo. Nella Boost Phase Intercept, l’intercettazione del missile avviene nella fase iniziale di spinta ed accelerazione, nei secondi in cui l’ICBM è facilmente rilevabile dai sensori infrarossi e non ha ancora attivato le contromisure destinate alle testate in rientro. Il problema con la fase di spinta è che le difese devono reagire molto rapidamente. Ciò significa che il sistema d’arma dovrà essere il più vicino possibile al territorio nemico. Tuttavia, la maggior parte dei missili balistici moderni si basano su lanciatori mobili, rendendo difficile la loro identificazione.
I sistemi Patriot sono concepiti per proteggere aree relativamente piccole come porti o strutture sensibili. Il THAAD è progettato per difendere un’area più vasta mentre Aegis potrebbe teoricamente difendere migliaia di chilometri quadrati. Per garantire un finestra utile di tiro e tentare di intercettare quel missile nella sua fase di spinta, l’Aegis si dovrebbe trovare vicino al punto di lancio. Intercettazione che, lo ricordiamo, non è mai stata effettuata in una situazione reale di combattimento. THAAD, Patriot ed Aegis, hanno dimostrato affidabilità nei test, ma per lo più contro bersagli a breve distanza ed in condizioni ottimali.
L'intercettazione ad impulso
Il concetto della strategia di intercettazione ad impulso, è strutturato su droni in pattugliamento persistente equipaggiati con laser ad alta energia che avrebbero anche il vantaggio, rispetto ai sistemi terminali, di garantire la ricaduta dei missili distrutti in Corea del Nord o nel Mare del Giappone, piuttosto che in una città giapponese (se il Giappone fosse l'obiettivo) o una base militare statunitense nella regione. La sua quota di volo, 63 mila piedi, conferirebbe al drone un intervallo molto più lungo per ingaggiare la minaccia. A differenza del laser COIL installato sul 747, piattaforma prescelta per trasportare le sostanze chimiche e l'elettronica necessaria per generare un fascio ad alta energia da un megawatt, i nuovi laser a stato solido sono molto più piccoli. Gli Stati Uniti spingono per una flotta di droni equipaggiati con sistemi laser ad alta energia in grado di intercettare missili balistici intercontinentali della Corea del Nord nella fase di spinta. L’obiettivo è una griglia UAV HALE, High-Altitude Long Endurance, in pattugliamento persistente entro la metà del prossimo decennio, con dimostrazione tecnologia fissata per il 2021 ed in servizio dal 2023. I droni dovranno operare dal Pacific Missile Range Facility nelle Hawaii alla Edwards Air Force Base, in California. La Missile Defense Agency chiede un drone in grado di volare a 63 mila piedi, un’autonomia di 36 ore, con velocità di crociera a Mach 0.45 all'altitudine di pattugliamento. La capacità di carico utile minima richiesta è di 2.268 kg fino a 5.670 kg. La potenza disponibile minima per il carico utile è di 140 kW fino ad un massimo di 280 kW. E’ un energia stimata per garantire il funzionamento del laser per trenta minuti. Ogni fascio dura circa cinque secondi: l’intensità dipende da diversi fattori, come le superfici più spesse degli ICBM. In ogni caso, l’energia destinata al laser non dovrà inficiare le caratteristiche operative del drone (cali di tensione o perdita di quota).
Il programma YAL Airborne Laser
Nel 1996 la MDA aveva pensato ad una flotta di Boeing 747-400F altamente modificati ed armati con laser in grado di intercettare i missili balistici intercontinentali subito dopo il lancio, prima cioè che potessero rilasciare contromisure. I test di volo, dal 2005 al 2010, rivelarono che per avere speranze di colpire i missili, il Boeing YAL-1avrebbe dovuto volare 24 ore su 24 a ridosso dei confini nemici. Il laser tipo COIL, chimico ossigeno-iodio, aveva un raggio d’azione limitato ed una gittata inferiore alle aspettative. I 747, infine, avrebbero dovuto volare con una scorta in quanto costantemente indifesi dai missili anti-aerei e dai caccia nemici. Il programma è stato cancellato nel 2011, dopo un decennio di sperimentazioni. Costo complessivo: 5,3 miliardi dollari. Sei anni dopo, il Pentagono ritiene la tecnologia laser abbastanza matura per abbattere i missili balistici nemici.
