Le tre grandi minacce (esistenziali) per Mosca

In una lunga analisi, l'analista russo Ivan Timofeev, vicino al Cremlino, ha fatto il punto sulla situazione russa e il quadro non è roseo per Putin

Le tre grandi minacce (esistenziali) per Mosca

La guerra in Ucraina si sta protraendo da oltre due mesi e non ci sono segnali che indichino uno stop nel breve termine. Nel frattempo la Russia continua nel suo assedio all'area sud-orientale dell'Ucraina ma metodicamente colpisce anche altre aree del Paese, teoricamente lontane da quello che è il cuore pulsante della battaglia e dall'obiettivo che la Russia ha dichiarato di voler raggiungere.

Mosca non può tornare indietro ma la sua situazione interna ed esterna è gravemente compromessa dopo l'invasione iniziata il 24 febbraio 2022. Ora il Paese di Vladimir Putin si trova nel mezzo di una storica crisi, che l'analista russo vicino al Cremlino, Ivan Timofeev, ha delineato su tre direttrici che rappresentano le minacce esistenziali per Mosca nel presente ma che si ripercuoteranno anche nel futuro a lungo termine. L'analisi è stata pubblicata sul sito del Consiglio russo per gli affari internazionali (Riac) ed è stata tradotta da Il foglio.

Le minacce esterne

Ivan Timofeev fotografa nitidamente quel che è accaduto dopo l'attacco. Fino a quel momento, infatti, l'Occidente era un agglomerato eterogeneo che viaggiava a diverse velocità e, spesso, anche in direzioni opposte, se non ostinatamente contrarie in taluni casi. Il conflitto alle porte dell'Unione europea scatenato da Vladimir Putin ha coeso i due più grandi poli occidentali, Ue e Nato, che ora viaggiano compatti e uniti contro un unico nemico: la Russia. "La Russia ha affrontato i conflitti più sanguinosi degli ultimi secoli con i suoi vicini occidentali. Per molto tempo l'occidente è rimasto diviso, mentre la Russia faceva parte o di una coalizione o dell'altra. Oggi, invece, l'Occidente è più consolidato che mai. Nonostante ci siano anche altre minacce alla sicurezza, ha giocato un ruolo chiave e continuerà a essere la nostra priorità assoluta", scrive Timofeev.

L'analista sottolinea come, per alcuni versi, la Russia si sia profondamente occidentalizzata negli ultimi decenni, pur tuttavia mantenendo la sua natura radicata, tanto che "la Russia e l'Occidente sono comodi avversari simbolici l'uno per l'altro: una caratteristica necessaria per la creazione delle proprie identità". Ivan Timofeev guarda l'attuale situazione nella prospettiva di un conflitto esteso e non può fare a meno di evidenziare che "il potenziale militare ed economico dell'Occidente collettivo è di gran lunga superiore a quello della Russia", sventolando poi lo spauracchio della minaccia nucleare: "La Russia, però, data la sua potenza nucleare e le sue svolte politiche indipendenti e spesso imprevedibili per l'Occidente, costituisce un problema a lungo termine per le nazioni occidentali".

Economia e Pa sottosviluppate

L'analista fedele al Cremlino fa un grande passo nel passato per ricordare come la Russia non sia mai riuscita a mettersi in pari con i tempi della modernizzazione dell'economia e delle istituzioni. Un'impresa che non riuscì nemmeno a Pietro il grande. "Prendere in prestito o adattare certi attributi dall'occidente è stato parte integrante di quasi tutti questi sforzi. È stato però instabile. Abbiamo preso in prestito e sviluppato in modo creativo l'organizzazione dell'esercito e il controllo statale, ma non abbiamo mai corso rischi con l'autonomia della società, la sua libertà e soggettività", spiega Timofeev sottolineando che questo tentativo di sviluppo sulla base delle ideologie occidentali è stata un'arma a doppio taglio per la Russia, che ha "finito per trasformarle in imitazione".

