L'Isis minaccia ancora l'Italia: "Bandiera nera su San Pietro"

Dopo Parigi, lo Stato islamico punta a Roma: "Combatteremo fino a quando non conquisteremo il Vaticano"

L'Isis minaccia ancora l'Italia: "Bandiera nera su San Pietro"

"Chiediamo ad Allah di sostenere i mujahidin dello Stato islamico contro gli agenti dei leader dell’idolatria e i crociati fino a quando la bandiera del Califfato non sarà issata su Istanbul e sulla Città del Vaticano". Sono queste le parole che l'Isis rivolge al nostro Paese sull’ultimo numero di Dabiq.

In copertina, una foto dei vigili del Fuoco sul luogo degli attentati di Parigi e un cadavere coperto da un lenzuolo. Poi la scritta: "Solo terrore". Il numero 12 di Dabiq è infatti dedicato, in maniera macabra, alle stragi che hanno colpito Russia e Francia.

All'interno della rivista si parla delle "nazioni crociate dell'Oriente e dell'Occidente che si sentono sicure sui loro aerei mentre bombardano i musulmani del Califfato". Quindi la cronistoria dell'avanzata militare dell'Occidente contro gli jihadisti, ricordando come un anno prima della strage di Parigi, la Francia aveva avviato la sua campagna militare contro lo Stato islamico.

Nella pagina seguente di Dabiq viene invece mostrata la bomba che, presumibilmente, ha abbattuto l'aereo russo nel Sinai.

Prima pagina di Dabiq
La copertina di "Dabiq", la rivista dello Stato islamico

Lo Stato islamico annuncia inoltre di aver ucciso un ostaggio cinese e uno norvegese che aveva sequestrato in Siria, mostrando quelle che sarebbero le immagini dei loro cadaveri. Nel numero di settembre della rivista, i militanti avevano identificato i due ostaggi come il norvegese Ole Johan Grimsgaard-Ofstad, nato nel 1967, e il cinese Fan Jinghui, di 50 anni.

Assieme alle loro foto anche quella del cooperante italiano Cesare Tavella, ucciso a Dacca in Bangladesh lo scorso 28 settembre. L’uccisone del 50enne italiano, che era in Bangladesh per un’organizzazione non governativa olandese ed è stato ucciso mentre faceva jogging nel quartiere residenziale di Gulshan, era stata rivendicata dall’Isis lo stesso giorno dell’attentato. "Cesare Tavella il crociato italiano ucciso dai soldati del Califfato in Bangladesh", recita la didascalia che accompagna l’immagine, pubblicata a corredo di un articolo che parla della "rinascita del jihad nel Bengala".

All’interno del pezzo vi è un riferimento all’uccisione del nostro connazionale: "Una cellula di sicurezza appartenente ai soldati del Califfato nel Bengala ha assassinato un crociato italiano di nome Cesare Tavella in una strada di Gulshan nella città di Dacca.

Questo atto nobile ha sconvolto i tiranni del Paese e anche i crociati che vivono lì, avendo avuto luogo in una zona cosidetta diplomatica della capitale che dovrebbe essere la più sicura area residenziale del Paese".

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