La triplice capacità nucleare Usa: una linea di fuoco "ready to kill"

Gli Usa hanno 192 missili balistici pronti al lancio dalle profondità del mare. Ma questo è solo un terzo dei vettori pronti a copertura di possibili bersagli

La triplice capacità nucleare Usa: una linea di fuoco "ready to kill"

La deterrenza nucleare è quella capacità di un paese X di schierare in linea d’attacco un determinato numero di sistemi d’arma di distruzione di massa con diversa gittata e potenza e di poterli lanciarli contro un avversario Y sia in modo preventivo (First Strike) che in risposta ad un attacco subito (Second Strike). Alcuni asset strategici come quello Usa si basano su una triplice capacità che conferisce al comandante in capo delle forze armate diverse opzioni d’attacco. Una precisa strategia che prevede l’impiego di diversi sistemi d’arma con potenza scalabile su piattaforme stratificate. Strategia elaborata fin dalla Guerra Fredda, ma che potrebbe dimostrarsi non più efficace in un asset moderno.

Prendiamo proprio ad esempio la capacità di strike nucleare americana. Una potenza deterrente terrestre, assicurata dai missili balistici intercontinentali Minuteman (in via di aggiornamento la versione III del sistema) che in un ipotetico conflitto su larga scala verrebbero lanciati dai silos nelle quattro basi nel Montana, Nord Dakota e nel Wyoming. Proprio la componente strategica terrestre che chiameremo “fissa”, sebbene in grado di sganciare sul nemico testate multiple indipendenti altamente manovrabili (testate MARV o “Maneuverable Reentry Vehicle”, evoluzioni delle MIRV o “Multiple Independently Targetable Reentry Vehicle” che si basano sul concetto MRV o “Multiple Reentry Vehicle” ), è “penalizzata” poiché specificatamente simmetrica in un “First Strike”. Se la rete satellitare geostazionaria di un paese X rilevasse il lancio di uno soltanto dei 400 missili LGM-30, potrebbe comportare una risposta nucleare prima ancora che il Minuteman raggiunga il bersaglio. La sua posizione geo-localizzata, negli scenari del futuro, è il principale nemico della componente strategica terrestre in un attacco preventivo.

Se gli Usa, in un ipotetico conflitto, lanciassero missili Minuteman contro un paese X asiatico, dovrebbero violare lo spazio aereo sovrano di altre superpotenze. Una traiettoria balistica di attacco, quest’ultima, che potrebbe innescare una risposta nucleare non voluta di un terzo paese. Ecco perché parliamo di simmetria della componente strategica terrestre. Nonostante gli ICBM terrestri rappresentino la componente fondamentale della ”distruzione mutua assicurata” di un paese X, sono ostaggio della loro stessa ubicazione, nota anche al paese nemico. Collegati in rete ad un centro di controllo sotterraneo, i Minuteman rappresentano l’ultima linea di difesa qualora il nemico dovesse mettere offline l’intera comunicazione satellitare Usa con sistemi ASAT e rendere impossibile i contatti con le altre forze strategiche nel globo. La componente aerea strategica americana si basa sulla capacità di infiltrare, in territorio nemico, bombardieri a bassa osservabilità equipaggiati con armamento nucleare. Il First Strike è demandato al bombardiere B-2 (in attesa del Long Range Strike-Bomber, in servizio dal 2025), ma la potenza conferita da “un occasionale azione di attacco” di un sistema d’arma a bassa osservabilità, non garantirebbe la sconfitta del paese X. In questo caso il problema è di natura concettuale: un velivolo è fortemente limitato dalle sue dimensioni. I sistemi nucleari aviotrasportati andrebbero visti come la capacità di utilizzare delle armi tattiche o micro-tattiche con potenza scalabile per singole missioni che non richiedono una proiezione strategica standard. Il riferimento alle B61-12 è d’obbligo. La tecnologia della B61 è anche nota come "Dial-a-yield". Ogni testata ha una potenza regolabile: da un massimo equivalente di 50.000 tonnellate di TNT ad un minimo di 300. L’impiego sul campo di battaglia, quindi, può essere “personalizzato” a seconda dell’effetto desiderato e dell’obiettivo. E’ innegabile che la presenza di uno stock di sistemi d’arma nucleari a ridosso dei confini e lanciati da vettori a bassa osservabilità (bombardieri puri e non), costituisce un deterrente ottimale, ma con una potenza non credibile. Lo stesso “Progetto Atom” che contempla un inventario scalabile, presuppone l’impiego di equipaggiamento nucleare anche a bordo delle portaerei, rispolverando il concetto della “doppia capacità”. Il rischio, sdoganando la capacità nucleare ad uso singolo micro-tattico potrebbe essere una certa facilità di impiego. Appare evidente, quindi, che il ventaglio delle opzioni disponibili in un’escalation nucleare è ridotto. Ad oggi il sistema deterrente ottimale è rappresentato dai sottomarini lanciamissili balistici. Per effetto della ridondanza, gli USA hanno sempre otto sottomarini classe Ohio in mare con 192 missili balistici pronti al lancio per 1536 testate indipendenti da 450 Kilotoni (verosimilmente si userebbero le W78). Sappiamo che è già in atto il programma “Ohio Replacement Submarine” per il nuovo SSBN-X. L’SSBN-X, sarà armato con sedici missili intercontinentali Trident II D5 LE (life-extension). I missili, dotati di un nuovo sistema di guida, resteranno in servizio fino al 2042. Da rilevare che la componente sottomarina strategica necessita dell’ordine diretto del comandante in capo per lanciare i suoi missili contro un bersaglio. Proprio la comunicazione potrebbe essere il tallone di Achille del sistema deterrente sottomarino, considerando che in un ipotetico conflitto, si colpirebbe l’intera rete satellitare militare il che renderebbe difficile, ma non impossibile, ordinare un lancio. Sarebbe opportuno ricordare che secondo quanto elaborato dal Pentagono, il primo obiettivo in un ipotetico conflitto contro un paese X, sarebbe quello di oscurare la rete di spionaggio ed intelligence messa in orbita.

Gli Stati Uniti prevedono di subire diversi tipi di attacchi cinetici, elettronici ed informatici oltre a raid convenzionali contro le strutture di supporto a terra. Non è escluso l’impiego di testate nucleari. Un’esplosione nucleare nella bassa orbita terrestre creerebbe un impulso elettromagnetico che potrebbe mettere fuori uso anche i satelliti schermati. Ma se ciò accadesse resterebbe sempre la linea Minuteman.

I limiti simmetrici della componente strategica terrestre in un “First Strike” così come la “ridotta” potenza di un sistema nucleare aviolanciato, comunque ostaggio di un sistema logistico standard, conferiscono alla mobilità ed elusività dei “boomer”, il ruolo principale anche in un asset strategico del futuro.

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