Strage di Las Vegas ed Isis: il piano globale del terrore non esiste

La propaganda Isis è strutturata sulla immediata rivendicazione per dare l’illusione di una portata globale

Strage di Las Vegas ed Isis: il piano globale del terrore non esiste

Se esistesse quel piano globale del terrore, gli attentati in occidente riceverebbero opportuna ed immediata copertura nei testi Isis. Nel momento in cui scriviamo il ramo mediatico dell’Isis, Alhayat Media Center, non ha ancora pubblicato il suo 14° numero di Rumiyah. Rumiyah, "Roma" in arabo, deriva da "Rum", termine con cui si indicavano i bizantini e, col passare del tempo, gli occidentali. E’ un ritardo senza precedenti. Studiando negli anni le diverse pubblicazioni jihadiste, si nota una certa regolarità nella loro diffusione sulla rete. Proprio Rumiyah esce in un lasso di tempo compreso tra gli ultimi tre giorni del mese ed i primi quattro del successivo.

Il falso piano globale del terrore

Poche ore dopo la strage di Las Vegas, i canali ufficiali Isis hanno diffuso il 100° numero del settimanale al-Naba con all'interno una sola infografica dedicata alla strage compiuta da Stephen Paddock, ribattezzato con il presunto nome di Abu Abdul Barr al-Amriki. L'infografica su al-Naba non va assolutamente confusa con le prime schede diramate dai sostenitori dell'Isis come ad esempio quelle pubblicate da Khattab Media Foundation e Wafa' Media Foundation. Al-Naba è un'opera settimanale molto semplice da produrre (diversamente da Rumiyah) che consta di poche pagine. Resta una produzione ufficiale Isis, tuttavia il ritardo dell'uscita del 14° numero di Rumiyah non ha precedenti. Dopo averlo rivendicato con tutta fretta l'Isis non può di certo relegare l'attentato di Las Vegas, il più efferato nella storia moderna americana, a poche righe nella sezione Military and Covert Operations che di solito troviamo nella parte finale di ogni numero di Rumiyah.

L’attentato di Londra? soltanto una infografica nell’ottavo numero di Rumiyah. Khalid Massod probabilmente, non ha mai avuto alcun tipo di rapporto diretto con i terroristi. L'attentato di Londra è relegato soltanto a pagina 33 ed è poi inserito in un trafiletto nelle operazioni militari effettuate dall’Isis. L’ottavo numero di Rumiyah non è dedicato a Londra, ma destinato al ramo culturale del movimento, considerando gli argomenti trattati ed il linguaggio utilizzato, con un registro nettamente più forbito. A differenza dei precedenti, nell’ottavo numero non vi sono istruzioni dettagliate sul come compiere attentati. Potrebbe essere una precisa scelta del movimento, considerando che il precedente numero era stato dedicato interamente al fuoco come arma strategica. Tale fase è stata teorizzata, ma non sarebbe stata ancora autorizzata dalla leadership del movimento o non recepita dai militanti. L’ottavo numero non è in alcun modo dedicato all'attacco di Londra: quest'ultimo è stato inserito solo alla fine, avulso all'interno di una struttura con un preciso filone logico.

Gli attentati in Spagna? Hanno ricevuto soltanto la copertina del tredicesimo numero di Rumiyah che non è assolutamente dedicato agli attentati di Barcellona e Cambrils. Proprio l’ultimo numero che consta di 44 pagine tradotte in inglese, francese, russo, tedesco, cinese e urdu, è dedicato alla dottrina islamica della migrazione. Emigrare per predicare la parola di Allah è considerato nell’Islam come uno degli atti più nobili. Il concetto di Hijrah va inteso come una chiamata alle armi per unirsi alla causa dei mujahedin. La dottrina islamica della migrazione si trasforma quindi in obbligo per i musulmani così da rinfoltire i ranghi in Siria ed in Iraq. Gli attentati di Barcellona e Cambrils ricevono solo una infografica nell’ultima pagina. Se esistesse quel piano globale del terrore, gli attentati in occidente riceverebbero opportuna ed immediata copertura nei testi. La divulgazione Isis segue precise direttive stilate nelle guide strategiche jihadista concepite per fornire gli strumenti essenziali per sfruttare la copertura nei media. Inspire per al-Qaeda e Rumiya per l’Isis rappresentano soltanto la parte entry level della sterminata letteratura jihadista. Un riferimento immediato e diretto dedicato alla fascia bassa militante sparsa per il globo, che si è rivelato ugualmente letale nell'ispirare attentati in Occidente.

