È un'accusa pesantissima quella contenuta in un rapporto pubblicato dall'organizzazione Human Rights Watch, che sostiene che l'esercito sudanese si sia reso responsabile di almeno duecento casi di stupro nella città di Tabit, nel Darfur, in quello che se confermato sarebbe punibile come crimine contro l'umanità.
Le storie di donne e bambine vittime delle violenze sono state raccolte dai ricercatori del gruppo e scritte in un documento lungo 48 pagine, in cui si parla di gruppi di soldati che hanno setacciato Tabit casa per casa, pestando gli uomini e violentando donne e ragazze. Una delle vittime racconta di essere stata stuprata insieme alle tre figlie, due delle quali avevano meno di 11 anni.
L'attacco alla città iniziò il 30 ottobre e le accuse di stupri di massa iniziarono a diffondersi pochi giorno dopo. Nella regione del Darfur le forze governative e i ribelli si scontrano in un conflitto spesso dimenticato che ha ucciso centinaia di migliaia di persone e ha lasciato senza casa 2 milioni di persone dal 2003.
Human Rights Watch parla di 27 casi di stupro confermati e sottolinea che per
altri 194 ci sono prove molto credibili. "Il governo sudanese - ha commentato il direttore di Hrw, Daniele Bekele - dovrebbe smettere di negare e dare accesso a Tabit alle forze di pace e agli investigatori internazionali".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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