Messo alle strette e con i soldati russi alla periferia di Kiev, il presidente ucraino Zelensky ha provato una disperata via del dialogo. Lanciando un appello al Cremlino, il capo dello Stato ha chiesto di sedersi attorno un tavolo ed evitare un bagno di sangue.
Un confronto in cui lo stesso Zelensky ha ammesso di dover mettere sul piatto la neutralità ucraina e la rinuncia all'ingresso nella Nato. Un punto che a Kiev, tra le fila dei più oltranzisti, equivale di fatto a una resa incondizionata. È sempre stata questa infatti la prima pretesa della Russia per sedere al tavolo dei negoziati. Strappare cioè la promessa che l'Ucraina non faccia mai parte dell'Alleanza Atlantica. Anche per questo forse dal Cremlino si è aperto uno spiraglio per un incontro di alto profilo tra russi e ucraini. Ma lo stesso Vladimir Putin ha successivamente messo in chiaro un concetto: può esserci un colloquio tra due delegazioni, ma non con Zelensky.
Il possibile incontro di Minsk
Poco dopo le 14:00 dalla capitale russa hanno fatto sapere che il governo di Mosca è pronto a intavolare i negoziati. In particolare, Dmitri Peskov, portavoce della presidenza russa, ha dichiarato che il Cremlino, sulla base di solide condizioni, è disposto a inviare quanto prima una delegazione di alto profilo a Minsk, capitale della Bielorussia.
Potrebbe essere questa città il teatro di un incontro tra i vertici russi e ucraini magari con delegazioni formate da personalità importanti, a partire dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov. L'agenzia Tass ha poi riportato altre frasi del presidente ucraino, pronunciate dopo un incontro con alcuni collaboratori in un non meglio precisato ufficio di Kiev. “Voglio fare appello ancora una volta al presidente della Federazione Russa – avrebbe detto Zelensky - combattimenti sono in corso in tutta l'Ucraina. Sediamoci al tavolo dei negoziati per fermare la morte di persone”.
Le parole di Putin
Fin qui gli spiragli di apertura di un incontro tra le parti in causa. Nel primo pomeriggio però il presidente russo ha messo le cose in chiaro: con l'attuale leadership ucraina non può esserci una trattativa. Putin non ha usato troppi giri di parole. "Sarebbe molto più facile parlare con l'esercito ucraino - sono state le sue parole riportate dai media russi - che non con la banda di drogati e nazisti al potere a Kiev".
Una richiesta, non così implicita, ai generali ucraini di tagliare i ponti con l'attuale dirigenza. Putin ha poi rincarato la dose. "Vorrei rivolgermi agli uomini dell'esercito ucraino: non lasciate che questi nazionalisti usino voi, le vostre donne, i vostri bambini, i vostri anziani e li usino come scudi umani". Non è un mistero dunque che dal Cremlino si "tifi" per un golpe. Magari facendo leva sul senso di stanchezza dei militari ucraini e sul loro grado di insofferenza rispetto a una situazione che sta vedendo l'Ucraina sì resistere, ma al prezzo di tante vittime e ingenti danni materiali.
Da Mosca si è voluto lanciare un messaggio: la colpa delle disgrazie che stanno attanagliando il Paese è unicamente di Zelensky e della classe politica da lui guidata e senza l'attuale capo di Stato a Kiev si potrebbe tornare a parlare di dialogo.
La situazione nella capitale ucraina
Intanto da Kiev sono arrivate nel corso delle ultime ore diverse immagini che confermano la presenza di truppe russe alla periferia. La città è in subbuglio: nessuno per le strade, scuole e uffici chiusi, metropolitane usate come rifugi. Sparatorie e colpi di artiglieria si sentono nitidamente dal centro.
Zelensky aveva invitato alla mobilitazione, alcuni gruppi stanno rispondendo. Sui social non mancano video di persone con armi in mano pronte ad alzare le barricate contro i russi. Il rischio concreto è quello di un bagno di sangue da ambo le parti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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