Aveva ucciso suo marito perché l'aveva violentata. Noura Hussein, sposa bambina del Sudan, aveva dovuto contrarre matrimonio con suo cugino di secondo grado quando aveva solo tredici anni. Nonostante fosse più che contraria. Condannata alla pena di morte per omicidio premeditato, è stata "graziata" dalla giustizia sudanese.
Un matrimonio imposto finito in tragedia. Il primo episodio di violenza Noura l'ha subito dopo aver stipulato anche l'unione legale, a quindici anni, durante la luna di miele. Pare che il marito l'abbia costretta all'atto sessuale dinanzi agli occhi dei parenti. Poi un secondo tentativo di stupro al quale la giovane sposa aveva reagito attraverso un coltello da cucina. Scappata presso la sua famiglia d'origine, la sposa bambina era stata consegnata alla polizia sudanese: carcere e condanna a morte le uniche conseguenze. Antonella Napoli, la presidente di Italians for Darfur, ha dato notizia della rivisitazione parziale della pena inflitta: "L'avvocato Ishag Ahmed Abdulaziz - ha detto la Napoli, come si legge su Il Messaggero - ci ha comunicato che l'appello per Noura Hussein è stato parzialmente accolto, con l'annullamento della condanna a morte emessa in primo grado". E ancora:"Siamo felici che la sua vita sia salva - ha aggiunto - ci siamo battuti per questo e la pressione internazionale ha pesato tantissimo sulla decisione della Corte di appello di Ondurman".
Noura dovrà comunque trascorrere i prossimi cinque anni in carcere. Ha scontato solo dieci mesi della pena complessiva. "Ora, dopo questo importante risultato - ha chiosato la Napoli - attendiamo fiduciosi l'esito del ricorso alla Corte Suprema che gli avvocati del team di Noura ci hanno assicurato sarà depositato al più presto". L'obiettivo è quello di far dichiarare Noura Hussein innocente. La mobilitazione sta interessando organizzazioni come Amnesty e tre agenzie dell'Onu. Altre iniziative sono partite dal basso. "Noura oggi ha 19 anni - si può ancora leggere sulla petizione lanciata da Italians for Darfur su Change.org Italia - e giovedì scorso un tribunale di Omdurman, città gemella della capitale Khartoum sull'altra sponda del Nilo, l'ha condannata a morte per aver ucciso il suo stupratore.
Raccogliamo quante più firme possibili da inviare al presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir per chiedere la grazia e l'immediata liberazione di Noura". La risposta della giustizia sudanese è arrivata, non ancora la dichiarazione d'innocenza che scagionerebbe, in modo definitivo, la sposa bambina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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