Chiuderla per sempre era una delle promesse dell’amministrazione Obama. E invece la prigione simbolo della global war on terror lanciata da George W. Bush, resterà aperta per almeno altri 25 anni. L’America continua la sua guerra al terrorismo e Guantanamo, il penitenziario di massima sicurezza costruito nell’omonima base navale statunitense sull’isola di Cuba, non chiuderà i battenti.
Ad assicurarlo è il responsabile del carcere, l'ammiraglio John Ring, che dopo la firma da parte del presidente di un ordine esecutivo che ribaltava le direttive del suo predecessore, ha annunciato che il programma andrà avanti per almeno un altro quarto di secolo. Il Pentagono "ci ha inviato un promemoria che dice che il programma è aperto", ha detto l’ammiraglio Ring ai giornalisti durante una visita al carcere organizzata per la stampa dalla marina statunitense. Non è chiaro se nel penitenziario, che ospita alcuni dei sospettati per gli attentati dell’11 settembre, arriveranno in futuro anche membri dello Stato Islamico catturati in Siria e in Iraq, come era stato annunciato in campagna elettorale da Trump. Per ora, ha chiarito Ring, “non ci sono indicazioni” in questo senso.
Nel caso in cui si materializzasse questo tipo di eventualità, ha però aggiunto, il carcere sarebbe in grado di accogliere 40 detenuti supplementari senza dover ampliare personale e strutture esistenti. Aperto nel 2002 dopo l’arresto di alcuni jihadisti considerati responsabili degli attentati alle Torri Gemelle di New York, nella prigione sono state detenute fino a 780 persone. Ora ne rimangono 40, alcune già condannate, altre in attesa di giudizio. Dal 2008 nessun nuovo detenuto ha varcato i cancelli del penitenziario. Secondo le informazioni fornite dall’ammiraglio, inoltre, il budget annuale messo a disposizione dal governo americano per Guantanamo resterà di 78 milioni di dollari.
Nel corso degli anni la prigione è stata al centro di numerose polemiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani.
L’ultimo a denunciare casi di tortura all’interno del penitenziario è stato il relatore speciale delle Nazioni Unite, Nils Melzer, che a dicembre ha parlato dell’esistenza di alcuni rapporti che indicherebbero il caso di almeno un detenuto, Ammar al-Baluchi, sospettato per gli attentati dell'11 settembre, oggetto di violenze all’interno della fortezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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