Tuffi in piscina, selfie e violenza: la fine dei palazzi del potere in Sri Lanka

In Sri Lanka i manifestanti hanno preso d'assalto il palazzo presidenziale. C'è chi ha rubato cibo e chi ha improvvisato un pranzo al tavolo presidenziale. Altri si sono tuffati nella piscina in giardino

Tuffi in piscina, selfie e violenza: la fine dei palazzi del potere in Sri Lanka

Tuffi in piscina, selfie nei grandi saloni un tempo adibiti a incontri istituzionali, ginnastica improvvisata con gli attrezzi della palestra e bivacchi nelle camere da letto. In Sri Lanka il palazzo presidenziale a Colombo è stato preso d'assalto da migliaia di manifestanti. I cittadini si sono rifiutati di allontanarsi dalla residenza del presidente Gotabaya Rajapaksa, all'indomani dell'assalto che lo ha costretto alla fuga e a promettere che si dimetterà nelle prossime ore.

Il palazzo del presidente a ferro e fuoco

Da Colombo, cuore dello Sri Lanka, stanno arrivando scene di ordinaria follia. Stanchi e inferociti per come Rajapaksa ha gestito la peggiore crisi economica degli ultimi decenni, gli srilankesi hanno protestato per mesi, chiedendo le dimissioni del presidente, fino a quando, lo scorso 9 luglio, hanno sfondato le barricate della polizia e preso d'assalto il palazzo presidenziale, la segreteria del presidente e le residenze ufficiali del primo ministro. Le immagini surreali hanno fatto il giro del mondo.

Con il passare delle ore migliaia di persone hanno continuato ad entrare nella residenza, eredità dall'era coloniale che ha simboleggiato l'autorità dello Stato per più di 200 anni. Moltissimi manifestanti hanno fatto la fila per sedersi sulla sedia del Presidente al piano superiore mentre al piano terra i bambini hanno giocato con il grande pianoforte a coda.

Le tv locali hanno mostrato i filmati diffusi sui social dagli stessi protagonisti della protesta. Nelle clip e nelle foto si vedono persone irrompere nella residenza presidenziale. Altre clip documentano la furia della protesta che si trasforma in sfregio: in centinaia hanno rubato il cibo dalle cucine e improvvisato un pranzo al tavolo presidenziale, altri si sono gettati sul letto di Rajapaksa, altri ancora si sono tuffati nella piscina del palazzo.

"Non è finita qui"

Le autorità avevano cercato in tutti i modi di prevenire la manifestazione imponendo il coprifuoco, ma dopo poche ore sono state costrette a revocarlo in seguito alle proteste di gruppi della società civile e dei partiti di opposizione. Prima dell'apocalisse, la polizia aveva inoltre sparato colpi in aria e usato gas lacrimogeni, senza tuttavia riuscire a impedire ai dimostranti di invadere la residenza. In seguito a ore di delirio, dal punto di vista dell'ordine pubblico, il leader degli studenti Lahiru Weerasekara ha spiegato che la "lotta non è finita". "Non rinunceremo a questa lotta finché non se ne andrà davvero", ha dichiarato riferendosi a Rajapaksa.

"Quando i governanti vivono in un tale lusso, non hanno idea di come se la cavino i comuni cittadini", ha invece tuonato Sri Sumeda, un monaco che ha percorso 50 chilometri per la sua prima visita al palazzo. L'odiato Rajapaksa, 73 anni, è stato costretto a fuggire attraverso un cancello sul retro del palazzo sotto la protezione dei militari. Pochi minuti dopo, una folla di manifestanti ha varcato i cancelli dell'edificio. Il resto lo si trova sui social network.

La furia dei manifestanti si è scagliata anche contro la residenza del primo ministro dello Sri Lanka, Ranil Wickremesinghe, e questo proprio mentre venivano annunciate le sue dimissioni.

Video sui social mostrano la folla che dilaga nelle sale, gente che si fa i selfie sui letti, centinaia di persone che agitano bandiere nazionali nella principale hall del palazzo. Wickremesinghe, mominato a maggio, nel pieno del collasso economico del paese, era già stato primo ministro del Paese sei volte, con un primo mandato fra il 1993 e il 1994.

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