Terrorismo, le difese delle nostre città potrebbero essere obsolete

Dobbiamo concepire il terrorismo come un sistema adattabile ed in costante mutazione. L’attuale visione di sicurezza urbana potrebbe già essere obsoleta.

Terrorismo, le difese delle nostre città potrebbero essere obsolete

Il terrorismo è adattabilità. L’ordigno esplosivo improvvisato o IED utilizzato negli attentati non è progettato per un’onda d’urto letale a causa della piccola quantità di esplosivo utilizzato. Sono i frammenti del suo rivestimento scagliati in tutte le direzioni che provocano i danni maggiori. Dopo i tragici attentati che hanno colpito l’Occidente negli ultimi tre anni, nei punti nevralgici delle città sono stati collocati dei sistemi di protezione passivi lungo dei perimetri ideali.

La visione di un blocco di calcestruzzo a ridosso di un’arteria principale è ormai entrata nell’ottica comune. Analizziamo soltanto il loro scopo e non la teorica architettura complessiva di difesa. Sono delle barriere fisse, asset concepiti per impedire che un mezzo pesante possa entrare all’interno di un’area ed acquisire una mortale velocità di impatto. I blocchi di calcestruzzo nei check point dove è consentito l’accesso ai soli mezzi autorizzati, devono rispettare una precisa collocazione così da determinare un’inclinazione che potrebbe innescare l’IED occultato a bordo. Superati i controlli il mezzo autorizzato rallenta e procede lungo il percorso compiendo delle obbligatorie virate. Il perimetro di calcestruzzo dovrebbe essere collocato per impedire all'onda d'urto del possibile IED a bordo del mezzo di colpire l’area sensibile. Non avrebbe senso, infatti, collocare blocchi di calcestruzzo davanti una piazza, un edificio sensibile o un passaggio pedonale poichè l’onda d’urto dell’esplosione e relative schegge avrebbero un effetto devastante a più livelli. In presenza di un'architettura difensiva ridondante (perimetri concentrici), i dissuasori posti a ridosso dell'area sensibile rappresentano una contromisura ulteriore (ma non necessaria). Una singola barriera in calcestruzzo collocata a ridosso di un passaggio pedonale avrebbe un solo effetto: garantire una posizione ottimale per la detonazione dell'IED.

Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni. L’apprendimento militare sul campo è più rapido in risposta alle necessità strategiche piuttosto che a fattori organizzativi. La minaccia dinamica impone una costante rivalutazione dei protocolli di controllo ed accesso e la conseguente dotazione specifica di difesa. Un vehicle-ramming attack richiede particolari protocolli di risposta poiché le armi di piccolo calibro delle forze di polizia non riuscirebbero ad arrestare la minaccia. Il paradigma muta notevolmente in presenza di una formazione di veicoli (non ancora avvenuta in Occidente la protezione balistica del mezzo). La strategia, già testata in Iraq e Siria, prevede un primo VBIED (con componente IED a bordo) utilizzato per sfondare il perimetro difensivo e detonare così da lasciare sgombera l’area. Il secondo VBIED, con un carico esplosivo nettamente maggiore, si dirigerebbe indisturbato verso il punto stabilito. Scenari che impongono una rivalutazione dei protocolli di e risposta armata nell’equazione difensiva. L’equazione di un attentato è sempre dinamica.

La sicurezza in profondità

E' impossibile proteggere ogni cosa, ma è necessario dare la priorità ai luoghi affollati

