Venezuela, tre morti in una giornata di proteste

Continuano le proteste in Venezuela, dove l’opposizione promette nuove manifestazioni contro il presidente Maduro. In tre settimane di scontri uccise almeno 9 persone e quasi un migliaio arrestate

Venezuela, tre morti in una giornata di proteste

Sale la tensione in Venezuela, così come le proteste. Ieri intanto, nel corso delle proteste antigovernative (centinaia di migliaia di persone hanno marciato a Caracas e in diverse altre città del Paese) si sono registrati tre morti. Una ragazza di 23 anni è morta a San Cristobal, nello Stato di Tachira, vicino al confine con la Colombia, dopo essere stata raggiunta da uno sparo durante una manifestazione. A Caracas un diciassettenne, Carlos Jose Moreno, è stato raggiunto da uno sparo alla testa mentre si trovava a un corteo dell'opposizione. In serata, infine, è rimasto ucciso un membro della guardia nazionale a Los Salias, comune satellite della capitale. Il sergente Neomar San Clemente Barrios è stato ucciso da un franco tiratore.

In tre settimane di scontri, sono state uccise almeno 9 persone e quasi un migliaio, secondo l'ong Foro Penal, sono state arrestate, in un Paese che vive una gravissima crisi economica e politica e dove l'opposizione, maggioritaria in parlamento dalla fine del 2015, chiede le dimissioni del presidente Nicolas Maduro.

La "madre di tutte le proteste"

Continua l'agitazione in tutto il Venezuela, dove l’opposizione promette nuove manifestazioni contro Maduro, all’indomani della "Madre di tutte le marce", la giornata in cui si sono concentrate diverse manifestazioni in tutto il Paese. "Domani alla stessa ora, chiediamo al popolo venezuelano tutto di mobilitarsi", ha dichiarato a fine giornata il leader dell’opposizione, Henrique Capriles, parlando alla stampa convocata dal Tavolo dell’Unione Democratica, la coalizione dell’opposizione. Decine di migliaia di persone sono scese in strade, convocate dall’opposizione ma anche dallo chavismo, per manifestare contro e pro il governo, nel giorno di festa che commemorava i 207 anni dall’evento popolare che segnò il primo passo per l’indipendenza del Venezuela dalla Spagna.

L’opposizione ha marciato in tutto il Paese e a Caracas i manifestanti antigovernativi sono partiti da 26 luoghi diversi, hanno camminato per le principali della parte orientale della città ma ancora una volta non sono riusciti ad arrivare nella sede del "Difensore del Popolo". In diverse parti della capitale ci sono stati momenti di fortissima tensione e contro i manifestanti sono stati usati gas lacrimogeni. "Stesso posto, stessa ora", aveva scandito Capriles mercoledì notte, preannunciando le successive proteste. "Se abbiamo avuto milioni di persone oggi, domani ce ne saranno di più".

Intanto undici Paesi dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) hanno lanciato un appello congiunto per chiedere alle parti di mantenere la calma e hanno chiesto al governo venezuelano di convocare nuove elezioni. Sono intervenuti anche gli Stati Uniti che, con il segretario di Stato, Rex Tillerson, hanno messo in guardia Maduro ricordandogli che "sta violando la sua stessa Costituzione". Il capo della diplomazia americana ha osservato che il governo venezuelano sta anche "impedendo il diritto all’organizzazione, che i cittadini possano esprimere il loro punto di vista"; e ha aggiunto che Washington è preoccupata per la situazione che "segue da vicino".

Martedì notte in un intervento in tv il presidente Maduro ha detto che sono stati "gli Usa, il dipartimento di Stato a dare il semaforo verde, l’approvazione al colpo di Stato per intervenire in Venezuela". L’accusa che è stata liquidata come "infondata" dal rappresentante ad interim americano nell’Organizzazione degli Stati americani, Kevin Sullivan.

Quanto a Tillerson, dura la reazione del ministro degli Esteri venezuelano, Delcy Rodriguez, che ha denunciato il suo "interventismo sistematico". "Il mondo e il Venezuela - ha replicato - sono profondamente preoccupati per le bombe lanciate dagli Usa su Siria e Afghanistan".

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