Dire che i tunisini sono abbottonati sulla vicenda di Abdelmajid Touil è un eufemismo. Tutto ciò che ripetono da giorni è che di sicuro il giovane marocchino arrestato in Italia ha avuto un ruolo nell'organizzazione dell'attentato al museo di Bardo di Tunisi.
Quale, o su quali certezze basano la propria valutazione, sono entrambe domande che ancora attendono una risposta. "Abbiamo un'infinità di prove", dice in un'intervista a Repubblica Mohamed Ali Aroui, portavoce del ministero dell'Interno. Ma più di tanto in là non si spinge.
A fare il nome del giovane marocchino sarebbero stati quelli che, se venisse confermato il suo ruolo nell'attentato, sarebbero i suoi complici. "Si trovava con certezza a Tunisi dall'inizio di febbraio, e ha lasciato la Tunisia per andare in Libia", dice il portavoce del ministero. È nei giorni dell'attentato, tutto fa pensare, che non poteva essere nel Paese nordafricano, ma piuttosto in Italia, come testimonia la sua presenza alla scuola d'alfabetizzazione che frequentava.
La Tunisia è sicura che l'uomo di cui hanno parlato le persone incarcerate per l'attentato sia lo stesso fermato dalle autorità
italiane. Ma su cosa si basi questa sicurezza non è disposta a dirlo. Sono gli inquirenti italiani per primi a dire di non avere in mano prove. Ma "su questo argomento non posso dire assolutamente nulla", taglia corto Aroui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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