La sicurezza stratificata è una strategia elaborata per proteggere un sito con diverse misure complementari. L'obiettivo della sicurezza stratificata è quello di ridurre le probabilità di successo di un attacco terrorista, collocando sistemi di sicurezza ridondanti nell’architettura di un sito. Questo concetto è noto anche come sicurezza in profondità. Personale di sicurezza addestrato può aiutare a ritardare, rilevare, dissuadere e rispondere ad un attacco. Sistemi fisici ed elettronici come segnali di avviso, illuminazione perimetrale, pattuglie di sicurezza, telecamere, barriere ambientali e non, asset elettronici, screening e ricerca di veicoli casuale, unità K9 – Vapor Wake, rilevatori di metallo e punti di controllo, sono elementi essenziali della sicurezza stratificata. Tali misure di sicurezza possono essere costose e se non correttamente elaborate, potrebbero danneggiare un sito, trasmettendo un’errata percezione al pubblico. Ecco perché la consulenza specializzata degli esperti è essenziale così come necessaria una valutazione approfondita prima di implementare qualsiasi protezione protettiva. Tutte le misure di sicurezza protettive dovranno essere proporzionate al livello e al tipo di minaccia. La sicurezza è più conveniente quando incorporata nella fase di progettazione. Qualora si verificasse un attacco terroristico, è necessario un piano di continuità aziendale per il processo di recupero. Questo piano rientra nella fase di risposta ad un attacco ed è progettato per restituire nel più breve tempo possibile business, attività e prestigio al sito colpito. Il piano di continuità aziendale è richiesto a proprietari ed operatori con cifre e termini esatti e chiari. I governi lavoreranno con i proprietari interessati e gli operatori dei luoghi affollati per ristabilire i servizi essenziali e la fiducia del pubblico il più rapidamente possibile. E’ quindi necessaria una comprensione commerciale ed i rischi legali che potrebbero derivare da inadeguate misure di sicurezza per prevenire o mitigare un attacco terroristico. E’ essenziale una cultura alla sicurezza per aumentare la consapevolezza del personale nei luoghi affollati. Mentre la resilienza è difficile da misurare in assenza di un attacco (non sappiamo realmente come si comporterà un sito protetto da un vero attacco), la valutazione periodica delle politiche e delle procedure attuate, garantirà misure protettive commisurate al livello di esposizione.

Le attuali contromisure sono efficaci?

La campagna inglese “See Something, Say Something” associata a celeri tempi di risposta dell’autorità, ha gradualmente abbassato la percentuale degli attacchi contro la metro di Londra tra il 1970 ed il 2000. Per accedere nella metro di Pechino, la più trafficata al mondo, è obbligatorio transitare dai check-in dotati di rilevatori di metallo (trenta minuti di attesa stimata). I contenitori della spazzatura in metallo nelle metropolitane dovrebbero essere ormai solo un ricordo e sostituiti da sacchetti in plastica. E’ un modo per identificare un possibile IED abbandonato ed evitare che l’involucro in metallo si trasformi in shrapnel. Israele utilizza rivelatori di metalli e macchine a raggi X in alcune stazioni degli autobus, questi ultimi dotati di GPS e balisticamente protetti contro il fuoco delle armi di piccolo calibro. Le unità K9 (con un olfatto 40 volte più sviluppato rispetto all’uomo, i cani d’assalto dei reparti speciali sono addestrati per rilevare e identificare sia materiale esplosivo che soggetti ostili nascosti) si confermano estremamente efficaci. Il rilevamento delle minacce basate sull’identificazione biometrica potrebbe essere determinante, ma la tecnologia attuale palesa le difficoltà tipiche di un contesto operativo. Tuttavia contro un attentatore suicida, la maggior parte delle attuali contromisure sono praticamente nulle (entrato nel perimetro potrebbe già essere troppo tardi). Le operazioni di alto profilo ed i piani di risposta sono efficaci contro un particolare tipo di minaccia terroristica che, non finiremo mai di dirlo, è dinamica ed in continua evoluzione. Se non fossero adattabili, i terroristi non sarebbero nulla.

