A due giorni di distanza dalla tragedia di Sydney, gli ostaggi sequestrati per ore in cioccolateria, la bandiera islamica esposta in vetrina, il drammatico bilancio della polizia, gli scontri a fuoco, i tre morti e i feriti, è arrivato il momento di fare il punto.
E di domandarsi, come stanno facendo osservatori e media da tutto il mondo, come sia stato possibile che un uomo come Man Haron Monis, già noto alla giustizia per le sue posizioni radicali e già condannato in passato, fosse lasciato libero di agire indisturbato? Igiornali locali della città australiana parlavano questa mattina delle "opportunità mancate per assicurarlo alla giustizia", con i toni dell'incredulità e del biasimo. Ma vediamo un po' più nel dettaglio di che stiamo parlando.
I precedenti giudiziari di Monis
Quando Monis è comparso davanti alla corte locale di Penrith il 10 ottobre sul suo conto pendevano già più di trenta accuse per violenza sessuale e frode, oltre all'imputazione per essere stato complice dell'omicidio dell'ex moglie. Tuttavia, spiegano i media australiani, l'uomo si trovava in libertà su cauzione dietro autorizzazione dei legali dell'ufficio del Direttore della Pubblica Accusa.
Questa misura è stata possibile grazie a una precedente decisione della polizia di archiviare un filone di accuse contro Monis per violenza sessuale. In quell'occasione all'uomo era stata comminata una semplice notifica di comparizione in tribunale, piuttosto che un arresto e una nuova accusa - cosa che invece avrebbe potuto costargli il carcere.
Il governo del premier Baird - primo ministro del Nuovo Galles del Sud, lo stato australiano in cui si trova Sydney - ha presentato martedì ai media un rapporto in cui si afferma che la libertà su cauzione di Monis era stata prorogata "concordemente": un giro di parole per spiegare che la pubblica accusa non aveva presentato istanza di revoca della misura.
La polemica con la polizia
Ma qui si innesta anche una polemica istituzionale, perché nelle scorse ore un portavoce della polizia dello Stato ha rilasciato dichiarazioni infuocate in cui si dichiara come le forze dell'ordine fossero sempre state contrarie alla liberazione su cauzione di Monis, attribuendone la responsabilità all'autorità giudiziaria.
Inoltre da alcune carte della polizia è emerso come nel 2011 Monis avesse lui stesso ammesso alla polizia di avere una certa familiarità con le armi da fuoco, dovuta ad un suo passato impiego come agente di sicurezza.
La mancata estradizione in Iran e il mistero dei benefit statali
Piena fiducia nell'operato della polizia è stata espressa anche dal premier federale Tony Abbott, che ha però sollevato la necessità di fare chiarezza sulle modalità di ingresso e soggiorno in Australia del sequestratore morto lunedì nel blitz degli agenti. A Monis, cittadino iraniano, era stato concesso l'asilo politico nel 1996. Egli godeva inoltre di sussidi statali pur non avendo apparenti menomazioni fisiche ed era in possesso di un regolare porto d'armi.
Quattordici anni fa l'Iran ne aveva anche chiesto l'estradizione per frode, ma dall'Australia era arrivata una risposta negativa.Tutte circostanze da chiarire. Su cui il premier Abbott si aspetta delucidazioni. E con lui l'opinione pubblica mondiale.
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