Stati Uniti: Terminal High Altitude Area Defense
Nessuno sistema missilistico di difesa assicura una schermatura completa. Sono asset concepiti per ridurre la percentuale dei missili in entrata e per garantire la rappresaglia. Il Kinetic Kill del Terminal High Altitude Area Defense o THAAD, è ritenuto in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto. Non è mai stato utilizzato in combattimento. Il raggio di intercettazione è di 200 km ad un'altitudine operativa di 150 km ed una velocità massima di Mach 8.24. Il suo raggio di intercettazione è di 120°: un sottomarino, concettualmente, potrebbe lanciare il suo carico da qualsiasi direzione. Per farla breve: radar e lanciatori non possono intercettare una minaccia proveniente da una raggio diverso da quello preimpostato. Dovranno essere nuovamente riposizionati. Quando il radar AN-TPY-2 della Raytheon rileva un missile, acquisisce, traccia e discrimina il grado della minaccia. In modalità avanzata, il radar è posizionato a ridosso di un territorio ostile per acquisire i missili balistici nella fase di salita, subito dopo il lancio. Quando l’AN / TPY-2 viene impiegato in modalità terminale il radar rileva, acquisisce, traccia e discrimina i missili balistici nella fase di discesa. Mentre nella modalità avanzata, il radar passa le informazioni critiche al Command and Control Battle Management, in quella terminale si attivano direttamente gli intercettori. Se la Corea del Nord lanciasse una manciata di missili convenzionali (sempre dalla direzione sperata), i danni provocati sarebbero accettabili diversamente dalle testate nucleari contro cui il margine di intercettazione, pena conseguenze inaccettabili, dovrebbe raggiungere il 100%. Grado di certezza che non sarà mai possibile raggiungere, tuttavia quando incorporato in un’architettura di difesa, il THAAD incrementa la possibilità di intercettare i missili in entrata (parliamo sempre di una manciata di missili). Per ammorbidire la posizione della Cina, il radar in banda X è posto in modalità di intercettazione terminale. La Corea del Sud dispone di batterie Patriot, schierate in maggior numero rispetto agli intercettori Kinetic Kill del THAAD, oltre a nove cacciatorpediniere in turnazione. Ogni singolo intercettore del Terminal High Altitude Area Defense costa mediamente 11 milioni di dollari, rispetto ai 2,5/4 milioni del Patriot. Il reale vantaggio del THAAD è il radar interoperabile AN-TPY-2 e la sua capacità comando e controllo C2 BMC (Battle Management, and Communications System) delle minacce in arrivo per la migliore soluzione di tiro: PAC-3 MSE, PAC-3, PAC-2, THAAD. L’implementazione del sistema in Corea del Sud è quindi legata alle capacità del radar AN-TPY-2, poiché in grado di rilevare, classificare e tracciare i missili balistici diretti contro il Giappone o altri bersagli nel Pacifico. Un’architettura di difesa missilistica avanzata quindi, simile all’Aegis Ashore in Europa. Il THAAD è concepito per intercettare una manciata di missili in arrivo, non per contrastarne centinaia in fase terminale.