Media Operative, You Are a Mujahid, Too

È una edizione riveduta ed aggiornata delle precedente guida pubblicata dallo Stato islamico nel 2014. 55 pagine che rappresentano la guida strategica jihadista, concepita per fornire gli strumenti essenziali per sfruttare la copertura dei media. L’uso della rete è essenziale sia per continuare ad attirare reclute che per preservare la lealtà dei seguaci. Nel documento si spiegano le ragioni dell’importanza dei media ed il ruolo di coloro che materialmente realizzano i messaggi, considerati alla stregua dei mujahidin.

E’ evidente l’obiettivo di tale struttura verbale: consacrare la partecipazione di un’altra frangia di guerrieri, classificandone il loro ruolo grazie al loro attivismo. Grazie a questa nuova visione, la distinzione tra supporto ed appartenenza non esiste più. L'Isis si rivolge quindi ai propri sostenitori che possono contribuire alla causa con il minimo sforzo, favorendo l’assorbimento degli aspiranti sostenitori. Il documento offre l’esortazione teologica e la consulenza strategica per gli operativi dei media. Testi come il Media Operative, You Are a Mujahid, Too, sono stati erroneamente giudicati come semplice propaganda dall’Occidente. Rappresentano, invece, dei validi strumenti per migliore la comprensione della logica alla base della strategia mediatica e di propaganda dell’Isis. Il Media Operative, You Are a Mujahid, Too rappresenta un cambiamento nella strategia di comunicazione salafita-jihadista per tutte le future operazioni di informazione strutturate su tre linee guida.

Nel primo capitolo intitolato Date il lieto annuncio ai credenti, si spiega il concetto della narrazione alternativa. Si consiglia di parlare della verità, intesa come “strumento per confutare le bugie dei crociati”.

“I messaggi dovranno incoraggiare e guidare, così da aprire gli occhi sul valore dell’esistenza dello Stato islamico. Il concetto di verità nei messaggi è particolare. I destinatari dovranno provare soddisfazione nel leggere o nell’ascoltare quei messaggi carichi di speranza. Appelli comunque generalizzabili, che dovranno tenere conto delle necessità quotidiane dei credenti e dei mujahidin sparsi nel mondo”. L’obiettivo è quello di offrire una identità partecipativa, che rafforzi il concetto di califfato come organo rappresentativo per tutti i musulmani sunniti.

“Sarebbe opportuno raccontare alla gente un semplice e reale quadro della battaglia senza esagerazioni e bugie. Non possiamo nascondere gli aspetti negativi della vita, ma dobbiamo trasmettere anche tutte le sfaccettature positive dell’esistenza sotto lo Stato islamico”.

Il secondo capitolo “Contrastare e screditare la narrazione distorta promossa dall’Occidente”, è dedicato all’invasione intellettuale dei media occidentali. Fornisce le linee guida per “rispondere alla frenetica campagna dei media ed ai suoi modi ingannevoli per scoraggiare i musulmani”.

Si menziona l’arma della contro-propaganda, intesa come “serbatoio di argomenti e confutazioni per ripudiare le false affermazioni”. Nella contro-propaganda si rileva il ruolo della linea intellettuale del gruppo “per contrastare le bugie quotidiane e la falsificazione professionalizzata dei moderni media occidentali”. L’ultima parte del documento è dedicata ai proiettili della propaganda, nel capitolo “Le armi che fanno arrabbiare i nemici di Allah”.

“Se effettuate in modo efficace, le armi dei media possono essere più potenti delle bombe atomiche. Messaggi espliciti e vigorosi, spezzeranno il morale del nemico”. E’ interessante notare l’importanza della parola bomba, intesa non più nel senso letterale del termine, ma in riferimento all’importanza nelle operazioni dei media. Elevando tali operazioni alla stregua delle deflagrazione di un ordigno bellico sul campo, se ne consacra il loro ruolo e l’attivismo.

“I media offrono un modo per intimidire, minacciare obiettivi sensibili civili e militari, così da spingere gli avversari ad agire in modo irrazionale. I messaggi devono essere calibrati per scioccare il pubblico che supporta i militari all’estero”.

La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dell’Isis, sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.