Proteggere una città: il jihadismo di quartiere

Non esiste un modello previsionale affidabile ed applicabile nel terrorismo veicolare. E’ certamente possibile fortificare un perimetro contro ogni tipo di minaccia, ma non sarebbe realistico per una città. Si possono collocare dissuasori in un’area specifica, ma è impossibile posizionare blocchi di calcestruzzo ad ogni centimetro della strada di ogni città. E questo è un dato di fatto. In una democrazia libera, quello definito come jihadismo di quartiere, non può essere eliminato totalmente. Si potrà fortificare il perimetro di una piazza, ma i terroristi troveranno sempre una strada, un’area da colpire. I bersagli potenziali sono praticamente infiniti per un profilo di minaccia totalmente imprevedibile. Tuttavia il rischio si può attenuare, rivalutando la sicurezza degli spazi aperti senza trasformare le città in fortezze. Esistono già diversi tipi di protezione (più o meno noti). Le barriere nere intorno al palazzo di Westminster, ad esempio, sono progettate per arrestare un autocarro ad alta velocità. Anche sulla strada di Whitehall ci sono delle barriere, ma sono nascoste alla vista. Tutti gli edifici militari e governativi statunitensi dispongono di strutture resistenti ad attacchi esterni (la velocità di attacco stimata di un tir è di 80 km/h). Il Dipartimento di Stato Usa elenca sul proprio sito le “anti-ram vehicle list”, sistemi di protezione per proteggere i perimetri delle sue ambasciate all’estero. Negli Stati Uniti, camion da 16 tonnellate a vuoto caricati con della sabbia (contromisura ulteriore pensata per attutire la possibile deflagrazione di un ordigno) per un peso di 32 tonnellate, sono periodicamente collocati negli incroci e nei punti strategici lungo i percorsi ritenuti a rischio. In Israele, si utilizzano i carri armati. L’Emirates Stadium dell’Arsenal, inaugurato nel 2006, è un modello di difesa. Le panche in calcestruzzo impediscono ad un veicolo di attraversare il piazzale, mentre le strutture che formano il logo del club costituiscono un ostacolo per i veicoli. Nella ristrutturazione di Times Square, completata dopo circa sei anni di interventi, i progettisti hanno cercato di proteggere i pedoni senza ridurre i marciapiedi. I paletti antisfondamento sono stati concepiti per non alterare il contesto urbano. L’obiettivo è quindi proteggere il pubblico non trasmettendo una mentalità bunker e senza alcuna consapevolezza (mentalità occidentale, non israeliana) che esista un rischio. In ogni caso, le aree affollate vulnerabili dovrebbero essere rese impenetrabili con barriere antisfondamento poiché la sicurezza non può essere ostaggio del politicamente corretto. La tecnologia per creare barriere esteticamente gradevoli con protezioni incorporate nel design esiste. Quelle che alla vista sembrano delle fioriere, ad esempio, nascondono un’anima di calcestruzzo e metallo: sono asset concepiti per inserirsi esteticamente nella vitta di tutti i giorni. Tuttavia, il playbook delle minaccia terrorista è sterminato.

Pensare come i terroristi: immaginare l’inimmaginabile

Dobbiamo concepire gli attentati come organismi adattabili ed in costante mutazione, non come strutture fisse. Ciò significa che l’attuale visione di sicurezza urbana potrebbe già essere obsoleta poiché l’approccio tattico è dinamico. Nella maggior parte dei casi, le città occidentali presentano una singola linea perimetrale statica concepita per arrestare la potenza bruta dei mezzi pesanti. Tuttavia, lo scenario di un mezzo di soccorso riconvertito in VBIED ad esempio dovrebbe essere preso in considerazione anche in Occidente. Parliamo di un mezzo con accesso in aree sensibili: i bersagli potenziali sarebbero praticamente infiniti per un profilo di minaccia totalmente imprevedibile. Poiché l’ambiente operativo è complesso sarebbe opportuno predisporre il necessario processo di adattamento militare senza cui potrebbero esserci nel prossimo futuro gravi conseguenze. Ecco perché l'esigenza di una mentalità di difesa dinamica per colmare l'imagination gap. È proprio quell’incapacità di immaginare l’inimmaginabile che continua, ancora oggi, a minare gli sforzi nell’elaborare una efficace prevenzione. Il jihadismo di quartiere non potrà mai essere eliminato totalmente considerando lo sterminato playbook delle minaccia terrorista. Il rischio però si può attenuare, rivalutando la sicurezza degli spazi aperti senza trasformare le città in fortezze. Così come i terroristi, è essenziale immaginare l’inimmaginabile.

