Un'altra falla nella sicurezza europea alza l'allarme terrorismo nel Vecchio Continente. Prima i grossolani errori dell'intelligence francese, poi le leggerezze della polizia belga. Intervistato dal sito informativo Politico, il portavoce della Procura Federale belga, Eric van der Sypt, ha ammesso che due dei fratelli Abdeslam, Brahim e Salah, furono fermati e interrogati dalla polizia prima degli attacchi terroristici di venerdì scorso a Parigi. "Tuttavia - si è difeso - non davano segno di costituire una potenziale minaccia". E così, alla fine, furono lasciati andare.
Brahim, uno dei kamikaze che si sono fatti saltare in aria nella capitale francese, tentò di raggiungere la Siria, ma riuscì ad arrivare soltanto in Turchia. "Fu sottoposto a interrogatorio al suo ritorno - ha spiegato van der Sypt - e insieme a lui anche il fratello", appunto Salah, attualmente latitante. "Sapevamo che si erano radicalizzati, e che avrebbero potuto cercare di andare in Siria, ma non davano segno di costituire una possibile minaccia", ha proseguito il portavoce confermando che i due non furono neppure segnalati ai servizi segreti francesi. "Se anche lo avessimo fatto - si è giustificato - dubito che avremmo potuto arrestarli". Contro Brahim, in particolare, la polizia belga non procedette perché non disponeva di "prove di una sua affiliazione a un gruppo terroristico".
Lo stesso avvenne per Salah, malgrado fosse già noto agli inquirenti per spaccio di droga e avesse un precedente persino per una rapina, nella quale era coinvolto pure Abdelhamid Abaaoud, altro super-ricercato come mente del piano stragista, sfuggito al blitz della notte scorsa a Saint-Denis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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