La letteratura parallela

I primi manuali anti-drone, scritti a mano, furono scoperti nel 2013 a Timbuktu, nel Mali dall’Associated Press. Per contrastare la minaccia dei droni inviati dall’Occidente in operazioni hunter killer e targeting leader, teorici come Abdullah bin Mohammed, avevano già intuito la necessità di una nuova strategia. Erroneamente scambiata per una semplice guida contro i droni, è un breve saggio (la prima pietra chiamata) sulla nuova strategia di logoramento in risposta agli omicidi mirati. Le prime semplice misure di camuffamento di al-Qaeda nella penisola araba furono sperimentate all’inizio del 2000. I primi video come “nascondere il corpo”, volto a ridurre la firma a infrarossi dell'individuo, nascevano come guida strategica per eludere e contrastare la minaccia dei droni dell’Occidente. Al di là della valenza tattica, le tre pagine scritte a mano svelano gli sforzi di al-Qaeda nel Maghreb islamico nell’adattarsi alla minaccia, non rappresentata letteralmente dai droni, ma dalla tattica americana.

La letteratura jihadista va interpretata, non semplicemente tradotta in modo letterale. Prendiamo ad esempio il manuale del 2013, scritto nel giugno del 2011. Il linguaggio è comprensibile, mai banale. Non vi sono forme di saluto all’inizio ed alla fine del testo, segno che potrebbe essere parte di un’opera più complessa. L’autore si presenta ad interlocutori noti senza la consueta benedizione, citando (invitando) a leggere le sue precedenti opere. Vi è corrispondenza tra i contenuti. Nessun riferimento (tipico nei testi diffusi periodicamente sulla rete) alla religione per motivare gli omicidi contro l’Occidente. Nessuna dissertazione filosofica. Il testo rappresenta la chiara ed immediata posizione dell’autore nel contrastare la strategia gli Stati Uniti. Soltanto la guida, composta da 22 passaggi, è stata pubblicata sui canali ufficiali. Ignorata dalla letteratura tradizionale la posizione di Abdullah bin Mohammed. Quest’ultimo ha scritto diversi articoli sulle strategie di al Qaeda. Tra le sue opere disponibili online, Diari strategici e La strategia della guerra regionale in Siria. Sostenitore della strategia politica di logoramento interna ed esperto di sicurezza ed affari militari, Mohammed aveva intuito la necessità di contrapporre la guerriglia alla guerra convenzionale. Nell’articolo “Guerriglie politiche”, Abdullah bin Mohammed sostiene nel concetto della strategia flessibile, che “un confronto aperto con un nemico forte come gli Stati Uniti sarebbe il suicidio. L'Occidente ha il potere di indebolirci, esercita pressioni sulle nostre società e alla fine potrebbe sradicarci. Pertanto, dobbiamo costruire una nuova strategia che possa migliorare la nostra resilienza”.

“Dobbiamo capire che gli americani utilizzano i droni perché non possiedono le risorse necessarie per far volare costantemente la loro flotta aerea. Li abbiamo portato al quindicesimo anno di guerra, con enormi perdite umane ed economiche. La pressione pubblica ha spinto il Congresso e la Casa Bianca verso un ritiro responsabile delle truppe, cercando metodi alternativi per continuare a combattere una guerra economicamente sostenibile. I droni rappresentano la scelta migliore: non hanno equipaggio umano ed il loro costo è irrisorio se paragonato ad un caccia. Perdere un drone non comporta alcuna conseguenza nell’opinione pubblica e nessuno americano scenderà per strada se non dovesse ritornare alla base. Gli americani hanno scelto una strada confortevole in una guerra senza fine. E’ quindi richiesta una nuova strategia per contrastare la minaccia dei droni”.

Il registro utilizzato nella parte iniziale e finale del documento è totalmente diverso alla guida. Potrebbero anche essere due o più persone. Potrebbe essere un semplice depistaggio qualora fosse finito in mani sbagliate.

La guida contro i droni

22 passaggi scritti a mano. Gli sforzi di al Qaeda si erano inizialmente concentrati sulle tattiche di camuffamento ed evasione, con tentativi non riusciti di interrompere il segnale GPS del drone. Il gruppo non possedeva il know-how tecnologico necessario per sviluppare efficaci griglie elettroniche per interdire un’area. Diversi i consigli nella guida del 2011. Dal ricorso al software russo SkyGrabber disponibile per 2500 dollari (le forze armate Usa ritengono neutralizzata tale minaccia dopo il 2009) all’utilizzo di dispositivi che trasmettono alte frequenze in grado di interrompere o confondere il segnale radio con il drone. Dagli specchi per camuffare i possibili bersagli, alla protezione delle aree sensibili con dei cecchini. Dalle frequenze dei forni a microonde per confondere i dispositivi elettromagnetici di ricerca all’utilizzo del contesto, come gli alberi per la copertura. Ed ancora. Nascondigli sotterranei con entrate ed uscite multiple: “i sistemi d’arma utilizzati sono solitamente anti-uomo e non concepiti per la distruzione delle infrastrutture. Barricate naturali come le caverne, ma anche il fumo dei copertoni bruciati”. L’ultimo passaggio è dedicato alla leadership: “Capi e ricercati non dovranno mai utilizzare strumenti di comunicazione, poiché il nemico utilizza software per il riconoscimento vocale e potrebbe facilmente localizzarvi”.

