L’ex primo ministro britannico Tony Blair è recentemente divenuto bersaglio di un’offensiva mediatica. Secondo la stampa del Regno Unito, l’esponente laburista avrebbe finora occultato alle autorità contabili nazionali diverse “consulenze milionarie” da egli fornite a lobby private e governi stranieri.
In base a un’inchiesta condotta da The Daily Telegraph, a partire dal 2007, anno delle sue dimissioni dall’incarico di premier, Blair avrebbe collaborato con multinazionali e istituzioni estere, fornendo loro pareri su “come rendere efficaci” le rispettive "strategie di comunicazione". L’ex inquilino del numero 10 di Downing Street avrebbe percepito da tali soggetti, quale compenso per la sua attività di consulenza, “decine di milioni di sterline”, sulla base di contratti “strettamente riservati”. Il quotidiano londinese sostiene infatti che il politico di sinistra, negli ultimi undici anni, non avrebbe mai informato i commissari nazionali alla trasparenza circa la partnership da egli instaurata con lobby e autorità estere. La condotta in questione, ad avviso degli autori dell’inchiesta, costituirebbe una “grave violazione” delle leggi britanniche.
La normativa del Regno Unito impone infatti agli ex titolari di mansioni governative di rendere pubblici tutti gli incarichi da essi ricoperti una volta abbandonata la sfera istituzionale. In base a tali disposizioni, ogni contratto da costoro sottoscritto con soggetti pubblici o privati deve essere “immediatamente” sottoposto al vaglio delle autorità contabili del Regno Unito. Blair, non avendo mai rivelato a queste ultime le consulenze commissionategli a partire dal 2007, avrebbe di conseguenza palesemente disconosciuto le regole di trasparenza imposte dalla legge agli ex rappresentanti degli esecutivi nazionali.
Lo staff dell’ex primo ministro ha reagito alle accuse avanzate da The Daily Telegraph ribadendo la “correttezza” dell’operato di Tony Balir, il quale, ad avviso dei suoi collaboratori, avrebbe sempre “prontamente informato” i commissari alla trasparenza riguardo a tutti gli incarichi da egli ricoperti dal 2007 in poi.
Nonostante le precisazioni fornite dall’entourage dell’esponente della sinistra britannica, il Parliamentary Commissioner for Standards, l’organo incaricato di investigare sui conflitti di interesse attribuibili agli ex esponenti delle istituzioni, ha comunque disposto “accertamenti” a carico dell’ex inquilino del numero 10 di Downing Street.
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