Trump boccia il comunicato in ​cui si definisce McCain "eroe"

Secondo un'indiscrezione del Washington Post, il presidente Donald Trump ha personalmente annullato la pubblicazione del comunicato ufficiale della Casa Bianca in memoria di John McCain, in quanto il senatore repubblicano veniva definito "eroe"

Trump boccia il comunicato in ​cui si definisce McCain "eroe"

Si dice che la circostanza della morte riesca a riappacificare anche le persone più distanti, appianando rancori che sembravano destinati a durare per sempre. Così non sembra essere per il presidente americano Donald Trump, che malgrado la scomparsa di John McCain avvenuta sabato scorso pare non avere la minima intenzione di seppellire l'ascia di guerra nei confronti del vecchio rivale politico.

Secondo quanto riportato dal Washington Post, infatti, il presidente Trump ha annullato all'ultimo momento la pubblicazione del necrologio ufficiale della Casa Bianca per la morte di McCain, in quanto secondo lui eccessivamente apologetico nei confronti del senatore. Il comunicato, preparato dall'addetta stampa Sarah Huckabee Sanders e dal capo dello staff John F. Kelly, era già pronto da diverso tempo a causa delle fragili condizioni di salute di McCain e dava ampio risalto al pluridecennale ruolo svolto dall'esponente repubblicano al servizio del paese, sia in ambito politico che militare, definendolo esplicitamente come un eroe. Indiscrezioni confermate da diversi membri dello staff della Casa Bianca, che hanno tuttavia chiesto di mantenere l'anonimato a causa del contenuto sensibile di queste dichiarazioni. L'addetta stampa Sanders ha invece rifiutato di commentare l'accaduto.

Trump ha quindi rigettato il comunicato ufficiale, preferendo ad esso un semplice messaggio via Twitter pubblicato a titolo personale sul suo profilo privato. Messaggio in cui tra l'altro non viene fatta alcuna menzione specifica allo scomparso McCain, citato indirettamente all'interno delle condoglianze rivolte alla famiglia. Un comportamento definito atroce da Mark Corallo, ex portavoce della Casa Bianca e per lungo tempo responsabile delle strategie comunicative dei repubblicani, che ha successivamente aggiunto: "In momenti come questo ti aspetteresti di più da un presidente americano quando parla in merito alla scomparsa di quello che è stato un vero eroe americano".

Una rottura del protocollo che mai si era vista nella recente storia politica americana, e che evidenzia drammaticamente il burrascoso rapporto che intercorreva tra i protagonisti delle due diverse anime del Partito repubblicano, quella governativa ed atlantista di McCain e quella populista ed isolazionista di Trump. Già in passato infatti erano scoppiate numerose polemiche tra i due, come quando in occasione delle elezioni presidenziali del 2016 l'allora candidato presidente Trump sbeffeggiò la tragica esperienza avuta dal senatore - colpevole di aver definito "pazzi" i sostenitori del tycoon - come prigioniero di guerra in Vietnam:"Lui mi ha insultato, e ha insultato tutte le persone in questa stanza. Lui è un eroe di guerra perché è stato catturato, ma io preferisco le persone che non si fanno catturare. Sarà anche un eroe di guerra, ma ha appena detto delle cose veramente cattive nei confronti di numerose persone". Toni accesi che ovviamente non hanno accennato a placarsi col passare del tempo, contribuendo a rendere McCain una delle principali spine nel fianco del presidente in numerose occasioni, l'ultima della quali avvenuta nel luglio dello scorso anno, quando anche grazie al suo voto determinante venne rigettata la proposta di legge per lo smantellamento dell'Obamacare.

A godere dell'ultima parola in questa disputa viscerale sarà però con molta probabilità proprio il senatore dell'Arizona, che come da sue disposizioni ha chiesto che il presidente Trump non presenziasse ai suoi funerali, e che prendessero invece la parola per l'orazione funebre gli unici due uomini che abbiano saputo sconfiggerlo politicamente: gli ex presidenti George W.

Bush, avversario di McCain durante le primarie del Partito Repubblicano nel 2000, e Barack Obama, contro il quale perse le elezioni presidenziali del 2008 e dal quale nei giorni scorsi è stato ricordato cone le seguenti parole: "Malgrado le nostre differenze, condividevamo la fedeltà nei confronti di qualcosa di più alto, nell'ideale per il quale generazioni di Americani e di immigrati hanno combattuto, hanno marciato e si sono sacrificati".

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