Dietro la morte di Daria Dugina ci sarebbe la mano di Kiev. A sostenerlo sono i servizi segreti Usa, così come rilevato nelle scorse ore dal New York Times. La figlia del politologo Alexander Dugin, uccisa da un'esplosione mentre era alla guida di un'auto il 20 agosto, sarebbe quindi rimasta vittima di una congiura ucraina.
I funzionari che hanno reso noto le prime indiscrezioni ai giornalisti del quotidiano della Grande Mela, hanno precisato di avere molti indizi a sostegno della tesi sul coinvolgimento ucraino. È stato inoltre precisato che gli Stati Uniti non erano a conoscenza del progetto di Kiev. E che, se fossero stati interpellati, avrebbero consigliato di evitare un simile attacco.
Irritazione a Washington
Il rapporto dell'intelligence Usa, si legge sul New York Times, è stato consegnato la settimana scorsa al presidente Joe Biden. Al suo interno, tra le altre cose, si sostiene che probabilmente Daria Dugina non era il vero obiettivo dell'agguato. L'auto su cui è stato inserito l'esplosivo era infatti maggiormente utilizzata dal padre, Alexander.
Quest'ultimo viene considerato tra i sostenitori di un aumento dell'intensità della guerra in Ucraina. Il politologo inoltre, tra i più famosi nel panorama russo, è ritenuto molto vicino al presidente Vladimir Putin. Da qui l'idea di Kiev di ucciderlo. Un modo, secondo i funzionari Usa, per mostrare a Mosca di poter arrivare a colpire nel cuore del proprio territorio e per eliminare una voce molto vicina al Cremlino.
Il 20 agosto però a bordo dell'auto esplosa era presente soltanto Daria Dugina. La ragazza di appena 30 anni è morta a causa delle ferite riportate. L'omicidio ha inevitabilmente creato molto clamore in Russia e non solo. Papa Francesco, pochi giorni dopo, ha annoverato Daria Dugina tra le vittime innocenti del conflitto, suscitando reazioni da parte di Kiev.
Secondo quanto raccolto dal New York Times, gli Stati Uniti avrebbero espresso agli ucraini la propria irritazione per l'attentato. E questo non solo per la morte della ragazza, ma anche, più in generale, per la strategia degli omicidi mirati e dei sabotaggi in territorio russo posta in essere dall'intelligence ucraina.
“Sebbene la Russia non abbia reagito con una rappresaglia diretta all'uccisione di Dugina – si legge sul New York Times – gli Usa ritengono che questo tipo di azioni, sebbene di alto valore simbolico, abbiano una scarsa valenza rispetto al quadro generale della guerra e possano spingere Mosca a reagire con attacchi mirati contro la leadership ucraina”.
Nel rapporto non è stato specificato da chi, nello specifico, è arrivato l'ordine di colpire la figlia del politologo russo. Se ad agire cioè sono stati alcuni funzionari oppure se l'operazione è stata condivisa dall'intera nomenclatura ucraina. Non è stato inoltre specificato se lo stesso presidente Volodymyr Zelensky fosse o meno a conoscenza dell'agguato. Ad ogni modo, ha sottolineato il New York Times, l'irritazione Usa per l'attentato non ha inciso sulle relazioni tra Washington e Kiev.
Kiev nega responsabilità
Dal canto suo il governo ucraino ha continuato a negare responsabilità su quanto accaduto il 20 agosto.
Il consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, ha fatto sapere l'estraneità di Kiev con la morte di Daria Dugina. “In tempo di guerra ogni omicidio deve avere un senso – ha dichiarato Podolyak – soddisfare uno scopo specifico, tattico o strategico. Dugina non è un obiettivo né tattico né strategico per l'Ucraina”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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