Alcuni passaggi nella guida potrebbero destare ilarità, ma potrebbero aver avuto tale obiettivo. L’ultimo passaggio, sempre scritto a mano, datato 17 giugno 2011, è stato ignorato.

Livellare i livelli

L’ultimo passaggio della guida di Abdullah bin Mohammed è dedicato alle operazioni deterrenti. Nel breve paragrafo “Livellare i livelli”, si spiega che “chiunque possa essere collegato nell’identificazione di un bersaglio dovrà essere impiccato in un luogo pubblico con un cartello che reciterà testualmente: spia americana, israeliana o di qualsiasi altro paese ci attacchi. Il messaggio deve essere chiaro ed univoco. Dobbiamo istruire anche il nostro popolo e renderlo pronto così da disattivare la strategia americana. Per colmare il gap tecnologico, dobbiamo scuotere l’opinione pubblica americana che diventerà nostra alleata. Alla strategia dei droni, risponderemo con rapimenti e omicidi. Le operazioni dovranno essere alla portata di tutti i sostenitori della jihad con istruzioni chiare, semplici ed immediate (siamo ancora nel 2011). Inizieremo a sequestrare e colpire i cittadini occidentali in qualsiasi posto del mondo, fino a quando non sospenderanno i raid. Procureremo danni inaccettabili. Sequestri ed omicidi ci garantiranno il supporto mondiale necessario e la pressione necessaria sull'opinione pubblica per far desistere i governi”

“Ciò che ho scritto rappresenta solo una pietra. Siete pregati di aggiungere altre tattiche, mezzi deterrenti o qualsiasi altra strategia, che possa salvarci dagli intrighi americani”.

Il modello Las Vegas non applicabile in Europa

Gli attacchi di Nizza dimostrarono al mondo che l'Isis e gli altri gruppi della jihad globale avevano abbandonato gli attacchi terroristici elaborati. Questi richiedono enormi quantità di denaro ed una attenta pianificazione ed espone le cellule ai servizi segreti. Nizza confermò l’evoluzione del terrorismo trasformato in brand. Una volta avvenuto l’attacco, lo Stato islamico se ne appropria ponendo il proprio sigillo, glorificando gli esecutori che hanno raggiunto il martirio per quella jihad senza fine contro i miscredenti. La maggior parte non ha nemmeno bisogno di una motivazione individuale. La rete fa il resto. Romanzando il successo del terrore lo si rende accessibile a chiunque. A differenza di al-Qaeda che propende per operazioni scrupolosamente pianificate, lo Stato Islamico ha fin da subito incoraggiato chiunque nel prendere le armi in suo nome, utilizzando la più complessa ed efficace campagna di reclutamento sui social mai creata da un gruppo terroristico. Il simpatizzante compie la strage, l’Isis ottiene uno spot di portata globale, tuttavia il modello "Las Vegas" non è facilmente applicabile in Europa. Ed è un punto che i terroristi dovranno chiarire nelle prossime pubblicazioni.

Plasmare l'attentato

Nonostante le infografiche ufficiali e non, a causa delle diverse disposizioni che variano da paese a paese, il modello Las Vegas non è facilmente applicabile in Europa. Ciò è dimostrato dal fatto che nelle precedenti pubblicazioni jihadiste si consiglia l’utilizzo della falciatrice (tir contro la folla) per continuare a colpire i crociati in Europa, proponendo anche diversi altri attentati di immediata applicazione. In alcune pubblicazioni il ricorso al mercato nero per ottenere armi è sconsigliato (a meno che non vi siano legami con la criminalità organizzata) a causa dei controlli dei servizi segreti occidentali, così come si predica attenzione nel cercare il supporto dei falsi fratelli. Ciò spiega il frequento utilizzo di coltelli da caccia come avvenuto nell’attentato di Londra lo scorso giugno.

Nel nono numero di Rumiyah, concepito per contrastare e screditare la narrazione distorta promossa dall’Occidente proponendo nuovi attentati, si riporta ed esempio Abu Basir al-Ifriqi, terrorista che riuscì ad acquistare un arsenale .