Crisi della sovranità russa

I due precedenti punti dell'analisi di Ivan Timofeev già da soli basterebbero per delineare un quadro non roseo per la Federazione russa, debole nella struttura interna e schiacciato da un nemico con una maggiore potenza. A questo, però, l'analista aggiunge terzo elemento, forse ancor più destabilizzante per la Russia, che da sempre fa della sovranità una sua bandiera e che ora si trova a vivere una profonda crisi. "La minaccia di disordini è un archetipo per la cultura politica russa. È accentuata dal carattere multistrato del Paese e dagli squilibri territoriali e culturali del nostro Stato. L'esperienza di numerose rivoluzioni nel periodo post sovietico suscita il timore di una sovranità debole o del collasso del Paese", avvisa Timofeev.

Queste tre minacce esistenziali della Russia hanno in passato già causato gravi problemi al Paese, come avvenne tra il "1917-1920, quando si sono sovrapposte due rivoluzioni, l'esaurimento della guerra e l'intervento tra la debolezza e l'arretratezza economica". Questa congiuntura si sta nuovamente ripresentando all'indomani del 24 febbraio e "questa combinazione di minacce mette la Russia in una situazione di pericolosità senza precedenti", scrive l'analista. Il suo è un vero proprio monito al governo russo, al quale viene ricordato che dopo la Guerra fredda si è formato un bipolarismo in cui la Nato risultava molto più forte rispetto alla Russia, che dopo aver esacerbato gli animi con l'invasione dell'Ucraina, ora rischia di scontrarsi pericolosamente con l'Occidente.

L'evoluzione della crisi nel Donbass

"La situazione si è aggravata nel 2014 intorno all'Ucraina, ma il tiepido confronto tra la Russia e l'Occidente si è poi stabilizzato, nonostante il fallimento degli accordi di Minsk. Le relazioni tra Russia e Occidente alla fine del 2021 difficilmente possono essere definite ottimali", scrive Timofeev, evidenziando tuttavia che le sanzioni alla Russia pre 2022 alla fine erano state "inferiori al rumore mediatico che le circondava, e anche la reazione del mercato era stata debole". Nonostante tutto, l'Europa aveva frenato la corsa al riarmo e non c'era stata una reazione decisa per la questione Donbass da parte dell'Occidente.

Ma "l'operazione militare ha cambiato drasticamente la situazione, e ha riportato l'Ucraina tra le priorità dell'occidente. Il contenimento della Russia ha acquisito una qualità diversa", anche a fronte di un nuovo volto dell'Unione europea, "in precedenza considerata debole". Preoccupa a Mosca anche l'ipotesi, sempre più concreta, dell'ingresso della Svezia nella Nato, "il che significa che la Russia rischia di ottenere una linea di contatto molto più ampia con l'alleanza atlantica sui suoi confini nord-occidentali". Al momento, l'Alleanza si è tenuta ufficialmente fuori dal conflitto attivo ma Timofeev ipotizza uno scenario in cui "le operazioni di combattimento in Ucraina si stanno trascinando, prosciugando i mezzi e gli uomini russi e la Russia potrebbe prendere l'iniziativa militare".

L'analista, inoltre, ha osservato che la "persecuzione dei russi, della cultura russa e di tutto ciò che è russo genera un logico rifiuto. Il congelamento e la confisca delle proprietà russe all'estero e la distruzione delle grandi imprese russe aiutano la leadership russa".

Ora la Russia è costretta a trovare nuove strade per gli scambi e a inventarsi nuove strategie interne e, secondo Timofeev, "è utile ricordare che l'Unione sovietica è crollata in circostanze internazionali molto più favorevoli. Pertanto, gli choc esterni e interni da soli difficilmente rendono il futuro prestabilito. Il futuro della Russia poggia su se stesso. Questo non è il momento del fatalismo".

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