Qualche giorno prima che Donald Trump si insediasse alla Casa Bianca, l'intelligence americana aveva chiesto a quella israeliana di non condividere informazioni sensibili con la futura amministrazione americana finché non fossero stati chiariti i rapporti tra l'allora presidente eletto e la Russia. Quell'incontro, descritto il 12 gennaio scorso in un articolo del quotidiano israeliano Yedioth Ahronot, getta luce sulle rivelazioni del New York Times, secondo cui è stato Israele a fornire al presidente americano le informazioni sensibili poi date da quest'ultimo ai russi.
I dati top secret di Israele
Nel corso della transizione dall'amministrazione Obama a quella di Trump il tema venne affrontato in un incontro tra le intelligence dei due paesi, la cui data non fu svelata dal quotidiano per la necessità di tutelare le fonti. In quella occasione gli 007 americani fecero presente ai colleghi israeliani che la National Security Agency (Nsa) possedeva "informazioni molto attendibili" sul fatto che fosse stato il Cremlino a ordinare l'attacco hacker alla campagna elettorale di Hillary Clinton. Fonti israeliani che hanno partecipato al meeting tra gli 007 raccontarono che gli americani erano molto preoccupati di una eventuale ricattabilità del nuovo presidente, nei confronti del quale Vladimir Putin avrebbe potuto utilizzare "strumenti" di pressione". Gli 007 statunitensi sembravano riferirsi al documento, non verificabile ma consegnato sia a Trump sia a Barack Obama dall'intelligence, secondo cui il magnate era stato in passato al centro di un "kompromat", ovvero la classica trappola con cui, tra l'altro, i servizi segreti sovietici della Guerra fredda utilizzavano prostitute per poter irretire l'obiettivo e poi ricattarlo. La questione sollevata dagli agenti americani non poteva non suscitare l'attenzione dei colleghi facendo spuntare durante quella riunione più di un accenno a Teheran. Washington, infatti, era preoccupata che i segreti condivisi con gli israeliani negli anni di Obama e in quelli di George W. Bush potessero finire da Mosca nelle mani dell'Iran, amico storico della Russia e acerrimo nemico dello Stato ebraico. Insieme con quest'ultimo gli Stati Uniti hanno realizzato diverse operazioni per colpire Teheran, tra cui la messa a punto del virus Stuxnet, che ha danneggiato gravemente il programma nucleare iraniano. La stessa preoccupazione viene ribadita oggi dal New York Times, nell'articolo in cui indica il rischio che queste informazioni possano essere "passate all'Iran, stretto alleato della Russia e una delle principali minacce per Israele in Medio Oriente".
Le rivelazioni di Trump
Israele è uno dei più importanti alleati degli Stati Uniti e una cruciale fonte di intelligence in Medio Oriente. "La rivelazione sul fatto che Trump si sia vantato con i russi si alcune tra le più sensibili informazioni fornite da Israele potrebbe danneggiare le relazioni tra i due Paesi", osserva il New York Times, indicando anche il rischio che queste informazioni possano essere "passate all'Iran, stretto alleato della Russia e una delle principali minacce per Israele in Medio Oriente". Secondo quanto rivelato dal Washington Post, Trump avrebbe fornito informazioni "altamente classificate" su possibili attentati dello Stato Islamico utilizzando bombe nascoste nei laptop al ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e al suo ambasciatore a Washington, Serghei Kislyak, in occasione del loro incontro alla Casa Bianca lo scorso 10 maggio. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, H.R. McMaster, ha definito "appropriato" il comportamento di Trump che come presidente ha il diritto di "declassificare" informazioni anche in modo estemporaneo.
McMaster ha aggiunto che Trump non era a conoscenza della fonte di queste informazioni, mentre la Cia e la Nsa sembra siano state contattate dopo il meeting con i russi per cercare di rimediare al passaggio di informazioni a Mosca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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