La razionalità del terrorismo nella scelta dei bersagli

Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili. Gli attacchi contro obiettivi morbidi sono attraenti per le organizzazioni terroristiche perché presentano caratteristiche operative che li rendono vulnerabili e facili da sfruttare, garantendo così un maggiore successo. Per realizzare questo obiettivo, il layout di questi luoghi deve soddisfare determinati criteri tra cui un'atmosfera invitante per i visitatori che è solitamente aperta e spaziosa. Tra i bersagli morbidi i centri commerciali, le scuole, i cinema, gli ospedali, i parchi, gli stadi, gli alberghi, le palestre, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti. Questi ultimi, ad esempio, garantiscono diverse entrate ed uscite e consentono l'accesso diretto anche da strade o stazioni della metropolitana. Offrono, infine, anche la possibilità di far scendere i passeggeri e scaricare i bagagli vicino al perimetro del sito. I soft target ideali presentano anche parcheggi situati nelle immediate vicinanze dei siti per ospitare famiglie e disabili. Tali aree raramente dispongono di sistema di difesa passivi e protocolli di sicurezza attivi per discriminare o rispondere ad una possibile minaccia con guardie di sicurezza (quando presenti), spesso disarmate e mancanti della formazione e delle attrezzature necessaria per fronteggiare un attacco terroristico. Inoltre, la mancanza di un adeguato screening su persone e mezzi, consente agli attori di trasportare armi ed esplosivi a bordo dei veicoli parcheggiati in prossimità dei siti da colpire. Appare evidente, quindi, che la selezione degli obiettivi morbidi è guidata da fini strategici.

L'attentato rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale

L’attentato terroristico in se non è da considerare come un episodio opportunista, ma rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale che inizia proprio con la selezione del target. La selezione dei bersagli, guidata da obiettivi strategici e ideologici, è sempre plasmata in risposta alle misure di sicurezza esistenti nell’ambiente operativo che si intende colpire. L’attore razionale effettua un calcolo dei costi e dei benefici quando seleziona un bersaglio. A differenza di quanto veniva teorizzato alcuni anni fa, quando al Qaeda suggeriva di colpire le figure di alto profilo come i capi di stato, la selezione dei bersagli avviene oggi in modo realistico. Poiché una figura di alto profilo come un obiettivo simbolico sono solitamente protetti per un indurimento complessivo dell’area operativa, la scelta di un bersaglio morbido garantisce un livello di successo superiore. I bersagli morbidi sono facili da attaccare e non richiedono un lungo ciclo di pianificazione. Le elevate perdite tra i civili, generano un'attenzione globale dei media a vantaggio della causa dei gruppi terroristici. Secondo le equazioni alla base del tempo di esposizione di un attacco x in un sito y, la cassa di risonanza aumenta proporzionalmente al dramma in corso. La diretta tv è sempre stata un’ossessione per i terroristi: in quest’ottica si colloca la scelta dei bersagli che presentano proprio tali peculiarità come un evento sportivo. La variabile degli ostaggi, quindi, è concepita proprio in tale senso. L’obiettivo morbido è motivato dalla distorta ideologia e visione del mondo. La fase di sorveglianza è eseguita per ottenere un profilo aggiornato dell'obiettivo, determinare l'approccio più adatto ed il momento migliore per l’attacco. I terroristi visitano diverse volte il loro obiettivo previsto utilizzando una varietà di sistemi legittimi come telecamere, binocoli, sistemi globali di posizionamento ed internet.

L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica, crea generalmente una maggiore predisposizione nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili. Per molto tempo ritenuti insulsi dall’Occidente, i sermoni dei teorici dell’Isis e di al Qaeda hanno avuto l’obiettivo di creare attori con obiettivi assolutisti o non negoziabili, per quella profonda dicotomia tra bene e male. Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini. Il terrorismo, violando le norme internazionali in materia di targeting dei civili, si propone deliberatamente di apparire al di là della razionalizzazione per amplificare l'effetto psicologico di un attacco. La logica che cerca di massimizzare l'effetto psicologico del terrorismo è strutturata per compensare le capacità materiali asimmetriche. Come attore non statale che cerca di costringere un avversario di Stato molto più forte, il terrorismo rappresenta un tentativo razionale di massimizzare le risorse limitate. Tuttavia, la strumentalità dell'uso della forza è organizzata principalmente verso ulteriori obiettivi politici. L’attacco terroristico, sebbene furioso nella fase di esecuzione, è quindi frutto di meticolosa pianificazione. La valutazione dei costi-benefici effettuati dalle organizzazioni terroristiche rivela che la decisione di effettuare un attentato, pur in genere sostanzialmente irrazionale, è proceduralmente razionale. La logica della teoria strategica dietro il processo di deliberazione così come la scelta dei tempi, degli obiettivi e degli effetti per massimizzare l'utilità degli attacchi sia a livello tattico che strategico, suggerisce che il terrorismo è prodotto da un processo di pensiero. Si definisce quindi il terrorismo come una procedurale razionale, anche se non necessariamente sostanziale.

