Gli Usa ed il mistero delle reali capacità nucleari della Corea del Nord

Imminente test nucleare. Previsto anche il lancio di un razzo. A distanza di un anno, la valutazione sembra essere un’altra

Gli Usa ed il mistero delle reali capacità nucleari della Corea del Nord

Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha annunciato alla nazione che nelle prossime ore l’esercito effettuerà altri due test. Il Nord sarebbe pronto ad effettuare il quinto test nucleare sotterraneo ed un ulteriore lancio di un razzo, in grado di trasportare testate nucleari. Pyongyang potrebbe testare la stabilità strutturale dei materiali termodinamici refrattari sviluppati.

L’Occidente resta ancora scettico sulle reali capacità nucleari della Corea del Nord, ritenendo non matura la tecnologia necessaria per miniaturizzare una testata nucleare e per sviluppare un sistema di rientro nell’atmosfera con carico utile. Sarebbe comunque troppo presuntuoso per gli USA, considerare a priori il fallimento della tecnologia della Corea del Nord. Qualora i test dovessero avvenire con successo, Pyongyang diverrebbe una “minaccia esistenziale per il popolo della Corea del Sud e, potenzialmente, anche per gli americani”. Sarebbe anche uno schiaffo ai servizi segreti americani, da sempre convinti che le speculazioni del dittatore fosse ben più avanzate della reale capacità tecnologica della sua industria. La miniaturizzazione non è mai stata verificata in modo indipendente dall’Occidente e non vi è alcuna prova della standardizzazione delle testate nucleari per il trasporto su vettori intercontinentali come il KN-08.

Faremo esplodere nel sottosuolo una testata nucleare per verificare i progressi ottenuti – ha affermato Kim Jong-un alla Korean Central News Agency – e lanceremo diversi missili balistici così da migliorare la nostra capacità di attacco ed autodifesa.

Il dittatore avrebbe rilasciato tali dichiarazioni durante la supervisione di una simulazione di rientro di una testata. Un missile balistico intercontinentale, dopo la fase di propulsione e spinta, raggiunge l’orbita terrestre per rilasciare il veicolo di rientro principale, la punta del missile. Quest’ultima, una volta posizionata tramite navigazione inerziale, rilascia le testate che colpiscono gli obiettivi rientrando dall’atmosfera terrestre. Appare evidente, quindi, quanto sia determinante nella proiezione strategica lo sviluppo di tale tecnologia.

Con orgoglio abbiamo acquisito la tecnologia di rientro – ha aggiunto Kim Jong un – enorme progresso tecnologico che contribuirà a rafforzare l’indipendenza delle capacità di difesa del Paese. Il Nord negli anni ha effettuato numerosi lanci, secondo la versione ufficiale, per la messa in orbita di satelliti. In realtà, la tecnologia dei razzi a lungo raggio e dei missili balistici intercontinentali è fondamentalmente la medesima. Entrambe differiscono solo nel “payload”. Il razzo Unha-3, ad esempio, è un'evoluzione dell'Icbm Taepodong-2

L’annuncio dei nuovi test giunge a poche ore dell’ennesima minaccia contro Seul e Washington.

“Siamo in grado di colpire con una bomba all’idrogeno l’East Coast degli Stati Uniti. Abbiamo costruito una bomba molto più potente di quella sviluppata dall’Unione Sovietica. Se decidessimo di lanciare la nostra bomba H su Manhattan, ridurremo in cenere ogni cosa”.

All’inizio dell’anno, la Corea del Nord avrebbe testato una bomba all’idrogeno. L’analisi dei dati ha poi confermato un test nucleare: una bomba all’idrogeno avrebbe determinato altri valori. I sei kilotoni di resa esplosiva sono sembrati subito non compatibili con una bomba H. Potrebbe essersi trattato anche di un test fallito di una possibile bomba all’idrogeno. La riprova è data dalla lettura della scala Richter: una bomba H sarebbe stata un centinaio di volte più potente. La Corea del Nord ha anche lanciato un razzo a lungo raggio, sfidando una precisa risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che vieta a Pyongyang qualsiasi test che potrebbe fornire il know-how necessario per lo sviluppo di missili balistici armati con testate nucleari.

I nuovi test andrebbero letti anche sotto un altro punto di vista. Il prossimo maggio, in Corea del Nord si svolgerà il primo congresso del partito di governo dopo trent’anni. Il dittatore potrebbe decidere di continuare ad effettuare dei test missilistici per rafforzare la solidarietà interna in vista della grande manifestazione del partito. Il Nord ha condotto test nucleari nel 2006, 2009 e nel 2013. L’ultimo si è svolto lo scorso gennaio.

Pyongyang non possiede tale tecnologia – affermano con certezza dal Ministero della Difesa di Seoul – è pretesa unilaterale del Nord, ma se dovessero eseguire altri atti provocatori, l’intera Comunità internazionale prenderà provvedimenti che porteranno alla distruzione del Paese.

Quelle che l’Occidente definisce “provocazioni di alto profilo”, potrebbero innescare una risposta armata degli Stati Uniti e della Corea del Sud.

Pyongyang – scrivono da una nota ufficiale del Cremlino - deve essere consapevole del fatto che in questo modo la Repubblica Popolare Democratica di Corea si ritroverà contro l’intera Comunità internazionale e creerà presupposti giuridici per l'utilizzo della forza militare, in conformità al diritto di auto-difesa di uno stato sancito nella Carta delle Nazioni Unite.

La Corea del Nord avrebbe cinque impianti nucleari. Il più noto è quello situato a Yongbyon, presso il Nuclear Scientific Research Center, 60 miglia a nord di Pyongyang. Il secondo dovrebbe essere stato localizzato dal Pentagono, mentre non si conosce l’ubicazione degli altri tre siti sotterranei.

Eppure a distanza di un anno, qualcosa sembra essere cambiato

“Pyongyang possiede sedici testate nucleari, entro il 2020 potrebbe averne cento. L'amministrazione Obama si è focalizzata sulla firma di un accordo globale con l'Iran e sulle sue attività nucleari mentre non ha alcuna strategia per affrontare il programma nucleare della Corea del Nord”.

Questa la conclusione del rapporto a firma

dell’Istituto statunitense per la Scienza e la Sicurezza Internazionale, pubblicato un anno fa. In quel frangente, la minaccia nucleare del Nord era stata ritenuta reale. A distanza di un anno, la valutazione sembra essere un’altra.

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