Il Tripode Da Ke Ding, fiore all’occhiello del Museo di Shanghai, è alto 93,1 centimetri, con una circonferenza di 75,6 centimetri e un peso da 201,5 chilogrammi. Il suo valore però non risiede nell’enorme peso né nel suo profilo antico e inadorno, ma nei misteriosi ideogrammi incisi sulla sua superficie interna, che ci condurranno a leggere la storia della dinastia Zhou. “Mio nonno paterno aveva un contegno solenne, era gentile e di bell’aspetto. Era assai colto ma modesto, una persona serena che non ambiva alla ricchezza, un uomo saggio dal cuore puro”. Questo “libro” inciso sul bronzo, inizia dunque con delle parole di elogio.
La storia del Tripode Da Ke Ding
Un nobile di nome Ke aveva appena accettato la nomina a funzionario da parte del re di Zhou, nomina dovuta ai meriti ottenuti dal nonno paterno durante il suo servizio al monarca. La carica di funzionario durante la dinastia degli Zhou occidentali veniva trasmessa per via ereditaria e negli oggetti in bronzo di allora erano spesso visibili delle iscrizioni in onore degli antenati. Questa usanza è un atto di rituale, definito come “rito nascosto negli oggetti”. I vasi in bronzo sono gli oggetti rituali più importanti della dinastia Zhou. La famiglia imperiale e i nobili incidevano iscrizioni a ricordo di eventi importanti su oggetti in bronzo come tripodi o campane, iscrizioni che sono conosciute con il nome cinese di “zhong ding wen”o “jin wen”. Per questo motivo, vasi e campane di bronzo erano considerati come veri libri di storia. Sulla superficie interna del Da Ke Ding sono incisi 290 caratteri, che gettano luce su quegli anni lontanissimi. Questo testo fornisce informazioni sul sistema di governo, sul sistema agrario e sui riti nel periodo dei Zhou occidentali. Si tratta di un libro di bronzo e di una storia
raccontata con una voce che risuona chiaramente ancora oggi. Oltre al suo pregio storico, il Da Ke Ding occupa una posizione di grande valore nell’arte calligrafica cinese. I 290 caratteri incisi al suo interno sono rappresentativi proprio dello stile “jin wen”, tipico del tardo periodo Zhou.
Nella parte finale del testo, il nobile Ke esprime questo desiderio: “per il giusto volere e la buona volontà del Figlio del Cielo (riferendosi al sovrano, ndr) e il bene degli antenati… ci auguriamo di godere di questi beni per lunghi anni, di generazione in generazione”. Purtroppo questa speranza non si realizzò, poiché la dinastia Zhou cadde poco dopo la creazione del tripode, e non ci è noto come i figli e i nipoti del nobile Ke abbiano condotto la loro vita nel successivo e tumultuoso periodo delle “Primavere e Autunni”.
Dopo la conquista dei Sei Stati da parte del Regno di Qin, la calligrafia cinese entrò nell’era della scrittura del “piccolo sigillo” che sostituì quella incisa sui bronzi o “jinwen”. Dopo la dinastia Han, gli oggetti in bronzo uscirono pian piano di scena, chiudendo definitivamente una pagina poi sepolta sotto la polvere della storia.
Il Tripode Da Ke Ding fu rinvenuto nel 1890 in uno scantinato nella contea di Fufeng, provincia dello Shaanxi.
Solo in quel momento la gente scoprì che più di duemila anni fa un uomo di nome “Ke” fu nominato funzionario grazie ai meriti del nonno, ricevendo terreni, abiti e schiavi. All’apice della propria carriera Ke espresse gratitudine verso il nonno, ma che questi onori potessero essere goduti per sempre anche da figli e nipoti di Ke, restò una speranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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