L'Europa perde tempo: sarà nuova fumata nera sui fondi per la crisi

Giovedì potrebbe non essere il giorno decisivo per l'accordo sul Fondo ripresa. Francia e Germania sono ancora molto distanti. L'Italia confida nella rapidità della decisione

L'Europa perde tempo: sarà nuova fumata nera sui fondi per la crisi

Bruxelles non può ancora raccontare di aver trovato una quadra complessiva sul Fondo ripresa. Questo, a meno di quarantotto ore dal vertice Ue che dovrebbe definire le modalità straordinarie d'intervento economico, è uno dei retroscena che circola con insistenza.

Un elemento che non può che preoccupare le parti in campo. L'Unione europea è chiamata alla definizione delle risposte da fornire ai cittadini, alle aziende e ad ogni settore rimasto coinvolto dagli effetti economici dovuti alla pandemia da Covid-19. Una sorta di compromesso è stato trovato un paio di settimane fa. Del Mes, per esempio, abbiamo parlato più volte. Ma la partita sembra essere ancora lunga. Tanto che giovedì potrebbe non essere l'ultimo giorno di discussione. Anzi, alcune fonti di Bruxelles, stando a quanto riportato dall'Agi, segnalano come il Fondo ripresa sia oggetto di una trattativa complessa. Il virgolettato più esplicito tra quelli riportati è questo: "Non aspettatevi a un accordo giovedì: è fuori portata". Le tempistiche potrebbero allungarsi. Per quanto le cosiddette nazioni del Sud del continente stiano spingendo per un accordo più rapido possibile, quello in corso potrebbe rappresentare solo il primo tempo di una contesa destinata a perdurare..

Ma quali sono i terreni di scontro che persistono attorno al Fondo ripresa? Sempre stando a quanto ripercorso dalla fonte sopracitata, non è ancora chiara la linea prevalente: tra gli Stati membri, c'è chi vorrebbe che il bilancio venisse utilizzato per finanziare il fondo, appunto, ma c'è anche chi ragiona su qualcosa di molto diverso, ossia sullo Special Purpose Vehicle (SPV) autonomo. Una sorta di European Financial Stability Facility (EFSF). Si tratterebbe, in caso, di un ulteriore strumento straordinario da predisporre. La Francia, soprattutto, sembra convinta della bontà della seconda ipotesi. La Germania, con cui i transalpini hanno aperto più di un canale di dialogo, è molto lontana dall'essere persuasa da questa ipotesi d'intervento. I tedeschi possono contare sulle perplessità di Austria, Finlandia ed Olanda. Questo è, con qualche semplificazione, lo schema da tenere in considerazione.

Il Recovery Found rischia così di divenire il vero nodo da sciogliere. Anche perché una delle modalità mediante cui potrebbe essere sostenuto sono i famosi eurobond, che però non risultano essere all'ordine del giorno, così come chiarito almeno in una circostanza dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen. Un colpo di scena, però, è sempre possibile.

La fonte che opera nelle istituzioni sovranazionali, tuttavia, ha specificato come la trattativa possa durare persino sei mesi. Giovedì, quindi, non dovremmo essere in possesso di una indicazione definitiva. L'Italia - vale la pena sottolinearlo - è tra le nazioni che sostengono la necessità di adottare il Recovery Found.

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