“L'acquisizione delle armi da fuoco può essere molto semplice a seconda del paese. Negli Stati Uniti si può acquistare quasi ogni arma. Un fucile AR-15 può essere acquistato presso uno showroom. Non servono controlli per ottenere una pistola e durante le fiere, la facilità di acquisto è quasi ridicola. A causa della sua incapacità nel controllare i confini porosi, le armi da fuoco sono ampiamente disponibili anche in Europa. Coloro che dovessero ottenere connessioni con le reti criminali locali, potranno acquisire ogni cosa. Se non si dispone di alcun contatto affidabile, si può sempre considerare un raid in uno dei migliaia magazzini tattici presenti in Europa. O, infine, sfondare la vetrina del negozio di armi con un mezzo. Considerate anche il sequestro del proprietario del negozio. Tuttavia non bisogna pregiudicare un’operazione dal possesso di un’arma da fuoco, poiché è immensa la ricompensa nel macellare i crociati con i coltelli. Serve solo un po’ di fantasia ed una minima pianificazione di base”.

Frasi semplici, immediate, chiaramente strutturate per la radicalizzazione a distanza.

Il frequente cambio di strategia nei testi jihadisti

Il 13° numero di Inspire famoso per la strategia della Neurotmesi, è stato l'ultimo in cui si consigliava di colpire le figure di alto profilo. E' anche definito il numero di Natale per aver teorizzato attentati durante quel periodo (numerose le guide al suo interno). Le prossime pubblicazioni Isis, ormai imminenti, dovranno esaltare Las Vegas, ridicolizzare l’apparato di sicurezza dei crociati ribadendo che “il volere divino” non è mai il medesimo e che si realizza tramite azioni semplici ed immediate. All'evoluzione dei tir contro la folla in Europa (siamo solo al primo stadio), assisteremo a possibili mutazioni negli “attentati multipli combinati”.

Trasformare ogni tipo di fallimento in successo

La propaganda dell’Isis è strutturata sulla immediata rivendicazione per dare l’illusione di una portata globale (tattica che ha fatto molto presa in Europa). Tuttavia nel fallito attentato avvenuto lo scorso 15 settembre all'altezza della stazione di Parsons Green, nella zona residenziale di Fulham, l’Isis ha adattato la sua propaganda. L’episodio non è stato ignorato, ma lodato. La mancata deflagrazione dell’IED è stata accantonata, privilegiando le capacità del gruppo di colpire il Regno Unito per la quarta volta in sei mesi. E’ un’evoluzione che l’Occidente tarda a capire. I governi occidentali devono dedicare notevolmente più risorse alle comunicazioni strategiche ed alle operazioni di informazione volte a scardinare il nuovo impianto della strategia di narrazione dell’Isis. Se l’Occidente non riesce a prendere atto della transizione da organizzazione insurrezionale a rete terroristica, non sarà in grado di elaborare una efficace ed adeguata strategia. La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dell’Isis sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.

L’insurrezione ed il terrorismo non sono la stessa cosa

Diversi nella strategia, simili nelle tattiche. Potremmo semplificare affermando che a differenza del terrorismo, la guerriglia cerca di stabilire un controllo fisico su un territorio. La necessità di dominare un territorio è elemento fondamentale della strategia insurrezionale poiché garantisce il serbatoio umano per il reclutamento e le strutture logistiche dell’esercito strutturato. Il terrorismo non mira ad un controllo tangibile del territorio ed opera con piccole unità difficilmente rintracciabili con equipaggiamento improvvisato. Il terrorismo non si basa sulle zone liberate per consolidare la sua esistenza ed accrescere la sua forza. La sfera di influenza della strategia del terrorismo è nel campo psicologico. E’ una differenza sostanziale e come tale pretende diverse contromisure. A differenza dei guerriglieri, i terroristi non hanno alcuna base territoriale e non indossano divise, ma si confondono con la popolazione civile. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato. La guerriglia, nonostante la sua componente psicologica, è principalmente una strategia basata sullo scontro fisico tra due forze (la dottrina insurrezionale punta alla campagna contro le milizie governative). Il terrorismo è un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali.

Il concetto di guerriglia per al-Qaeda

“Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario.

Khalid Massod non ha indugiato nella scelta del mezzo più veloce o dell’arma più potente: si è basato su ciò che possedeva in quell’esatto momento”. Aqap rileva la bidimensionalità dell’operazione solitaria, nella sua doppia valenza politica e militare.

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