Trump ha in mente un imponente taglio della spesa pubblica per gli Stati Uniti: si parla di 4.100 miliardi di dollari. Risorse necessarie, tra le altre cose, per finanziarie la riduzione delle tasse e altre promesse fatte dal tycoon in campagna elettorale. Il piano, presentato oggi, con Trump impegnato all'estero per impegni istituzionali, non tocca il programma di assicurazione medica Medicare e la previdenza sociale, ma riduce i fondi destinati al programma Medicaid destinato alle famiglie a basso reddito, i "food stamp" (buoni spesa) utilizzati per l'assistenza alimentare e i sussidi ai disabili. Per il 2018, il cui anno fiscale inizierà il 1° ottobre, nel piano sono previsti 54 miliardi di dollari alla Difesa, con tagli per il Dipartimento di Stato, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente, il Dipartimento dell'istruzione e altre agenzie. Previsto l'aumento delle spese militari del 10%, e oltre 2,6 milardi di dollari per la sicurezza delle frontiere (tra questi 1,6 miliardi per il muro con il Messico). La proposta prevede una forte riduzione fiscale, con una crescita del pil stimata al 3%.
Per la sanità la Casa Bianca chiede un taglio di oltre 800 miliardi sul Medicaid (programma per le fasce più povere), 192 miliardi dall'assistenza per la nutrizione e 272 miliardi per tutti i programmi di welfare. Tagli di 72 miliardi anche ai benefici per i disabili. Prevista l'eliminazione dei programmi a sostegno degli studenti più poveri all'università e il divieto, per gli immigrati irregolari, di incassare crediti di imposta per i figli. Tra i nuovi benefici si registra il congedo parentale pagato, di almeno sei settimane. Per questa misura, fortemente caldeggiata da Ivanka Trump, vengono stanziati 19 miliardi di dollari.
La Casa Bianca tiene a sottolineare il nuovo approccio. "Questa è la prima volta dopo tanto tempo - ha detto Mick Mulvaney, direttore ufficio budget - che un'amministrazione ha scritto un bilancio attraverso gli occhi di chi attualmente paga le tasse".
Da precisare che l'ultima partola, sul bilancio federale, spetta al Congresso. Toccherà a deputati e senatori approvare la "manovra" suggerita da Trump, oppure modificarla. I democratici annunciano battaglia, com'è scontato.
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