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Sud Sudan, gambizzato il più giovane vescovo italiano

Ad aggredire stanotte il vescovo designato Carlassare, in base alle prime ricostruzioni, sarebbero stati due uomini armati, ancora sconosciuti. Già fermate 24 persone

Sud Sudan, gambizzato il più giovane vescovo italiano

In Sud Sudan è stato perpetrato stanotte un agguato a Christian Carlassare, missionario italiano comboniano e vescovo designato della locale diocesi di Rumbek, istituita nel 1975 e rimasta vacante dalla morte di mons. Cesare Mazzolari nel 2011. Il religioso aggredito e gambizzato, originario di Schio, in provincia di Vicenza, sarebbbe stato ferito da due uomini armati, ma le sue condizioni di salute sono attualmente stabili. Il presule, cosciente ma soffferente, è ricoverato presso l'ospedale di Rumbek, curato dai medici dell'ong Medici con l'Africa Cuamm, ma sarà a breve trasferito in un centro della capitale nazionale Juba e quindi in una struttura sanitaria di Nairobi. Il 43enne Carlassare è il più giovane vescovo italiano, nominato da Papa Francesco l'8 marzo di quest'anno, e dovrebbe essere ordinato ufficialmente a fine maggio a capo di quella diocesi africana.

Già fermate 24 persone

In base alle prime ricostruzioni dell'accaduto diffuse dall'organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, padre Christian sarebbe stato ferito all'interno della curia di Rumbek da due uomini armati, ancora sconosciuti, nelle primissime ore del giorno, trenta minuti dopo la mezzanotte. “Nella notte", ha riportato contestualmente l'agenzia di stampa vaticana Fides, "abbiamo appreso dell’attentato ai danni del neo-eletto vescovo della diocesi di Rumbek p. Cristian Carlassare. Il missionario comboniano è stato immediatamente trasportato all’ospedale di Juba. P. Cristian è stato picchiato, insieme alla suora che era con lui, poi gli hanno sparato quattro proiettili alle gambe. Stando alle prime notizie l’attentato era pianificato pare per spaventarlo in modo che non venga consacrato vescovo”.

Una fonte della chiesa locale al Juba Echo a condizione di anonimato ha detto che almeno 24 persone sarebbero state arrestate in Sud Sudan in relazione all'agguato al vescovo italiano. "La polizia e altre forze della sicurezza hanno arrestato diverse persone all'interno del compound e verranno condotti altri arresti perché abbiamo bisogno di sapere esattamente cosa è successo nella Chiesa cattolica della diocesi di Rumbek", ha confermato a Juba Echo il ministro dell'Informazione dello Stato dei Laghi William Kocji Kerjok. Lo stesso ministro ha quindi rivelato alcuni particolari della dinamica di tale "attacco mirato": "Sono andati direttamente alla porta, hanno bussato e hanno iniziato a sparare alla porta finché non si è aperta. Poi lo hanno raggiunto, gli hanno ordinato di sedersi e gli hanno sparato".

"Il compound del Cuamm", ha affermato Elisa Bissacco di Medici con l'Africa Cuamm ricostruendo gli attimi del ricovero d'urgenza di Carlassare, "è vicino all'abitazione di padre Christian Carlassare: i nostri volontari hanno sentito gli spari e sono subito accorsi, trovando padre Christian ferito alle gambe da alcuni colpi di arma da fuoco, lo hanno subito soccorso e portato all'ospedale della cittadina del Sud Sudan: aveva perso molto sangue, ma è fuori pericolo. Le ferite non hanno provocato fratture, ma il problema è che padre Christian ha un gruppo sanguigno molto raro, per fortuna uno dei nostri volontari aveva lo stesso gruppo sanguigno e così è stata possibile la trasfusione, quindi è stato stabilizzato".

Informata anche la famiglia del vescovo

Carlassare avrebbbe subito telefonato alla famiglia per informarla di quanto capitatogli, rilasciando contestualmente le seguenti parole al responsabile dei missionari comboniani in Italia: "Pregate non tanto per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me". Una delle prime ipotesi avanzate sull'agguato lo indica come un "avvertimento" nei riguardi del vescovo veneto, inviatogli da qualcuno a cui non andava giù che un giovane venuto da lontano e che aveva lavorato per quindici anni con l'etnia Nuer, uno dei principali gruppi etnici del Sud Sudan, fosse stato scelto per guidare proprio la diocesi di Rumbek, a maggioranza Dinka, rivale dei Nuer.

Poche settimane fa, padre Christian aveva dichiarato a Nigrizia, rivista ufficiale dei comboniani, il suo sogno: “Sogno che i giovani del Sud Sudan possano realizzare i loro sogni, che non siano costretti a darsi alle armi o a lasciare il paese, che possano studiare e trovare un lavoro che costruisca il futuro e dia stabilità al paese. Sogno che le giovani ragazze del Sud Sudan possano emanciparsi e non essere totalmente dipendenti dai loro capi famiglia e che possano fare le proprie scelte in libertà”.

Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha dichiarato di essere "profondamente scosso" dalla notizia dell'aggressione: "La notizia mi ha raggiunto stamane, sono profondamente scosso e colpito da questo grave atto nei confronti di mons. Carlassare. Esprimo a nome mio personale e di tutta la Chiesa padovana vicinanza a padre Christian, ai suoi genitori Marcellina e Pierantonio con cui ho parlato non appena appresa la notizia, ma anche alla comunità di Piovene Rocchette dove padre Christian è molto amato e conosciuto. Un pensiero particolare e intenso va ai comboniani, impegnati in queste terre e in altre situazioni difficili nel mondo e al popolo sud sudanese colpito da una gravissima crisi umanitaria e martoriato da continue violenze e aggressioni. Quanto è avvenuto è molto grave, è un dramma nel dramma che sta provando il Sud Sudan".

Il ministro Kerjok ha infine stigmatizzato gli attacchi contro i religiosi presenti in Sud Sudan: "Dobbiamo mettere fine una volta per tutte alle violenze contro i leader della Chiesa. Stiamo lavorando in questa direzione".

"Questa", ha poi ricordato, "non è la prima volta che i leader della chiesa vengono presi di mira. Due anni fa uno dei pastori è stato ucciso nella contea di Cuei-bet e questa volta hanno lanciato un attacco contro il nuovo vescovo".

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