Storica svolta in Cina: vietato mangiare carne di cane e gatto

Il ministero dell'Agricoltura e degli Affari rurali cinese ha statuito il divieto di vendere e consumare carne canina e felina

Storica svolta in Cina: vietato mangiare carne di cane e gatto

Svolta epoca in Cina. D'ora in poi nel Paese del dragone sarà infatti vietato mangiare carne di cane e di gatto. Lo ha stabilito il ministero dell'Agricoltura e degli Affari rurali con una direttiva che di fatto segna la storia.

A causa della pandemia di coronavirus, probabilmente nata nei wet market cinesi – secondo gli esperti, infatti, l'epidemia di Covid-19 è partita dai pipistrelli o dal pangolino e da questi all'uomo nel mercato di Wuhan, in cui si vende, come da consuetudine asiatica, carne fresca di animale – questa misura si è resa necessaria per salvaguardare la salute pubblica dei cinesi e di tutto il mondo.

Inoltre, vi è un'altra motivazione: una fetta sempre maggiore della popolazione cinese, infatti, ha iniziato finalmente a considerare cani e gatti come animali domestici di compagnia e non come animali la cui carne è da consumare a tavola. Insomma, cani e gatti sono diventati ufficialmente animali d'affezione. Fino a oggi rappresentavano un giro d'affari da 25 miliardi di euro l'anno, in Cina.

Il dicastero proposto in Cina, come riportato dal Corriere della Sera, ha infatti pubblicato un nuovo elenco delle specie animali edibili per legge. Nella lista in questione, vengono ridotti a diciotto gli animali destinabili alla macellazione e al consumo alimentare: oltre a pollame, bovini, ovini e suini, anche il cammello, l'alpaca, giusto per fare due esempi lontanissimi dai nostri usi. E poi ce ne sono altri come la renna e lo struzzo (carni già mangiate dall'essere umano in alcuni Paesi del Vecchio Continente.

Non è stato però ancora sciolto l'intricato nodo per wet market, ma anche su questo punto – visto il problema del coronavirus – è assai probabile che lo Stato di Xi Jinping provveda a effettuare un giro di vite, visto che i cosiddetti mercati “bagnati” – a causa della macellazione al bancone – sono focolai di malattie, epidemia e appunto pandemie. Bisogna però sottolineare una cosa importante: non si tratta di una consuetudine solo cinese, anzi: i wet market sono diffusi in diverse nazioni dell'Asia.

La svolta storica in Cina è stata accolta con grande entusiasma dalla deputata del centrodestra Michela Vittoria Brambilla. La presidente dell'intergruppo parlamentare sui diritti degli animali, nonché portavoce italiana della Dog World Alliance, ha così commentato la decisione del governo cinese: "È una svolta di portata storica.

Se le autorità cinesi applicheranno coerentemente il principio introdotto dal ministero dell'Agricoltura, sarà la fine per il vergognoso Festival di Yulin e per quel che di questa barbara industria sopravvive in un Paese dove la stragrande maggioranza dei cittadini sostiene invece la tutela di questi animali".

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