Comunque vada, anche con una vittoria di Biden, il fronte radical chic ha già perso. La rimonta di Trump è arrivata con il vento dell'imbarazzo. Non del Tycoon (lui ha già annunciato la vittoria al primo incontro coi giornalisti questa mattina), ma di tutti quei "profeti" della politica e di una certa stampa di casa nostra che per giorni, settimane e mesi hanno voluto convincere loro stessi e l'opinione pubblica della sconfitta sonora del presidente sommerso da una ondata blu. Ebbene, come è noto, l'ondata si è trasformata in un bicchiere d'acqua e il miraggio rosso dei Repubblicani è diventato realtà. Non vogliamo sottolineare il flop dei sondaggisti, sarebbe fin troppo facile. Vogliamo invece ricordare qui il flop autentico di chi si è fidato (scordando la lezione del 2016) ciecamente delle rilevazioni che puntualmente sono state sconfessate dai fatti.
"Gli americani ora sanno chi è"
Le profezie sul disastro di Trump sono state alimentate da prese di posizioni aspre e durissime. Solo qualche giorno fa sull'Espresso è apparsa un'intervista a Brian Klaas, editorialista del Washington Post e professore di Politica globale presso l’University College di Londra, con un tiolo che visto oggi, francamente, fa sorridere: "Trump è il più inadeguato di sempre. E, a differenza del 2016, oggi tutti sanno chi è". Poi la previsione (totalmente sballata): "Nel 2016, gli indecisi hanno ceduto per Trump all'ultimo minuto, consegnandogli la vittoria. Quest'anno la corsa è più stabile e ci sono state a stento variazioni nell'ultimo anno. Biden non è la Clinton. È più benvoluto (il che in parte è dovuto alla misoginia della politica americana), ma i principali attacchi di Trump ai democratici - genere, razza, e l'etichettamento come "socialisti" - semplicemente non funzionano quando si corre contro un centrista maschio, anziano e bianco". Parole che sono state letteralmente sconfessate dal voto in America. Gli statunitensi a quanto pare "sanno bene chi è Trump" al punto da rivotarlo dopo quattro anni di permanenza alla Casa Bianca e sanno pure bene chi è Biden che a quanto pare non è poi così "benvoluto".
"Miliziani di destra in rivolta"
Ma in questi giorni che hanno preceduto il voto negli Stati Uniti c'è anche da registrare il solito diluvio di anti-trumpismo imperante che si è fatto spazio nell'area democrat di casa nostra. Leggete bene cosa scriveva Gianni Riotta solo qualche giorno fa sull'HuffPost: "A Manhattan, come in tante città, le vetrine dei negozi, dalle boutique del lusso di Madison Avenue alle bodegas familiari del Bronx, vengono sbarrate da assi di legno, si temono disordini, violenze, dopo quelli dei mesi passati. Miliziani di destra in armi sarebbero pronti a scendere in piazza, a sinistra sulle chat si evocano opposti servizi d’ordine". Ebbene, sulla notte elettorale negli Usa si hanno notizie di rivolte e di proteste solo sul fronte del Blacks Live Matters, vicini ai democratici. Non c'è traccia di sommosse di "miliziani di destra" come riportato da Riotta. Ma non finisce qui.
"Sondaggisti più attenti, americani scaltri"
In questo esercito di "gufi" sulla sconfitta di Trump non poteva mancare la penna di Beppe Severgnini che sul Corriere, lo scorso primo novembre (a due giorni dal voto) scriveva: "Donald Trump — secondo i sondaggi, unanimi — non dovrebbe essere rieletto. È vero: anche nel 2016 era sfavorito, eppure ha vinto. Ma i sondaggisti si sono fatti più attenti e gli americani più scaltri. In quattro anni il 45° presidente ha dimostrato la sua inadeguatezza — politica, economica, culturale, morale, psicologica — a ricoprire un ruolo tanto importante. Tutti possono sbagliare. Sbagliare è umano. Ma perseverare nell’errore non sarebbe americano. Joe Biden non è un super-eroe. Ma è un uomo affidabile, che accompagnerà la nazione verso l’altare di una nuova convivenza". A quanto pare i sondaggisti non sono diventati più "attenti" e una grande fetta di americani (che forse scaltri lo sono sempre stati, qualcuno glielo spieghi) hanno semplicemente scelto, come si fa in una grande democrazia come quella Americana, di dare fiducia al proprio presidente. Inutile aggiungere che la maggioranza degli americani non ha ritenuto Biden così "affidabile" da meritare a fuor di popolo la poltrona della Casa Bianca.
"Fa strame della cultura liberale"
E Gad Lerner? Beh, questa volta ha evitato di avventurarsi in un pronostico come fece nel 2016. Ma sul Fatto ha messo nel mirino più volte il Tycoon parlando di "performace fallimentari" ed etichettandolo come "uomo solo al comando capace di far strame della cultura liberale". Anche lui, Lerner, un incompreso. In America non gli hanno dato retta. Infine, nella fiera del pressing mainstream pro-Biden, ci sono i capitomboli di alcuni testate italiane che mercoledì mattina hanno dovuto far sparire il megafono che raccontava la vittoria di Biden con goffe retromarce parlando di un'ondata rossa trumpiana "teorizzata" e di un risultato "non inatteso". Ogni altro commento è superfluo visto l'esito fornito dalle urne che ha (per il momento) il sapore di un remake del 2016.
"Con Trump l'America è indecorosa e indecente"
Va, infine, sottolineata ancora la previsione di Severgnini: "Se Donald Trump viene rieletto, dobbiamo accettare che la società americana ha rinunciato al decoro e alla decenza cui ci aveva abituato.
Se Donald Trump viene rieletto, vuol dire che gli Usa hanno scelto di voltare le spalle al pianeta". Ebbene ci dovremo tenere sul fronte atlantico questi americani diventati a quanto pare "indecorosi e indecenti". Ma ma mai quanto gli insulti rivolti a un popolo che non si allinea ai pronostici radical chic.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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