La logica strumentale alla base dei piani di azione

Errata percezione. Definire il terrorista come un pazzo o un fanatico religioso che commette atti di violenza indiscriminati, contribuisce alla comune percezione che il terrorismo esista oltre i regni dell'attività razionale. Il terrorismo è invece un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. La razionalità procedurale dell'uso del terrorismo, basato sull'osservazione e sull'esperienza, è ulteriormente rafforzata dall'utilità che massimizza la natura del targeting. La natura di queste considerazioni è chiaramente basata su un calcolo razionale di costo-beneficio. Il terrorismo impiegato in modo intermittente in risposta ai cambiamenti degli ambienti strategici è parte di un modello chiaro e ricorrente, osservabile in Medio Oriente e già attuato nell'Irlanda del Nord. Gli obiettivi civili sono scelti proprio perché l'aspetto della casualità è essenziale per massimizzare la paura tra la popolazione target. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Pianificazione, scelta dei target, immediatezza nell’esecuzione, sopravvivenza: sono tattiche che derivano chiaramente dalla guerriglia insurrezionale, orchestrate per disperdere le forze di reazione e sfruttare lo shock iniziale. Quelli ritenuti atti casuali di terrorismo potrebbero essere indicatori di un'insurrezione, naturale evoluzione di anni di reclutamento tra i musulmani britannici da parte delle organizzazioni terroristiche come Isis, Fratellanza Musulmana e al Qaeda. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.

Immaginare l’inimmaginabile: la minaccia dei droni nei contesti urbani

Con poche centinaia di euro, chiunque può acquistare un drone stabilizzato dotato di telecamera HD, GPS e con una minima capacità di carico. La pronta disponibilità di questo tipo di tecnologia offusca la linea tra elettronica militare e commerciale. Nel contesto urbano, tale minaccia potrebbe avere effetti devastanti. Le attuali contromisure a difesa delle grandi città europee sono scarse poiché la minaccia è relativamente nuova e non ancora ben definita. Per dimensioni e materiali (molti dei quali non riflettenti), i droni sono difficilmente rilevabili dai sistemi convenzionali di tracciamento. Una ottimale rete di difesa urbana dovrebbe implementare diverse misure di rilevamento radar ed individuazione (acustica, emissione radio, elettro-ottica) così da migliorare la capacità di tracciamento. Tranne pochissime eccezioni in aree sensibili, le città europee non sono protette da un sistema stratificato di difesa contro uno sciame robotizzato. Fino a poco tempo fa molti analisti ritenevano non plausibile la minaccia dei droni poichè sottostimavano la diffusione della tecnologia. Si credeva che al Qaeda ed Isis avrebbero utilizzato i droni come una super potenza. L'errore fu quello di ignorare le evoluzioni asimmetriche del sistema: Quando una tecnologia di consumo diventa ampiamente disponibile, i terroristi cercano sempre di adattarla. E così avverrà con l'Intelligenza artificiale che certamente finirà per inserirsi in questo schema. L’Isis ha testato con successo sciami di droni contro le forze della Coalizione. I quadricotteri modificati per trasportare delle granate da 40 millimetri, sono stati utilizzati a sciame su Mosul. La particolare natura asimmetrica, altera il concetto standard di difesa.

La minaccia attuale è ben più complessa rispetto a quelle percepite nel 2010, a causa delle tecniche di occultamento creative associate ai nuovi dispositivi esplosivi improvvisati e non. L’implementazione degli esplosivi sui dispositivi a basso costo, in alcuni casi rappresenta soltanto un dettaglio, poiché l’Improvised Air Threat, non deve essere necessariamente concepita soltanto come armata.

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