Stati Uniti: Ground-based Midcourse Defense
Il territorio Usa protetto da 64 intercettori
In base alla manovra finanziaria da 1.300 miliardi di dollari del 2018, il Congresso ha accordato 11,5 miliardi di dollari alla Missile Defense Agency, 3,3 in più rispetto all'anno fiscale 2017. L'omnibus ha anche incorporato le disposizioni previste dal National Defense Authorization Act per 960 milioni di dollari per ulteriori intercettatori THAAD/AEGIS e 568 milioni per aumentare il numero di intercettori missilistici a Fort Greely, in Alaska, portandoli da 44 a 64. Per quanto riguarda i missili SM-3 Block 1B, il Congresso ha aggiunto ulteriori 178 milioni rispetto la richiesta fiscale 2018, per un totale di 632 milioni di dollari. La GMD ha dimostrato una capacità limitata nel difendere gli Stati Uniti contro un piccolo numero di minacce missilistiche a livello intermedio o intercontinentale della Corea del Nord e dall'Iran. L'affidabilità e la disponibilità degli intercettori operativi basati sul terreno resta bassa.
La difesa missilistica statunitense è strutturata su una rete globale di sensori per individuare e tracciare qualsiasi lancio contro obiettivi americani. La copertura si basa su diversi siti sparsi per il mondo e nello spazio. La rete in orbita è composta dalle costellazioni del Defense Support Program e Space Based Infrared System. Il radar SBX-1 a banda X è solitamente rischierato a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Diversi i radar di allerta precoce sono collocati in Alaska, Groenlandia, Gran Bretagna, Qatar, Taiwan e Giappone (attivi due sistemi radar AN-TPY-2 presso il sito di comunicazione Kyogamisaki nella prefettura di Kyoto ed il secondo, Shariki, nella prefettura di Aomori). La griglia di allerta su basa sui radar SPY-1 dei vettori Aegis sparsi nel globo. Tutti i dati sono gestiti dal sistema centrale di controllo presso la Schriever Air Force Base.
Gli intercettori sul suolo USA
Fin dagli anni ’90, gli Stati Uniti sviluppano un programma antimissile a livello nazionale con l’obiettivo di proteggere il territorio americano dagli arsenali nucleari minori realizzati dalla Corea del Nord e dall’Iran. Dal 2004 il territorio americano affida la sua difesa al sistema Ground-based Midcourse Defense, progettato per intercettare missili balistici a lungo raggio in entrata. La griglia di intercettazione nella sua recente implementazione (voluta da Obama) è composta da 44 postazioni: 40 sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e 4 presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Il Congresso ha finanziato altri venti intercettori cinetici che sorgeranno presso la base di Fort Greeley. Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle, sistema cinetico di rilascio che utilizza i dati di orientamento e sensori di bordo per identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. Gli intercettori a tre stadi sono progettati per distruggere i missili con l’energia cinetica da impatto. Entro il 2020 le postazioni GMD dovrebbero essere cento.
Perchè aumentare le postazioni in Alaska?
Il Ground-Based Midcourse Defense ed i missili SM-3 sono progettati per colpire i missili nello spazio. E’ altamente probabile che la traiettoria di un ICBM della Corea del Nord lo porterebbe sul Polo Nord per un’intercettazione che, se venisse tentata dall’Alaska, avverrebbe certamente nello spazio di allerta precoce dei radar russi. E’ altresì probabile che per tentare di difendere la costa occidentale degli Stati Uniti, il bersaglio verrebbe impegnato sopra l'Estremo Oriente russo (contro un solo ICBM si lanciano dai 4 ai 6 intercettori). Ed è questo un punto focale. La tempistica della prima finestra utile di tiro sarà determinante poiché soltanto l’intercettazione nella fase di spinta e propulsione aumenta le probabilità di successo, garantendo altresì una seconda raffica. In breve. Se i sei intercettori lanciati da Fort Greeley fallissero, il Pentagono avrebbe un’ultima possibilità con le quattro postazioni in California. Teoricamente l'architettura russa ed americana è progettata per affrontare gli “eventi inaspettati”. Teoricamente il lancio di quattro/sei intercettori dall’Alaska non dovrebbe scatenare una ritorsione termonucleare russa.
Tuttavia nessuno sa come si comporterà la linea decisionale di Mosca qualora venisse messo sotto stress il sul sistema di allarme precoce. Esistono modelli validi per diverse occasioni, ma spetta all’uomo interpretare e discriminare correttamente la minaccia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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