“Il Venezuela? Un paese fallito da ricostruire”

Federico è un ragazzo vicino ai 30. Ha lasciato il Venezuela per trasferirsi in Italia con tutta la famiglia e racconta cosa ha lasciato nel suo Paese

“Il Venezuela? Un paese fallito da ricostruire”

“Senza libertà politiche, la libertà economica scricchiola in modo preoccupante. E il settore privato, motore propulsivo di un paese, muore”. Federico è un ragazzo vicino ai 30. Ha lasciato il Venezuela per trasferirsi in Italia con tutta la famiglia. Suo nonno, emigrato a Caracas nella prima metà del novecento, ha creato un piccolo impero immobiliare, ma restare nel paese sudamericano è diventato pressoché impossibile. Questo giovane, pieno di interessi e profondamente appassionato di politica, viene da una famiglia italo-venezuelana. Ha studiato a Madrid e si prepara a frequentare un master in International Business alla Luiss. Finita l’università si dice pronto, forse, a tornare in patria per correre con chi offre al paese una politica alternativa a quella chavista che nel tempo ha messo in ginocchio un’intera nazione: tra criminali pericolosissimi (il Venezuela è uno dei paesi più a rischio violenze) e mancanza di cibo (in Venezuela scarseggiano perfino beni di prima necessità come l'acqua o il latte). Un disastro insomma, per chi fa impresa (la classe media, ndr), scaturito da un ventennio di politiche socialiste".

Siete una famiglia italo-venezuelana, qual è il tuo primo ricordo dell'Italia?

"Appartenere a una famiglia italiana è per me molto importante. Rappresenta una parte centrale della mia identità, una realtà presente nella vita quotidiana. Naturalmente sono di seconda generazione e, in Venezuela, ho vissuto in condizioni diverse da quelle dei miei nonni. Il Venezuela è a mio avviso un ottimo posto in cui vivere e lo è ancora. Tuttavia, come spesso accade, quando si iniziano a visitare altri luoghi si acquisisce una nuova prospettiva. Il mio primo ricordo dell’Italia è il cibo, a essere onesti. E la sua natura rituale che circonda ogni pranzo e cena. È un momento per condividere esperienze, risate e idee. È qualcosa di sacro".

Com'è vivere a Caracas?

"Vivere a Caracas è un'esperienza stupenda. Almeno in un primo momento. Ma con il tempo è diventato più difficile, specialmente dopo la prima elezione del presidente Hugo Chavez. In quel momento qualcosa si è rotto. Poi sono arrivati i problemi e realtà crudeli sconosciute ad alcuni settori della popolazione fino a quel momento".

Cosa fa un ragazzo venezuelano della nostra età nel weekend? È possibile uscire la sera?

"Attualmente uscire di notte per divertirsi o bere qualcosa è troppo pericoloso. Ciò che è normale in molti paesi, in Venezuela, con l'attuale situazione sociale e politica, rappresenterebbe un rischio inutile".

Cosa ricordi e cosa ti manca del Venezuela?

"La cosa che ricordo di più è la stessa che mi manca di più: El Avila. La montagna che circonda Caracas".

Perché hai lasciato il Sud America?

"Non ho lasciato il Venezuela. Credo che il mio soggiorno in Europa abbia uno scopo e che entrambe le esperienze (vivere in Venezuela e in Europa, ndr) abbiano contribuito alla mia crescita personale".

Dopo anni di regime chavista il Venezuela è più ricco o più povero?

"Più povero. Direi che dopo tanti anni di regime chavista il Venezuela ha subito un grande cambiamento. Economicamente è un disastro, ma ci ha permesso di vivere importanti dibattiti, in un certo senso democratici, su ciò che vorremmo realizzare come popolo".

Qual è stata secondo te la misura peggiore adottata dal governo Chavez?

"Sarebbe difficile scegliere una misura specifica. Se dovessi scegliere, direi che sono completamente contrario agli espropri arbitrari in quanto si svuota un diritto costituzionale: la proprietà privata".

Quali sono i problemi peggiori per i venezuelani oggi?

"Credo che i problemi più gravi siano l'economia e l’assenza di sicurezza. Nel lungo periodo direi… la difficoltà di rinnovare la nostra fede nella democrazia. Ma dobbiamo crederci".

È vero che c'è scarsità di materie prime come latte e acqua?

"Sì, purtroppo è vero".

Tornerai nel tuo paese d'origine?

"Magari per fare il politico... Non ho escluso la possibilità di tornare e avere una vita politica attiva in Venezuela, ma solo il tempo potrà dirlo".

Ti piacerebbe candidarti per cambiare il paese dall'interno?

"Sì mi piacerebbe. Il Venezuela è parte di me e ho sempre pensato di candidarmi, ma l’opportunità e la tempistica sono essenziali".

Cosa pensi di Nicolas Maduro?

"Credo che sia l'erede di un progetto politico che ha cambiato notevolmente il Venezuela, ma che è destinato a finire. Serve aprire un nuovo scenario per il popolo venezuelano e saranno le nuove generazioni a costruirlo. Saranno loro a concepire un nuovo modello di futuro".

In Venezuela saresti libero di rilasciare un'intervista come questa?

"
La libertà di stampa ha subito molti danni. È stato spazzato via un diritto costituzionale e un elemento fondamentale della democrazia".

Esiste ancora una classe media?

"La classe media a mio avviso sta lentamente scomparendo, ma non ho dati sull'argomento".

Cosa teme di più la middle-class venezuelana: la violenza o la povertà?

"La povertà è ed è stata una realtà in Venezuela.

Tuttavia la paura più grande per la classe media riguarda i rischi per la sua sopravvivenza".

È possibile fare impresa in Venezuela?

"Direi di sì, ma con grossissime difficoltà. Ottimista… Nulla è impossibile".

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